Via i 2 milioni per i servizi sociali, la Tasi finanzia manutenzioni e sicurezza. E’ scontro

I servizi sociali e le risorse che entreranno nelle casse del Comune grazie alla Tasi sono diventati terreno di scontro durissimo tra il Consiglio comunale e l’assessore ai Servizi Sociali Nino Mantineo. In aula si è consumata l’ennesima frattura con uno degli esponenti della giunta Accorinti, tacciato di inutili e pretestuosi strumentalizzazioni. In sua difesa il collega Guido Signorino che però, per stemperare le tensioni, ha richiamato ancora una volta tutti al dialogo e alla condivisione di percorsi che possono giovare all’Ente e alla città. Nel mezzo una diatriba esplosa sulla ripartizione degli 8,8 milioni di euro che rispondo alla voce introiti Tasi, ovvero la tassa che i messinesi dovranno pagare nei prossimi mesi per i servizi indivisibili. Non si tratta di una nuova imposta perché lo scorso anno era stata inserita all’interno della Tares, non è neanche una tassa che porterà risorse aggiuntive a disposizione del Comune, perché come ha spiegato Signorino questa sostituisce semplicemente quegli incassi che erano entrati sotto forma di Imu sulla prima casa. Fatto sta che questi 8,8 milioni sono stati la pietra dello scandalo. E hanno reso incandescente la seduta fiume di ieri del Consiglio comunale (vedi articolo correlato).
A creare scompiglio la decisione di un nutrito schieramento di consiglieri che, in sede di approvazione della delibera tariffaria, ha deciso di cambiare la ripartizione delle somme che aveva approntato l’amministrazione. Il consigliere di Felice per Messina Claudio Cardile, dopo aver lavorato per settimane a questi documenti, ha trovato sponda in una maggioranza trasversale, che ovviamente ha prima limato, sistemato e spostato qua e la le cifre. Partito Democratico, Udc, Democratici Riformisti, Forza Italia e Nuovo Centrodestra si sono riuniti, hanno discusso, anche animatamente, alla fine hanno trovato l’intesa e si sono presentati compatti proponendo la loro visione di “servizi indivisibili”. Hanno scelto come e dove ripartire i soldi, hanno tolto alcuni ambiti di intervento e ne hanno previsti altri. A scatenare il caos la cancellazione dei 2 milioni di euro che l’amministrazione aveva deciso di destinare ai servizi socio assistenziali e la divisione in altri settori che, secondo il gruppo di consiglieri, è più consona ai servizi indivisibili e tocca più da vicino i cittadini.
Secondo quanto stabilito dai consiglieri gli 8,8 milioni saranno così distribuiti: 850 mila euro per manutenzione strade, marciapiedi, piazze e illuminazione delegata alle circoscrizioni, in proporzione all'estensione territoriale; 1,9 milioni per manutenzione strade, marciapiedi, ville, ponti di competenza dell'ente; 1,1 milioni per interventi sulla stabilità degli alberi e sulle radici che deformano il manto stradale con particolare riferimento alla circonvallazione; 100 mila euro per la valorizzazione beni culturali, 450mila per protezione randagismo; 1 milione per illuminazione pubblica ( realizzazione nuovi impianti nei villaggi e potenziamento degli stessi); 550 mila euro per manutenzione griglie di scolo acque piovane; 1,8 per protezione civile, difesa del suolo e salvaguardia ambientale torrenti; 600 mila per i mercati; 300 mila al verde pubblico, potatura alberi e messa in sicurezza delle palme; 150 mila euro per sicurezza pubblica e vigilanza urbana ( es. installazione di telecamere). Per capire le differenze però è necessario raffrontare questo elenco con quello che aveva proposto l’amministrazione: 600 mila euro in manutenzione strade e illuminazione delegate alle circoscrizioni e altri 2,5 milioni gestiti direttamente dal Comune nello stesso settore; 500 mila euro in verde pubblico, cancellato dal nuovo piano finanziario dei rifiuti; 2 milioni per servizi socio assistenziali; 1 milione per potenziare  il sistema di informatizzazione; 400 mila euro per la protezione randagismo; 1 milione per illuminazione pubblica; 150 mila euro per manutenzione delle griglie di scolo, quindi dei tombini; 100 mila per rimozione dei rifiuti speciali, anche in questo caso rimossi dal costo rifiuti; 250 mila per sicurezza pubblica e vigilanza urbana.
Spariscono dunque i servizi sociali, che per i consiglieri non devono essere sostenuti da questi fondi, ed entrano interventi legati alla protezione civile, soprattutto per arginare fenomeni come l’erosione della costa che ad esempio a Galati da qui a breve potrebbe creare serissimi danni. Via anche l’informatizzazione dei servizi al pubblico dell’Ente e dentro la soluzione per iniziare a dare risposte al problema delle radici degli alberi che creano ogni giorno immani disagi a migliaia di cittadini. 
