Il Bilancio 2015 é la vittoria di Pirro. Una boccata d’ossigeno tra un’immersione e un’altra

Ultimo Comune d’Italia ad approvare il Bilancio previsionale 2015, adesso possiamo tirare un sospiro di sollievo e tornare a teatro per assistere alle repliche del copione.

Non c’è nulla da festeggiare e non c’è da cantar vittoria. Approvare un bilancio di previsione con un anno di ritardo, modificato 5 volte, con i revisori quasi costretti a dare un parere favorevole nella forma ma non nella sostanza, con il fiato sul collo della Corte dei conti, con criticità ancora palesi ed insanabili, tutto è tranne che una vittoria della quale andare fieri.

E’ stata una boccata d’ossigeno tra un’immersione sott’acqua e quella successiva.

Non c’è nulla da festeggiare per un voto che ha visto metà consiglieri in Aula e solo 14 favorevoli, in un clima di pressioni di ogni genere. Non c’è da cantar vittoria se quel bilancio i consiglieri non l’hanno neanche letto giacché è arrivato in Aula nel pomeriggio del 24 ed erano pronti a votarlo poche ore dopo. A meno che non vi siano 21 Einstein in Consiglio non è arduo sostenere che è già tanto se si sono letti solo le prime 12 pagine. E’ stato un bilancio votato sulla fiducia, per stanchezza e in un clima pesante. E’ passata persino inosservata la denuncia che Carlo Cantali ha presentato per aver subito minacce (“ti mmazzu se non voti u bilanciu”). Il voto è libero, a maggior ragione quando si parla di strumenti contabili per aver votato i quali i consiglieri (come ben sanno i rinviati a giudizio per i bilanci precedenti) potrebbero essere chiamati a risponderne personalmente. La seduta del 25 inoltre è stata preceduta da settimane di tensione, dichiarazioni pesantissime, riflettori accesi, arresti, casse vuote, proteste più che legittime dei lavoratori, dimissioni di 2 consiglieri e del presidente dei revisori.

Dire che si è votato con un clima sereno sarebbe un’ipocrisia.

Una cosa però bisogna dirla, non è colpa dei consiglieri se il bilancio è arrivato in Aula un anno dopo. Sfogare la propria rabbia sui consiglieri che sono l’ultimo anello della catena ed hanno anzi approvato in 24 ore il provvedimento partorito in 12 mesi, è quantomeno ingeneroso. E se adesso sarà possibile effettuare i pagamenti lo si deve proprio ai tanto vituperati consiglieri.

Adesso i lavoratori tirano un sospiro di sollievo. Ma non sono i soli. Lo tirano anche i protagonisti di un copione che ricomincerà. Fino al prossimo bilancio.

IL PIANO DI RIEQUILIBRIO FANTASMA

La Corte dei Conti, dopo aver ricordato all’assessore Perna l’esistenza ed il valore delle leggi e di chi ricopre un ruolo per farle rispettare ha bocciato la gestione contabile del Comune. Nelle 28 pagine del provvedimento non s’intravede nessuna luce in fondo al tunnel. Il disastro l’amministrazione Accorinti lo ha ereditato, ma ha deciso entusiasticamente di adottarlo. Il via libera al previsionale 2015 è una boccata d’ossigeno ma breve, perché l’apnea è immediata, anche perché la Corte dei conti ha ricordato che l’amministrazione deve limitarsi alle sole spese essenziali.

Poiché però la giunta rimanda i “rimedi” al Piano di riequilibrio anche i magistrati contabili sospendono il giudizio finale in attesa della decisione del Ministero sul Pluriennale. Decisione che non può arrivare dal momento che il Riequilibrio è rimasto incastrato in un cassetto polveroso da febbraio 2015. Proprio il rinvio della sentenza finale della Corte dei conti fa pensare che difficilmente il Piano rivedrà la luce prima del 2017. Alla fine del mandato l’amministrazione Accorinti sarà riuscita nell’impossibile, ovvero nel mantenere lo status quo del 2013. Nessun dissesto e nessun riequilibrio. Una strategia del vivacchiare che è stata bacchettata dallo stesso assessore Eller. L’ex badante è stato esplicito: non dovevamo arrivare a questo punto. Quanto al Piano di riequilibrio tanti debiti non si possono smaltire in 10 anni, dobbiamo ottenere un piano per 30 anni”.

In pochi secondi Eller ha bocciato 3 anni di gestione targata Accorinti- Signorino. Un pluriennale di 30 anni salverebbe Messina e sarebbe anche meno doloroso per i cittadini ma a lamentarsi sarebbero i maxi creditori che sono gli unici ad avere maggiori vantaggi dall’attuale Piano.

GUERRA IN CONSIGLIO

Il Bilancio è stato approvato grazie all’alleanza del centro-destra a trazione genovesiana con gli accorintiani, ma la guerra è scoppiata con gli assenti, cioè centristi e gruppo Picciolo. E’ indubbio che i soli 4 voti dei consiglieri della lista Accorinti sindaco non sarebbero bastati a far passare la delibera. La corazzata di centro-destra, divenuta tale a dicembre con il transito dell’area Genovese, ha quindi consentito l’approvazione del previsionale. Nei confronti degli assenti sono volati gli stracci, con Trischitta in testa: “auguro a D’Alia, Germanà, Picciolo, Ardizzone di non trovarsi mai nello stato di bisogno di questi lavoratori”. Trischitta e Santalco hanno sottolineato l’atteggiamento pilatesco di chi, pur di non votare no, ha preferito disertare la seduta. Trischitta ha ragione, se il giorno prima dici “tutti a casa” e il giorno dopo non hai il coraggio di bocciare il bilancio allora non sei proprio un cuor di leone. Narra la leggenda che gli antenati di D’Alia invitati da Ponzio Pilato a scegliere chi salvare tra Barabba e Gesù, preferirono far cadere il numero legale.

Ma c’è anche un’altra verità che tutti e 40 consiglieri conoscono bene.

I no sono stati 7 (4 dei Pd e Daniela Faranda Ncd), se si fossero aggiunti i no degli Udc (5) e di Sicilia Futura (4), si arrivava a quota 16, e la delibera sarebbe stata affondata con il conseguente scioglimento del Consiglio comunale.

Questa conseguenza è nota a tutti, sia agli assenti alla seduta che ai presenti.

In fondo l’assenza tanto vituperata dei gruppi Udc e Sicilia Futura, è stata per tutti e 40 la certezza della prosecuzione del mandato.

Adesso ricomincia il copione: i rivoluzionari accorintiani continueranno a contestare ai genovesiani metodi e azioni e viceversa. Si vivacchierà così fino alla fine del mandato di entrambi i consessi, Consiglio e Amministrazione.

Rosaria Brancato