Il M5S lancia l’opa sulla Regione. Ma dovrà scegliere tra il bivio per Detroit o quello per Messina

“Governare una cancrena conclamata qual è la Sicilia equivale a un fallimento. Ed è perciò che ai CinqueStelle, vincendo le elezioni, non resta che una strada: conquistare la presidenza della Regione ma per chiederne la chiusura”.

Non usa mezzi termini Pierangelo Buttafuoco, dalle pagine del Fatto quotidiano nel ricordare ai 5stelle che si apprestano a vedere nella Sicilia il prossimo traguardo di governo, che l’isola è una cancrena senza possibilità di guarigione. Lo fa nel giorno della kermesse “Italia a 5stelle” che ha visto Palermo diventare capitale del movimento e conclude con un appello: ci vuole un atto di coraggio, laddove per coraggio l’intellettuale siciliano intende non il semplice governare ma l’osare quel che nessuno ha fatto. Ai 5Stelle Buttafuoco suggerisce l’operazione di due diligence, fatta a Detroit nel 2013 dal governatore del Michigan: la procedura di fallimento di una città con 18 miliardi di dollari di debito, incapace di fornire servizi essenziali e ridotta allo stremo. Il sindaco ha portato i libri in tribunale, ed in base alla legge fallimentare è stata decretata la bancarotta per poi ricostruire la città attraverso il piano di aggiustamento e quello d’investimento.

Il coraggio non sta nel porsi l’obiettivo di governare ma nel fare un altro gesto estremo nel momento della vittoria: azzerare con il passato, fare quella rivoluzione che pure Crocetta aveva annunciato senza mai avviarla. Protestare è facile, ed è oggi altrettanto facile vincere sull’onda dell’antipolitica. Il difficile è governare l’ingovernabile e quel che è diventato davvero arduo è mantenere la coerenza.

Quanto sta accadendo a Roma con la Raggi avvalora la tesi di quanti sostengono che ad un certo punto ci sia stata una sorta di “complotto”, una trappola per far vincere i 5Stelle nella consapevolezza che avrebbero vinto una città morta. Le cose sono andate diversamente a Torino, dove la Appendino ha trovato ben altre realtà.

La Sicilia è molto simile a Roma, anzi, è in una fase avanzata di decomposizione. Quanto scritto da Buttafuoco vale per la Sicilia, vale per Roma ma vale anche per Messina che è stata antesignana di un atto di coraggio sul default che, seppure annunciato, non c’è mai stato.

Crocetta e Accorinti hanno percorso le stesse strade con le stesse scarpe ed anche se il primo indossa la cravatta e il secondo le magliette free tibet, sono “gemelli diversi”, vittime della loro uguale mancanza di coraggio. Le loro rivoluzioni sono fallite per questo, per la mancanza di coerenza rispetto agli annunci di discontinuità col passato.

Messinambiente ha sulle spalle un mare di debiti ed a questo macigno si aggiungono 30 milioni di euro di un pignoramento che solo ipocritamente possiamo pensare risolvibile con trucchi di magia. Alla spaventosa situazione dei conti si è aggiunta persino l’impossibilità di prendere in leasing le auto dei vigili urbani. Il presidente dell’Amam spiega che alle prime piogge accadrà quel che è stato già. L’anno scolastico è iniziato senza mensa così come si è concluso.

Eppure, nonostante un quadro economico-finanziario di default palese continuiamo con la farsa. La giunta dopo aver annunciato la Multiservizi-Amam delle meraviglie per 3 anni adesso esce dal cilindro un altro carrozzone. Cambia il nome ma non la sostanza: Multiservizi Bene comune. Dicono i siciliani “chiamala come vuoi sempre cucuzza è”. Un carrozzone è un carrozzone anche se lo chiami astronave.

La strategia del sopravvivere è l’esatto opposto del coraggio. Eppure nel 2013 quella possibilità Accorinti l’aveva. Lo stesso ex commissario Croce aveva detto ai futuri sindaci che Messina era in dissesto. Accorinti lo aveva compreso talmente bene che lo dichiarava nelle interviste in campagna elettorale.

Invece, appena seduto su quella poltrona ha perso il coraggio ed ha infilato Messina in un imbuto dal quale ne usciremo a pezzi. Di quell’operazione verità sui conti non è rimasta traccia. Le integrazioni al Piano di riequilibrio che entro il 30 settembre il Consiglio comunale voterà a occhi chiusi, e lo farebbe anche bendato, senza leggere una sola riga, sono una favola utile a far trascorrere altro tempo senza decidere. II pluriennale farà indebitare i nostri figli ed i nostri nipoti per i prossimi decenni. Ad avere la meglio saranno i maxi creditori, e non è neanche detto che tutti accettino la rateizzazione e la decurtazione, perché poi, come a Cefalù, potrebbero dire di no e presentare un bel decreto ingiuntivo che farà fallire il Comune. Tempostretto ha più volte scritto fatto i nomi dei maxi creditori. Pochi, ma noti. Nel Piano di riequilibrio c’è anche la favola dell’Amam e dell’Atm che producono profitti. Queste fiabe sono utili a chi le racconta. Servono ad arrivare fino al 2018 senza aver risolto nulla. E senza essere diventati impopolari. Il Ministero, non sappiamo se e quando lo farà, potrebbe concedere il fondo di rotazione (che non è un regalo ma dobbiamo restituirlo con gli interessi), sapendo che l’ultima parola spetta alla Corte dei Conti.

Nel frattempo saranno passati 5 anni. E saremo, come nel gioco dell’oca, di nuovo alla casella di partenza. Sull’orlo del baratro. Nel 2018 come nel 2013.

Crocetta la sua rivoluzione non l’ha fatta. I carrozzoni sono ancora lì, come i privilegi, i maxi dirigenti, le sacche di clientelismo,di precariato. Abbiamo un monte di debiti spaventoso, un accordo capestro con il governo eppure la Finanziaria dell’anno di grazia pre-elettorale sarà una pioggia di “miele” ben indirizzata.

Accorinti la sua rivoluzione non l’ha fatta e non perché non ha fatto la flotta comunale, che a ripensarci oggi fa persino tenerezza ricordare quegli slogan. Non un solo gesto rivoluzionario ha cambiato un percorso già scritto.

Crocetta e Accorinti non hanno ridotto la Sicilia e Messina in macerie. Loro le macerie le hanno trovate. Per mancanza di coraggio hanno però deciso di conviverci con quelle macerie.

I grillini hanno la possibilità di scegliere se prendere il bivio per Detroit o ripetere errori già fatti.

Rosaria Brancato