Complesso “La Residenza”, la Procura chiede nove rinvii a giudizio

Si avvicina sempre più al processo l’inchiesta sulla costruzione del complesso edilizio “La Residenza” al Torrente Trapani, 18 palazzine per un totale di 240 alloggi .
A far segnare una nuova importante tappa della vicenda è il sostituto procuratore Liliana Todaro che ha chiesto il rinvio a giudizio per nove persone fra costruttori, funzionari del Comune, tecnici ed ingegneri. Una lunga vicenda riguardante una serie di presunte violazioni edilizie che sarebbero state commesse già dal 2004. In seguito fu emesso un provvedimento di sequestro preventivo che risparmiò solo gli alloggi del primo lotto perché già abitati. Davanti al gup Monica Marino sfileranno il 28 febbraio, l’ingegner Francesco Rando, dirigente del dipartimento Attività Edilizie e Repressione Abusivismo del Comune, il costruttore Giuseppe Pettina legale rappresentante della Pett. srl, Silvana Nastasi rappresentante legale della Se GI srl, Franco Lo Presti, rappresentante legale della Residenza Immobiliare e delle imprese Coce e Costa srl, Nicola Biagio Grasso, rappresentante legale della Carmel srl, Francesco Gerbasi, Grazia De Luca e Saverio Tignino componenti della Commissione per la verifica delle valutazione d’incidenza all’epoca in cui fu rilasciato il relativo parere e l’ingegner Carmelo Famà quale dirigente del Dipartimento Attività Edilizie e Repressione Abusivismo del Comune. Il sostituto procuratore Todaro ha stralciato la posizione di tre indagati per i quali si giungerà alla richiesta di archiviazione. Il provvedimento, per prescrizione dei reati, è stato chiesto per l’imprenditore Oscar Cassiano, e per Salvatore Spanò ex dirigente del Dipartimento opere di Urbanizzazione del Comune. Richiesta di archiviazione nel merito per Vincenzo Schiera dirigente del Dipartimento Attività Edilizie del Comune. I reati contestati ai nove indagati, a vario titolo, sono falso del pubblico ufficiale per aver affermato falsamente che non erano previsti sbancamenti significativi, abuso ed omissione d’atti d’ufficio. L’inchiesta entrò nel vivo nel 2010 quando gli investigatori accertarono la mancanza di opere di stabilizzazione della collina e di contenimento e di urbanizzazione primaria. L’inchiesta scattò dopo una serie di denunce presentate dal WWF.