Proprio i servizi sociali però hanno monopolizzato il dibattito dell’aula. “Togliere risorse ai servizi sociali è un grave errore perché non tutti sono a domanda individuale, basti pensare ai Centri di aggregazione giovanile o al segretariato sociale. L’amministrazione ha scelto di prevedere 2 milioni di euro della Tasi per i servizi socio assistenziali partendo da una profonda analisi dei bisogni e del territorio. La valutazione che state facendo è fallace”. Con queste parole l’assessore Nino Mantineo ha provato a convincere il folto gruppo di consiglieri a cambiare idea. Atteggiamento che ha innervosito ancor di più l’aula, soprattutto alla luce del fatto che fino ad oggi su questo punto l’amministrazione non aveva proferito parola. Poi la confusione sull’interpretazione di servizi indivisibili. 
Non si è fatta attendere la risposta a muso duro di Claudio Cardile: “Non ci sto a fare passare il Consiglio come cattivo. Abbiamo chiesto al Dirigente al ramo Giovanni Bruno se quei servizi potessero essere intesi come indivisibili e ci ha risposto che forse solo la Casa di Vincenzo poteva rientrare in questo parametro. Se Mantineo avesse avuto a cuore la questione ci interpellava un mese fa e forse avremmo trovato un punto di accordo. Oggi ha voluto fare solo polemica sterile e priva di fondamento, mentre noi abbiamo parlato di atti concreti per la vita delle persone”. A fargli eco anche Giuseppe Santalco che ha “ricordato” all’assessore che il 30 settembre scadono i servizi sociali e che senza risorse si avvicina lo spettro del blocco dei servizi. Un plauso da parte di Elvira Amata al lavoro fatto in commissione fatto per dare soluzioni immediate alla città avendo a disposizione 8,8 milioni di euro. “Abbiamo preferito puntare sulla difesa della pubblica incolumità e protezione civile, le risorse per i servizi sociali devono essere ricercati nello strumento del bilancio”.  
Avevano provato a far cambiare rotta i consiglieri di Cambiamo Messina dal Basso, Gruppo misto, Megafono e Articolo 4, mantenendo quei 2 milioni per i servizi sociali. Fenech: opportuno sottoscrivere un altro emendamento che mantiene la voce servizi sociali. “Di fronte questa grande confusione credo che sia opportuno prendersi la responsabilità di un prospetto che risponde ai nostri principi” ha detto Lucy Fenech, “volevamo trovare un punto di incontro con i colleghi ma ci sono alcuni capigruppo che convinti di una maggioranza schiacciante pensano di poter decidere a piacimento le sorti della città” non ha poi esitato a dire Giuseppe De Leo.
Alla fine però la maggioranza di ferro che ha proposto le modiche incriminate ha votato compatta per approvare questo provvedimento, lasciando con l’amaro in bocca l’amministrazione comunale, praticamente sconfessata nel lavoro che aveva svolto, e lasciando perplessi alcuni colleghi. Ha preferito astenersi e camminare sciolto dall’Udc il consigliere Libero Gioveni che nel dubbio di una interruzione dei servizi ha scelto di non approvare né modifiche né tariffe. Proprio l’interruzione potrebbe essere la conseguenza di queste decisioni. Il motivo è presto detto: In questo 2014 all’appello mancano le risorse per garantire i servizi sociali fino a fine anno. E’ un regalo lasciato dal commissario Luigi Croce che tagliò ogni tipo di assistenza per tre mesi. Poiché ad oggi il Comune non ha il bilancio, deve agire in dodicesimi, in base ciò a quanto è stato speso nell’anno precedente. Cardile ha anche chiaramente detto che la decisione dell’amministrazione probabilmente era dettata dalla necessità di avere copertura per tirare fino a dicembre. Questo quadro però è ancora tutto da definire. Molto critica anche Donatella Sindoni: “Quando si parla di servizi sociali non ci siamo voluti addossare la responsabilità di fare macelleria sociale, nonostante siamo critico verso il modo in cui l'assessore sta gestendo il settore.
Da Franco Mondello è arrivata una bacchetata a Signorino per il terrorismo psicologico messo in atto dal collega Mantineo, “non potete venire sempre a chiedere prova di maturità” ha dichiarato l’esponente Udc. 
Signorino ha invocato chiarezza e specificato che  le risorse della Tasi non sono risorse aggiuntive al bilancio ma sostitutiva che del gettito Imu sulla prima casa. “Questo ci fa comprendere che per fare un buon previsionale dobbiamo avere quadro di entrate e uscite, tutte le risorse trovate e destinate in un sistema di coperta corta, a cui si aggiungono i minori trasferimenti  finanziari da quest anno meno 4 milioni dallo stato. Tutte le risorse che abbiamo destinato a uscite importantissime vanno in competizione con tutte le altre risorse noi abbiamo il compito difficilissimo di costruire compatibilità in una condizione di riduzione”. Poi la difesa di Mantineo: “La discussione deve avvenire in un clima costruttivo. Mantineo non è stato invitato in commissione, quando mi è stato chiesto quali fossero i sevizi indivisibili mi è venuta in mente la casa di Vincenzo ma ho anche detto che servivano dei pareri  . Non si può accusare Mantineo se non è stato invitato fino ad oggi in commissione” ha poi proseguito Signorino. 
Alla fine comunque le modifiche sono state approvate, con buona pace di chi ha provato a far cambiare idea all’aula. Adesso dovrà essere l’assessore a dire cosa accadrà e dove saranno reperite le risorse che mancano. Il Consiglio ha scelto la sua strada. L’amministrazione non può far altro che incassare la sconfitta.

