Cia: “Dare terra e credito per combattere crisi e disoccupazione”

Per ricostruire l’Italia bisogna ripartire dalla terra e dall’agricoltura, l’unico settore produttivo che, nonostante le difficoltà e i costi alle stelle, ha difeso e moltiplicato i posti di lavoro, con un incremento delle assunzioni del 3,6% nel 2012.

Ad affermarlo è la sezione messinese della Confederazione Italiana Agricoltori, che ricorda che nell’ultimo anno il tasso di disoccupazione giovanile ha toccato il record assoluto, attestandosi al 35,3%, il livello più alto da 35 anni, ovvero dal 1978.

“Per questo motivo è importante investire nel comparto agricolo – prosegue la Cia – ma per farlo i giovani hanno bisogno di due “strumenti” fondamentali: credito e terreni da coltivare. L’accesso al bene terra, in un paese segnato dalla scarsa mobilità fondiaria, può essere risolto mediante lo sblocco del provvedimento sulla vendita e l’affitto dei terreni demaniali, con diritto di prelazione per i giovani, come previsto dall’articolo 66 del decreto legge 24 gennaio 2012, poi rimasto lettera morta. Grazie al questo provvedimento si potranno di fatto “svincolare” circa 380 mila ettari, che vuol dire la possibilità di creare quasi 50 mila nuove imprese guidate da “under 40”. Ovviamente, oltre al problema della terra, resta ancora irrisolta anche la questione del credito; difatti se tre imprese agricole su cinque denunciano difficoltà enormi nell’accesso ai finanziamenti, tra le aziende “junior” la percentuale sale a quattro su cinque. La contrazione record delle erogazioni al settore nel 2012 (-22 per cento pari in termini assoluti a 613 milioni di euro in meno assegnati nell’anno) ha coinvolto soprattutto le imprese giovani, a cui le banche sono più restie a concedere prestiti. Per questo la CIA chiede al governo e ai ministri competenti misure “ad hoc” per la categoria: un progetto sul microcredito specifico o un sostegno finanziario al primo insediamento, ma anche agevolazioni alla nascita di forme di collaborazione tra giovani in reti d’impresa o una riduzione del cuneo fiscale in particolare nella fase di “start up”. Considerato che ad esempio solo gli oneri burocratici costano a ogni azienda più di 7mila euro l’anno”.

Questa la ricetta della Cia per investire sul comparto, favorendo da un lato il ricambio generazionale in agricoltura, visto che ancora oggi per ogni agricoltore “under 40” ce ne sono 14 “over 65”, e dall’altro accrescendo l’attrattività del settore verso una platea più ampia.

“Sono i giovani il futuro dell’agricoltura italiana – conclude la confederazione -, grazie a loro questo settore potrà diventare davvero multifunzionale ed è appunto per questo che bisogna aiutare e sostenere chi decide di investire sul lavoro dei campi e creare una nuova impresa. In questo modo non solo si stimolerebbe la crescita e la ripresa economica, puntando su un asset unico del Paese che tra produzione agricola e industria agroalimentare vale il 15 per cento del Pil, ma si genererebbe nuova occupazione. Tutta giovane”.