Raccolta rifiuti, si rischia il blocco del servizio: in “circolo” solo 8 auto compattatori a fronte dei precedenti 22

Il blocco del Trasporto Pubblico Locale legato alla mancanza di risorse nelle casse dell’Atm per pagare lavoratori e fornitori, potrebbe non essere l’unico. Si naviga in pessime acque anche in via Dogali, dove l’avvio della procedura di messa in liquidazione di Messinambiente, decisa durante l’assemblea dei soci dello scorso 3 febbraio, procede a fatica proprio a causa della mancanza di “liquidità”. Ben consapevoli del clima, decisamente pesante, che si respira tra gli uffici della società di raccolta rifiuti, le organizzazioni sindacali, che ieri, non a caso, hanno annunciato l’intenzione di avviare tutte le necessarie iniziative di mobilitazione a tutela dei dipendenti, compreso lo stato di agitazione del personale.

Ma, come sempre accade in queste situazione, al negativo si aggiunge altro negativo, perché, prima o poi, tutti i nodi scivolano giù. Messinambiente, oltre agli enormi debiti, soprattutto di natura erariale, che ne attanagliano le casse, vanta anche parecchi crediti, non solo nei confronti dell’Ato3, per via di contenziosi pregressi, anche verso Comune di Messina (socio di maggioranza) e Comune di Taormina. Ebbene, è proprio ai due enti che gli uffici di via Dogali hanno inoltrato due lettere, diverse nei destinatari, ma praticamente identiche nei contenuti, in cui viene rappresentata l’assoluta condizione di criticità dell’azienda che, da qui a breve, non sarà più in condizione di poter garantire il servizio proprio a causa della mancanza di risorse.

A confermare le parole, un dato “pratico”: da quasi due giorni sono solo 8 e non più 22 i mezzi che effettuano la raccolta dei rifiuti. Necessario, proprio per questo, “spalmare” il servizio in tre turni e non più due: oltre, infatti, i tradizionali giri che coprono le fasce orarie 21.00-3.00 e 4.00-10.00 se ne è reso necessario un terzo “extra” per garantire lo svuotamento dei cassonetti nelle zone rimaste “a secco”. Difficile capire fino a quando potrà durare questa situazione di precarietà, l’unica certezza e che le condizioni non fanno sperare in più rosee prospettive. (ELENA DE PASQUALE)