LE ALIQUOTE TASI

L’aliquota è pari al 3,3 per mille per le unità immobiliari adibite ad abitazioni principali (categorie catastali A2, A3, A4, A5, A6, A7) e le relative pertinenze intese, esclusivamente, quelle classificate nelle categorie catastali C2, C6 e C7, nella misura massima di una unità pertinenziale per ciascuna delle categorie indicate e per le unità immobiliari assimilate all'abitazione principale.

Restano in ogni caso escluse le abitazioni di categoria A1, A8 e A9 e le relative pertinenze; di riconoscere una detrazione di imposta per gli immobili adibiti ad abitazione principale, escluse le pertinenze limitatamente alle categorie catastali da A2 ad A7, nella seguente misura: relativamente alle unità immobiliari appartenenti alla categoria catastale A5 e per gli immobili la cui rendita catastale è compresa tra 0,00 e 100 euro si applica una detrazione fino a totale concorrenza dell'imposta dovuta; per quelli la cui rendita catastale è compresa tra 100,01 e 200,00 euro si applica una detrazione pari al 50 per cento dell'imposta dovuta; per quelli la cui rendita catastale è compresa tra 200,01 e 250,00 euro si applica una detrazione pari al 30 per cento dell'imposta dovuta; per gli immobili la cui rendita catastale è compresa tra 250,01 e 300,00 euro si applica una detrazione pari al 15 per cento dell'imposta dovuta.

Restano in ogni caso escluse le abitazioni di categoria A1, A8 e A9 con le relative pertinenze e gli immobili che abbiano una rendita catastale pari o superiore a 301,00 euro; l'aliquota dello 0,00 per mille per tutti gli altri immobili e per le aree edificabili.


Francesca Stornante