Caso Manca, Antimafia scrive ultimo atto? Ma Angelina non si tocca

"Più cercano di fare ricostruzioni fantasiose, più l'opinione pubblica comprende che non si vuole arrivare alla verità". Così Angelina Manca, madre di Attilio, l'urologo barcellonese trovato morto nella sua abitazione di Viterbo nel 2004, commenta la relazione finale della Commissione parlamentare Antimafia sul caso del figlio.

Per l'organismo presieduto da Rosy Bindi, non ci sono prove delle piste mafiose adombrate dietro la morte di Attilio, né spunti investigativi di alcun genere che scrivano una verità diversa rispetto a quella sancita dal Tribunale di Viterbo. I giudici un anno fa hanno condannato Monica Mileti, l'infermiera amica di Attilio, a cinque anni e 4 mesi per avergli ceduto la dose letale.

La Commissione Antimafia, poco dopo il suo insediamento, ha ricevuto la famiglia Manca promettendo di fare piena luce sulla vicenda, e la stessa presidente Bindi aveva dichiarato che troppe cose non tornavano nella ricostruzione dei fatti. A fine procedura però l'organismo bicamerale ricostruisce tutte le piste vagliate e le risultanze, concludendo che non c'è alcuna traccia, ad esempio, di Bernardo Provenzano nella vicenda umana e professionale di Attilio Manca, né viceversa. La latitanza dell'ex boss di Cosa Nostra è stata ricostruita minuziosamente, così come gli interventi subiti a Marsiglia, e sono stati individuati praticamente tutti i professionisti coivolti. Tra loro, l'urologo barcellonese non c'è. Così come non c'è prova della sua presenza a Marsiglia nello stesso periodo.

Ancora: sono stati archiviati con un nulla di fatto anche le indagini sulla presenza, in epoche diverse, del latitante Provenzano nel barcellonese, così come non ci sono riscontri di un coinvolgimento, a qualunque titolo, del clan del Longano nell'appoggio a quella latitanza.

La famiglia Manca però non si arrende. Angelina è amareggiata ma non si ferma.

E noi speriamo che non si fermi, soprattutto, l'impegno impareggiabile che in questi anni l'ha vista in prima linea, spassionatamente, nella lotta alla criminalità a tutti i livelli, dalle campagne di sensibilizzazione a quelle più dure, di denuncia, contro la cappa mafiosa che attanaglia la provincia di Messina. Un raro esempio della migliore antimafia "non professionista" che va sostenuto, sempre e comunque, di là delle risultanze sul caso di Attilio.

Alessandra Serio