Rometta, niente eucarestia ad un bambino autistico. La madre: “Costretti a rivolgerci alla curia”

Torniamo a parlare di Rometta e del parroco padre Antonino Scibilia. Dopo la polemica dei giorni scorsi, infatti, il sacerdote torna a far parlare di sé. Venerdì l’ultimo dei tanti incontri, effettuati da due anni a questa parte, in cui la madre di un bambino autistico di 10 anni si è vista negare ancora una volta il rito dell’eucarestia per il figlio. Alla donna (della quale per motivi legati alla tutela della privacy sua e del bambino non citiamo il nome), ci viene spiegato, è stato risposto che il bambino non era ancora in grado di comprendere il significato dell’eucarestia e che era quindi necessario aspettare.

“Abbiamo provato a contattare il parroco più volte, anche tramite amici e parenti –ci spiega la madre del bambino- ogni volta ci siamo visti negare la possibilità di far accedere il bambino al rito dell’eucarestia. Purtroppo –aggiunge- mio figlio non è in grado di sostenere un’intera messa, ha ancora alcune difficoltà chiaramente dovute ai suoi tratti autistici. Per lo stesso motivo non ci è stato possibile fargli seguire un corso insieme agli altri bambini, ma non per questo penso sia giusto negargli un sacramento fondamentale come quello dell’eucarestia”.

Una situazione difficile per la donna che, ci racconta, sta ormai prendendo in esame di rivolgersi ad un’altra parrocchia o di chiedere sostegno direttamente alla curia. Intanto abbiamo provato a contattare padre Antonino Scibilia per avere le sue dichiarazioni in merito, ma senza successo.

Sulla questione dei sacramenti ai bambini con disabilità o diversità di un qualsiasi tipo, proprio ieri, si è invece espresso Papa Francesco, nel corso dell’udienza concessa presso l’Aula Paolo VI in Vaticano al convegno promosso dall’Ufficio catechistico della Cei per i 25 anni del Settore per la catechesi delle persone disabili: “La diversità è una ricchezza –ha detto il pontefice- Non si può fare discriminazione. Ciascuno di noi ha il proprio modo di conoscere le cose ma tutti possono conoscere Dio. Non bisogna mai chiudere le porte ai diversi, ai disabili. Bisogna invece accompagnarli ai sacramenti. Alle diversità -ha poi aggiunto il pontefice rispondendo ad una domanda- bisogna rispondere con diverse modalità di comunicazione. Quando oltre cento anni fa Papa Pio X ha detto che si doveva dare la comunione ai bambini tutti si sono scandalizzati, pensavano che i bambini non potessero capire. Invece i bambini capiscono, solo in un modo diverso dal nostro.

Una frase esplicita, chiara. Tutti devono poter avere accesso ai sacramenti, a maggior ragione i bambini il cui sostegno spirituale, in una famiglia cattolica, è fondamentale.

Non è la prima volta, nella storia della chiesa cattolica, che i sacramenti vengono negati ad un bambino con disabilità o diversità di un qualche tipo. Lo scorso anno una vicenda simile si è verificata nel Miranese. Un sacerdote, anche in quell’occasione, ha rifiutato il rito dell’eucarestia ad un bambino autistico, dichiarando che non era capace di comprenderne il significato. I genitori, fortunatamente, hanno poi trovato sostegno in un’altra parrocchia dove al bambino è stato permesso di prendere parte al sacramento.

Spostandoci ancora più a ritroso nel tempo, nel 2012, un fatto analogo si era verificato a Porto Garibaldi, in provincia di Ferrara. Qui le cose sono state meno semplici per i genitori del bambino disabile a cui più volte è stato ribadito che non era capace di comprendere il significato del sacramento. Dopo diverse battaglie, accompagnate da, seppur piccoli, passi avanti, i genitori hanno finalmente ottenuto, dopo un incontro con la diocesi, che al bambino fosse permesso di concludere il proprio percorso nella speranza di poter accedere al sacramento.

L’autismo, più comunemente conosciuto come “la malattia delle relazioni”, è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla compromissione dell’interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale. Gli autistici, e in particolar modo i bambini, soffrono quindi di alcune carenze a livello relazionale. Ciononostante hanno enormi potenzialità cognitive e, spesso, dimostrano di saper apprendere nozioni ad una velocità superiore a quella dei propri coetanei. Chi soffre di autismo vive in un “mondo chiuso” dove, effettivamente, è difficile entrare ma non impossibile. Con le giuste accortezze, infatti, tutti possono aprire uno spiraglio e riuscire a comunicare con loro. Lo stesso Albert Einstein, è stato scoperto dagli scienziati, era affetto da autismo e, nello specifico, dalla sindrome di Asperger. Un personaggio da molti ritenuto eccentrico ma sicuramente geniale. Un chiaro esempio di come “le diversità sono ciò che ci caratterizza”.

Salvatore Di Trapani