Migranti a Castell’Umberto. Sindaci dei Nebrodi a confronto

48 ore di fuoco per la città metropolitana di Messina. Venerdì sera il prefetto Francesca Ferrandino aveva disposto lo spostamento di 50 migranti nei locali dell'hotel "Il Canguro", sito nel territorio di Sinagra. Il sindaco del vicinissimo comune di Castell'Umberto, Vincenzo Lionetto Civa, ha ricevuto "senza preavviso e senza un corretto coinvolgimento istituzionale", come da lui stesso dichiarato, l'annuncio che i soggetti sarebbero stati portati all'interno della struttura seguiti da una cooperativa palermitana. Il primo cittadino, insieme ad alcuni residenti, ha quindi deciso di bloccare ogni operazione in segno di rivolta, chiudendo l'accesso allo stabile con un muro di macchine.

Il prefetto, cercando di calmare i toni, ha ricordato a Lionetto Civa il ruolo di pubblico ufficiale che ricopre, ma quest'ultimo ha continuato per la sua strada non interrompendo la manifestazione di dissenso. Momenti di tensione in cui solo ai mezzi di pronto intervento e soccorso era concesso superare la linea di confine. Al vaglio della contesa l'entrata nell'hotel di un gruppo elettrogeno, prima respinto dai partecipanti al sit – in e poi accettato. "Abbiamo fatto entrare il gruppo elettrogeno", ha dichiarato appunto Lionetto Civa, "che deve fornire la luce all'hotel perché non ci sembrava giusto che persone che già hanno tanto sofferto durante la traversata in mare continuassero a soffrire restando senza corrente".

Il resto del cosmo politico di Castell'Umberto ha deciso di esprimere la propria opinione e, questa mattina, il gruppo dell'opposizione ha diffuso una nota stampa dedicata proprio al caso, "Ci dissociamo, certamente, dalle modalità con cui è stata affrontata l'emergenza immigrati dal nostro Sindaco", si legge nel comunicato, "Non si stratta di politica spicciola né di cercare facili riflettori, ma di ridare dignità ad un comune che, per il protagonismo di un sindaco, è stato etichettato come razzista da tutta Italia. Castell'Umberto è anche altro. Comprendiamo e condividiamo che l'arrivo improvviso di 50 persone "estranee" alla comunità umbertina possa creare sgomento e paura e che sarebbe stata opportuna un'adeguata pianificazione tra tutte le istituzioni in collaborazione tra loro nonché un costruttivo confronto con l'intera comunità. Dal nostro punto di vista, però, prioritario è garantire l'integrazione nel territorio e non la carcerazione. Seppur vero, dunque, che Castell'Umberto potrebbe essere più idoneo ad una "seconda accoglienza", è inammissibile che in una situazione di mera emergenza, forse solo temporanea, si calpesti così la dignità umana. Siamo tutte persone".

"Noi non siamo razzisti", ha spiegato il sindaco di Castell'Umberto, in carica dal 2013, "I sindaci dei Nebrodi hanno sempre accolto i migranti e continueranno a farlo, ma servono le giuste strutture e anche un coordinamento istituzionale migliore". Questa mattina i 40 amministratori dei comuni dei Nebrodi si sono riuniti in assemblea nell'aula consiliare umbertina per discutere, con gli abitanti, di integrazione ed accoglienza dei migranti nella zona, oltre a sottolineare "un assente raccordo tra i municipi della provincia e le istituzioni statali", come precisato da Lionetto Civa. Lo scopo della giornata è stato quello di sviluppare un documento unitario indirizzato al prefetto per chiedere lo spostamento dei migranti in altra sede "al più presto". Caterina Minutoli, capo di gabinetto del palazzo del governo, ha ribattuto "Non sappiamo ancora se e quando saranno spostati i migranti, al momento non vediamo l'esigenza di questa scelta. Ascolteremo cosa i sindaci avranno da comunicarci".

Claudio Panebianco