La Corte dei Conti conferma le criticità ma rinvia il giudizio in attesa del Piano di Riequilibrio

E’ arrivata la delibera da parte della Corte dei Conti sulle condizioni di reversibilità della crisi di Palazzo Zanca. Il responso era atteso dall’udienza con l’amministrazione comunale, che risale allo scorso 13 aprile.

Nelle 28 pagine di relazione, firmate dal magistrato estensore Gioacchino Alessandro e dal presidente Maurizio Graffeo, vengono confermate gran parte delle criticità evidenziate due mesi fa al momento dell’ordinanza, ma la Corte dei Conti “rinvia il giudizio di idoneità delle misure correttive adottate dall’ente alle valutazioni di competenza… … dell’articolo 243 Tuel sul Piano di riequilibrio, riservandosi in quella sede l’esame dei presupposti e dei contenuti del medesimo piano e della situazione finanziaria aggiornata dell’ente, all’esito dell’istruttoria da parte della competente commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali presso il ministero dell’interno, secondo i termini e le scansioni procedurali previste dal medesimo Tuel”.

Altro passaggio importante è la disposizione “quale misura interdittiva e inibitoria che l’ente applichi il divieto di effettuare spese per servizi non espressamente previsti per legge, ex articolo 188 comma 1 quater del Tuel”.

In attesa di entrare nel merito del piano riequilibrio, fermo al ministero dal 28 febbraio 2015 per essere rimodulato così come prevede la legge di stabilità 2016, l’organo di controllo bacchetta ancora una volta il Comune di Messina per i ritardi nell’approvazione dei bilanci: “Lascia partimenti perplessi – si legge ancora nella relazione – la mancata approvazione dello strumento previsionale per tutto il 2015… l’adozione del principale documento di programmazione finanziaria a esercizio ormai chiuso è evidentemente una contraddizione in termini. Le difficoltà programmatorie e gestionali che ne conseguono, in disparte l’incorrere in divieti normativi e in disposizioni limitative della capacità di spesa, determinano con evidenza pesanti ricadute anche sulle politiche di risanamento che necessitano di una serie ed affidabile programmazione sia sul lato delle entrate sia quello delle spese. A ciò si aggiungono i ritardi, anch’essi non giustificabili rispetto agli adempimenti propedeutici all’introduzione del regime contabile armonizzato, finalizzati all’elaborazione di un quadro più affidabile e trasparente della situazione contabile e patrimoniale del Comune. Particolare preoccupazione desta nel collegio la mancanza di contestualità tra l’approvazione del rendiconto 2014 e del riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi… restano da conoscere e valutare l’entità del disavanzo tecnico che è verosimilmente scaturito dall’adempimento e le conseguenti determinazioni dell’ente in ordine alle modalità di ripiano nei successivi esercizi”.

Riguardo alle criticità evidenziate con riferimento al rendiconto 2014, la Corte “ritiene di dover assumere una pronuncia di accertamento atteso che per quanto esposto i motivi di deferimento sono pressoché integralmente condivisi dal collegio”.

Riportiamo alcuni dei punti della delibera della Corte dei Conti che come si legge ha evidenziato il

permanere delle criticità: ed in particolare

1. il notevole ritardo nell'approvazione del rendiconto (delibera consiliare n. 78/C del 29
dicembre 2015) rispetto al termine di cui aH'art. 227, comma 2, del TUEL in continuità
con quanto già accertato nei precedenti esercizi con riferimento ai documenti di
consuntivo e di programmazione. Inoltre, secondo quanto riferito dall'organo di
revisione, l'Ente è in grave ritardo nelle procedure di approvazione dei documenti
finanziari, non avendo alla data di compilazione
del questionario oggetto del controllo
(avvenuta il 10 marzo 2016) approvato né il riaccertamento straordinario dei residui
(cfr. infra punto 4, lett. b) né il bilancio di previsione 2015;

2. il superamento da parte dell'ente dei parametri di deficitarietà n. 2, 3, 4, 5 e 6 (questi
ultimi come rielaborati dall'organo di revisione dell'ente) di cui al D.M. 18/02/2013 con
conseguente sussistenza dello stato di deficitarietà strutturale; emerge anche una
discordanza rispetto a quanto certificato dall'ente tramite il sistema Sirtel da cui risulta
invece il rispetto di tutti i parametri:

3. inoltre deve rilevarsi che il conseguimento del parametro n. 8 (consistenza dei
debiti fuori bilancio riconosciuti nel corso dell'esercizio superiore all' 1% rispetto
ai valori degli accertamenti correnti) deriva unicamente dalla circostanza,
evidentemente patologica, del riconoscimento da parte del competente organo
consiliare di una parte minima di debiti fuori bilancio (meno di ventiquattro mila
euro) rispetto alla mole esponenzialmente maggiore (diecimila volte superiore)
di debiti esistenti a fine esercizio (oltre 261 milioni di euro, superiori al 100%
del valore degli accertamenti correnti).

