Le casse di Palazzo Zanca piangono, il sindaco si affida a un gruppo di lavoro per correre ai ripari

Il rispetto del patto di stabilità, l’azione di risanamento delle casse comunali, i tagli alle utenze e tutto il resto non bastano più. Sebbene se ne parli da anni, mai come oggi il Comune è stato vicino al dissesto finanziario. Quasi a certificarlo, la durissima relazione dei revisori dei conti chiusa col parere non favorevole alla manovra di riequilibrio di bilancio. Una decisione che era nell’aria e che ha costretto la giunta Buzzanca ad adottare delle contromosse. La prima si è consumata sabato scorso, quando la Giunta ha approvato la nuova manovra di riequilibrio che adesso dovrà essere nuovamente sottoposta ai revisori. La seconda l’ha annunciata oggi Buzzanca insieme all’assessore alle Finanze Orazio Miloro: la creazione di un gruppo di lavoro a supporto dell’ufficio di staff del sindaco con il compito di individuare e coordinare entro il 28 febbraio del prossimo anno, attraverso una relazione, eventuali ulteriori interventi, procedure e quant’altro necessario, per migliorare i livelli di efficienza, efficacia ed economicità dell’azione amministrativa. In altre parole, individuare gli sprechi da tagliare, le spese da diminuire, i percorsi più adatti per aumentare le entrate. Del gruppo di lavoro, senza alcun onere finanziario, faranno parte due membri esterni, il prof. Dario Latella, avvocato, esperto delle società a partecipazione pubblica e Marcello Scurria, ormai avvocato di fiducia del sindaco, esperto in materia di enti locali. Insieme a loro, due membri interni, il segretario generale, Santi Alligo ed il ragioniere generale, Ferdinando Coglitore.

L’obiettivo, è stato spiegato oggi, è quello di concretizzare iniziative che possono assicurare situazioni di equilibrio sulla gestione finanziaria e livelli di efficienza nei servizi alla cittadinanza. La vera mannaia per le già asfittiche casse comunali è stata rappresentata dal decremento nei trasferimenti di Stato e Regione di circa 18 milioni di euro e che ha determinato inevitabili conseguenze sugli equilibri di bilancio. La manovra per aggiustare i conti pubblici, varata a fine estate (DL 98/2011), appesantisce ulteriormente bilanci comunali e regionali già allo stremo che costringono Regioni ed enti locali a una stretta finanziaria assai penosa. La finanziaria ha chiesto ai comuni di ridurre eventuali sprechi e di recuperare risorse in modo innovativo, anche attraverso i programmi europei. Di notevole rilievo poi le novità per comuni e province contenute nella seconda manovra correttiva approvata con il decreto legge n. 138 del 13 agosto, pubblicato il giorno stesso sulla Gazzetta ufficiale ed entrato subito in vigore. Tra queste, l’inasprimento del patto di stabilità interno, da un lato, e la possibilità di aumentare le imposte, dall’altro. Il conto aggiuntivo chiesto a comuni e province passa attraverso la modifica al meccanismo del patto di stabilità interno, appena varato con la prima manovra correttiva. Anzitutto, i cambiamenti prevedono, a partire dal 2012, ulteriori “sacrifici” per 1 miliardo 700 milioni, a carico dei Comuni, e 700 milioni, a carico delle Province. Il conto complessivo per le autonomie territoriali sale a 6 miliardi se si aggiungono 2 miliardi a carico delle Regioni a statuto ordinario e 1,6 miliardi a carico delle Regioni a Statuto speciale. Dal 2013 la manovra sarà ancora più pesante: 2 miliardi per i comuni e 800 milioni per le province.

Tradotto in concreto, i meccanismi del patto, se rimarranno invariati, determineranno l’impossibilità per comuni e province di programmare nuove opere pubbliche (manutenzione strade, verde, patrimonio pubblico,ecc.), oltre che tensioni sugli avanzamenti delle opere in corso di realizzazione. In secondo luogo, la norma anticipa al 2012 la decorrenza dei criteri di virtuosità ai fini della distribuzione della manovra tra gli enti territoriali, per cui i super virtuosi saranno esclusi dal contributo della manovra, compresa quella decisa con il correttivo dello scorso anno, ed il conto sarà posto a carico degli enti appartenenti alle ultime tre classi del comparto. Sempre in tema di virtuosità, la manovra bis fa rientrare fra i criteri anche l’adeguamento di Comuni, Province e Regioni all’obbligo di adattare, entro il termine del 12 agosto 2012 (un anno dall’entrata in vigore del decreto legge), gli ordinamenti locali al principio secondo cui l’iniziativa e l’attività economica privata sono libere, ed è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge nei soli casi indicati, che sono: vincoli derivanti da obblighi comunitari o internazionali; contrasto con la Costituzione; danno alla sicurezza, libertà, dignità umana e contrasto con utilità sociale; disposizioni per la protezione della salute umana, conservazione delle specie animali e vegetali, del paesaggio e del patrimonio culturale; disposizioni con effetti sulla finanza pubblica.

Si preannunciano tempi duri, dunque, che il sindaco intende affrontare con l’ausilio del gruppo di lavoro o, per definirlo in altro modo, dell’«economy manager», che in questo caso non è impersonato da un solo professionista ma da quattro esperti. Basterà? «Dobbiamo evitare il dissesto – ha ribadito Buzzanca – perché sarebbe un disastro per l’intera città e significherebbe, per noi, scaricare le responsabilità». Significherebbe anche, per gli amministratori, incorrere in ben più grosse responsabilità. Ma questo è un altro discorso. Così come altro discorso, affrontato marginalmente oggi, è il tormentone doppio incarico. Scurria, a scanso di equivoci, lo ha ripetuto: «Per quanto ci riguarda, non c’è alcun rischio che Buzzanca decada da sindaco. Nemmeno con la Cassazione». Il tempo dirà la verità.