Currò: “La dichiarazione dello Stato di emergenza un atto sbagliato”

“Pretendiamo chiarezza sui modi e sui tempi con cui si dovranno accompagnare 3000 famiglie dalle baracche ai nuovi alloggi. Non accettiamo né lo sradicamento dal proprio quartiere né la lacerazione di tessuti e legami sociali particolarmente preziosi in un momento come questo”. Antonio Curró, Segretario del Circolo P. Impastato PRC Messina, interviene con una lunga nota (IN DOWNLOAD LA VERSIONE INTEGRALE) sull’operazione Risanamento che sta portando avanti l’amministrazione De Luca, sollevando parecchi dubbi su metodo, risorse a disposizione e tempistica .

“ Vogliamo – si legge testualmente – che vi sia la massima trasparenza sulla composizione sociale (accertamento dei patrimoni e dei redditi) su chi dovrà avere accesso alla casa: anche il “CONTROLLO POPOLARE” può stroncare sul nascere le immancabili pratiche corruttive e clientelari. Va socializzata ed organizzata l’esigenza di aprire un confronto pubblico e di merito con i diretti interessati in opportuni momenti assembleari”.

Il segretario del Circolo P. Impastato PRC Messina chiede di “discutere, ad esempio, dell’Art. 62 dell’ultima legge finanziaria regionale 8/2018 che prevede, attraverso l’Agenzia di Risanamento, che gli alloggi possano essere acquistati o “temporaneamente” affittati. Ebbene – sottolinea – quel “temporaneamente” può aprire la via allo sperpero di risorse pubbliche e a tempi biblici per l’accesso alla casa”.

“Inoltre, la presenza costante delle Agenzie Immobiliari in questa delicatissima operazione, che investe in pieno la vita materiale di migliaia di persone, non ci rassicura per niente e rischia di trasferire quelle risorse pubbliche nelle mani dei palazzinari senza scrupoli e della rendita. Così come crediamo che ogni organismo istituzionale di controllo sul potere esecutivo (anche il più distante dalla nostra cultura politica) debba svolgere la propria funzione scongiurando tentazioni autoritarie e intolleranza al confronto”.

La nota di Currò si concentra anche sulle risorse. “Assicurare una casa a 3000 famiglie e contestualmente abbattere 3000 baracche – scrive – significa impegnare centinaia di milioni di euro. Sorvolando su una tempistica quanto meno improbabile (eliminare 3000 manufatti in due mesi significa, se non si intende utilizzare il tritolo, demolire 50 baracche al giorno, una ogni mezzora e senza considerare lo smaltimento dell’amianto). Pertanto occorre avere la certezza e la ciclicità delle risorse necessarie e pianificare rigorosamente gli interventi in maniera settorializzata”.

“In concreto: ad oggi solo i 500 mila euro per costituzione dell’Agenzia Risanamento sono risorse certe. Il costante richiamo ai Fondi “PonMetro”, ci risulta discutibile, data la bocciatura evidenziata dal Comitato di Sorveglianza per i fondi strutturali, di gran parte dei progetti per le infrastrutture e per l’inclusione sociale che hanno messo fuori gioco decine di milioni di euro. Sulle risorse messe a disposizione dalla legge regionale 10/1990 (quella per il risanamento di Messina) ad oggi non c’è alcuna certezza data l’assenza dei decreti di finanziamento e quindi del trasferimento delle risorse nella disponibilità del Comune di Messina. Possibile che i Parlamentari Regionali non siano in possesso di dati un po' più precisi? E se non ne hanno, perché non avviare una commissione parlamentare regionale di indagine che faccia chiarezza su quanto è realmente disponibile? E poi: i fondi Gescal, i fondi per la Sicilia finanziati dalle trattenute nelle buste paga di milioni di lavoratori. Che fine hanno fatto? Quanto è rimasto di quelle risorse nel conto corrente 28128 della Cassa Depositi e Prestiti usate maldestramente nel tempo per altre esigenze? È solo il caso di ricordare che l’ultimo bando per l’accesso alle case popolari conta circa 1.000 persone che hanno fatto richiesta di un alloggio. Oltre alle famiglie nelle baracche ci sono migliaia di persone che chiedono una casa popolare”.

“Tutta questa incertezza sulla reale consistenza e disponibilità delle risorse non può essere offuscata da quella cortina fumogena che è lo stato di emergenza che il Paese ha già avuto modo di conoscere con la gestione Bertolaso della Protezione civile e la sua pratica – tanto bulimica quanto opaca – delle ordinanze a raffica, in grado di trasformare in emergenza anche una sagra paesana. Riteniamo la dichiarazione dello Stato di emergenza un atto sbagliato.

Dopo 110 anni è un insulto per l’intelligenza e la pazienza dei cittadini chiamarla emergenza. Un’emergenza è un fatto immediato, accidentale, non previsto. Qui se c’è un’emergenza è politica! C’è stata nei decenni una perpetuazione sine die del bisogno casa come scambio. Ma se si ottenesse la deliberazione di emergenza speriamo che il sindaco, nominato quasi sicuramente commissario delegato, faccia buon uso dei poteri di ordinanza. L’abuso dei poteri emergenziali ha sfociato storicamente in derive autoritarie, sgusciando e sottraendosi al sistema del controllo democratico”.