Politica

Rizzo: “I No ponte conservatori di povertà e sottosviluppo del Sud”

MESSINA – “La Rete No Ponte è corresponsabile del disastro economico di Messina”. Il presidente della Rete civica per le infrastrutture al sud, Fernando Rizzo, ci va giù duro dopo l’incontro tenuto mercoledì a Palazzo Zanca. E ne ha anche per i deputati pentastellati Valentina Zafarana e Antonio De Luca, che “si vantano” dello stanziamento di 31 milioni per la continuità territoriale e di 300 milioni delle strade provinciali sconnesse.

Oggi il tempo di percorrenza dello Stretto in treno, per appena 3 km, è lo stesso necessario a un Frecciarossa 1000 per percorrere i 380 km da Roma a Bologna: 2 ore e 5 minuti.

“A parte la solita confusione tra nuove ed evolute infrastrutture e la manutenzione ordinaria dell’esistente – dice Rizzo – occorre ricordare come sino al 2006 Messina contava 250mila abitanti. In quegli anni, il “no pontismo” ideologico, piegato agli interessi di gruppi locali, ha favorito le lobby finanziarie del Nord Italia rappresentate da Mario Monti, il quale interruppe un contratto di appalto in essere, per finanziare con il miliardo di euro del Ponte, la Tav Genova Milano, cancellando dalla geografia infrastrutturale tutto il sud sotto Salerno”.

E oggi la situazione non è migliorata. “Tre miseri km di Stretto, a fronte dei 36 km di un ponte costruito in Cina o dei 16 km del ponte-tunnel Oresund tra Svezia e Danimarca – prosegue Rizzo -, rappresentano la diga che ci separa dallo sviluppo. Nessuna industria investe da anni in Sicilia, le imprese cessano o si trasferiscono e la nostra regione si spopola di 20mila abitanti l’anno. Chiedere le opere di prossimità infraregionali, come fanno i “No Ponte”, invece che i collegamenti alle reti centrali, è sinonimo di ignoranza tecnica e geopolitica, di sconoscenza degli interessi in gioco sulle grandi reti infrastrutturali come la “Via della Seta”, che collega la Cina al centro dell’Europa, passando dalla Russia o dalla Turchia, o con il mar Mediterraneo da Suez e su cui tutti gli Stati avanzati puntano a connettersi per non restarne esclusi”.

Messina ha oggi 232mila abitanti, la Sicilia poco più di 5 milioni. “Se i nostri giovani fuggono già al momento della scelta universitaria, non riconoscendo più a questa città e alla regione alcun futuro, si deve a quelli che Lenin definiva “utili idioti” che, in nome di una tutela ambientale senza fondamento alcuno, sono stati utilizzati e manipolati dagli interessi del Nord, per escludere la Sicilia dallo sviluppo e favorire i porti di Genova, Savona, La Spezia, Trieste e Venezia, oltre agli interessi degli armatori locali. Senza il ponte, l’alta capacità si ferma a Salerno e persino Gioia Tauro è oramai diventato un porto inutile: senza ferrovie ad AC collegate resta uno scalo “Transhipment” e non “Hub”, che in 10 anni ha perso quasi 2 milioni di container su 4 milioni in origine movimentati. Di tutto questo i No Ponte storici, gli obsoleti “accorintiani” o i nuovi deputati del M5S formatisi in quel periodo, che definivano la Sicilia, con orgoglio, “cosca mafiosa”, non sanno nulla e sono disinteressati all’approfondimento, parlando di analisi costi benefici farlocche che tengono conto solo del traffico gommato e di valutazioni microeconomiche, senza considerare le grandi trasformazioni legate a un’isola che diverrebbe centro logistico del Mediterraneo grazie alle ferrovie a lunga percorrenza, capaci di intercettare milioni di container per un business da 500 miliardi di euro solo per i dazi doganali e le tasse portuali e centinaia di migliaia di posti di lavoro, oltre che dopo la costruzione del Ponte, grande attrazione turistica, come ovunque nel mondo”.

L’esempio è ancora l’Oresund. “Ultimato nel 2000 per unire Svezia e Danimarca con un traffico stimato in 4mila pezzi al giorno per appena 1 milione 600mila mezzi annui, dopo 18 anni movimenta 7,5 milioni di mezzi e ben 20mila al giorno. E ha creato una nuova regione con due lingue diverse e lo sviluppo di ben 3 Università e del più grande polo di microprocessori nella regione più lontana d’Europa. Rattrista – conclude Rizzo – vedere meridionali compiacersi di appartenere a un sud isolato, arretrato e segregato, con una Sicilia all’ultimo posto in Europa per numero di occupati su 243 regioni europee. Noi rivoluzionari e progressisti, loro conservatori di miseria”.