Ed ancora si legge:

Iin merito ai debiti fuori bilancio si rileva:

a. la presenza di debiti fuori bilancio riconosciuti per euro 23.942,04;

b. la presenza debiti fuori bilancio non riconosciuti a fine esercizio per un importo
stimato di 261.961.730 euro (punto 7 dell'allegato "nota del revisore");

c. la presenza di debiti certi, liquidi ed esigibili al 31 dicembre 2013 rimasti da
estinguere al 31.12.2014 pari ad euro 54.509.123,62 per debiti di parte
corrente ed euro 93.442.918,56 per debiti di parte capitale, per un totale di
148 milioni di euro (punto 1.14);

d. debiti fuori bilancio emersi dopo la chiusura dell'esercizio per€ 2.377.724,55 a
seguito di sollecito dell'organo di revisione (nota n. 88 del 31.7.2015 e 102 del
17.9.2015), cui, peraltro, non hanno adempiuto ben dieci responsabili di
dipartimento (Gabinetto del Sindaco, Protezione civile, Servizi al cittadino,

Politiche per la casa, Politiche culturali, Provveditorato Economato, Territorio e
pianificazione, Edilizia privata, Cimiteri e verde pubblico, Segreteria, Politiche
sociali) su ventidue;

e. il mancato accantonamento di fondi per passività potenziali (l'Ente ha
rimandato tali accantonamenti al Piano di Riequilibrio Pluriennale in atto al
vaglio della Sottocommissione Ministeriale).

I suesposti rilievi ed in particolare il rinvio a futuri esercizi del tempestivo riconoscimento e del pagamento dei debiti refluiscono sul rispetto del Patto di stabilità attesa la mole debitoria esposta a fronte del saldo conseguito dall'ente ai fini della certificazione del Patto”. Dopo una severa analisi della situazione (gravissima) delle partecipate, la Corte dei conti prosegue con il rilevare l'aggravarsi delle criticità: “Le gravissime e risalenti criticità oggetto di rilievo in sede istruttoria, sono state già oggetto di pronunce di accertamento da parte di questa Sezione con riferimento ai precedenti esercizi. Tra i numerosi aspetti critici e risalenti merita di essere evidenziata la crisi di cassa che ormai da tempo assume carattere cronico e strutturale. Tale crisi potrebbe trasmodare, ad avviso del magistrato istruttore, in uno stato di insolvenza ove si consideri che tale condizione è rimasta pressoché costante negli anni nonostante il patologico rinvio a futuri esercizi del pagamento dei debiti fuori bilancio generati dall'ente; debiti che assumono, per volume e incidenza, valori assolutamente fuori controllo (oltre il 100% degli accertamenti di competenza dell'intero bilancio annuale). Il continuo rinvio degli adempimenti connessi al riconoscimento dei debiti fuori bilancio finisce per alterare la rappresentazione dello stato di crisi finanziaria dell'ente fino ad assumerevalenza di grave irregolarità”.

“Ciò posto, pur dando atto degli sforzi profusi dall'ente e delle annunciate azioni di risanamento, occorre rilevare come le tendenze esposte ed i risultati conseguiti nell'anno oggetto del presente controllo, indicative di una responsabile e maggiore consapevolezza da parte del Comune di Messina sulla necessità di una forte azione di risanamento, non possono che assumere un valore oggettivamente relativo a fronte della dimensione della crisi finanziaria e gestionale da fronteggiare ove si tenga conto, ad esempio, che la mole debitoria da ripianare resta immutata nell'esercizio considerato

Restano intatte, al di là delle azioni di risanamento immaginate per il futuro, le preoccupazioni dei magistrati contabili “sulle pesanti ricadute che le crisi gestionali ed i debiti cumulati nel tempo indubbiamente determinano sulle casse comunali, tanto da essere confluite all'interno del Piano di riequilibrio finanziario cui le deduzioni dell'ente fanno più volte riferimento” Attenzione viene posta al mancato allineamento delle partite contabili tra Comune e partecipate e si ribadisce l’urgenza e la necessità di continuare con l’azione di liquidazione delle stesse.

“Si fa presente poi che in data 31 marzo 2016 la Giunta municipale ha proceduto alla ricognizione delle partecipazioni societarie. Da quanto riferito, la deliberazione prenderebbe atto e conferma del non mantenimento e della liquidazione delle seguenti società, peraltro già oggetto di precedenti deliberazioni di non mantenimento: Feluca S.p.a. in liquidazione (già deliberato con atto consiliare n. 67/C del 7 settembre 2011); So.Ge.pat. S.r.l. (deliberazione consiliare n. 100/C del 10.12.2010),Nettuno S.p.a. in liquidazione (deliberazione n. 99/C del 10.12.2010); Polisportiva "Città di Messina" s.r.l. in liquidazione (deliberazione n. 67/C del 7/9/2011). Solo con riferimento alla Messina Sviluppo S.c.p.a., in liquidazione, viene dato atto della chiusura delle procedure liquidatorie”.

La Corte dei conti sollecita il Comune a procedere con la liquidazione delle partecipate.

“In definitiva, è evidente che il quadro di pesanti criticità che ha sin qui caratterizzato le gestioni esterne del Comune di Messina, gravate da perdite strutturali, forte indebitamento, deterioramento dei fondamentali reddituali e patrimoniali, serie crisi finanziarie in taluni casi prossime al dissesto