Campetti di Pompei o complesso edilizio? La “guerra” continua al Tar di Catania

Chi pensava che bastasse il provvedimento del Comune di diniego della concessione edilizia per chiudere la partita “complesso edilizio contro campetti di Pompei”, si sbagliava di grosso e oggi può persino essere additato di ingenuità. L’arbitro deve ancora fischiare tre volte e non è detto che ciò accada presto. La prossima “sfida” si terrà di fronte ai giudici del Tar di Catania, quando si discuterà il ricorso presentato dall’avv. Carmelo Briguglio per conto dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e della ditta Bombaci Costruzioni, contro il diniego da parte del Comune della concessione edilizia da loro richiesta per l’area di Pompei dove oggi sorgono i famosi “campetti” e per l’annullamento di tutti gli atti propedeutici e connessi ad esso. La prima udienza si terrà giovedì 15 dicembre: l’amministrazione comunale sarà difesa dall’avv. Candido Bonaventura e al suo fianco troverà, ad opponendum contro la richiesta di concessione, l’intervento del Comitato Costruttori di Futuro, oltre 18 cittadini residenti in via della Mura patrocinati dall’avv. Antonio Saitta. Saitta contro Briguglio, curiosità non trascurabile visti i noti trascorsi comuni nel campo della politica.

Nel ricorso, si ricorda che il provvedimento di diniego si basa essenzialmente su due questioni: l’inidoneità delle opere di urbanizzazione esistenti, con particolare riferimento a via delle Mura (unica strada d’accesso all’area d’intervento) e l’alterazione dell’interesse pubblico del santuario di Pompei. Rispetto alla prima questione, l’avv. Briguglio replica osservando che in realtà l’area d’intervento si trova ad appena 100 metri dal viale Regina Margherita, una delle arterie più importanti della città, servita da tutte le opere di urbanizzazione primaria, e che il tratto di via delle Mura interessato è solo quello iniziale, largo dai 4 ai 6 metri. Senza contare altri due fattori, esposti nel ricorso: primo, in sede di realizzazione del Prg, quando l’area fu qualificata come B4c, edificabile, evidentemente via delle Mura fu ritenuta idonea a servirla, dato che nessun progetto di ampliamento della strada era ed è stato previsto; secondo, «la stessa via delle Mura – si legge – nel suo attuale andamento e nella esistente conformazione, è stata ritenuta idonea a servire da accesso ad un ben più consistente complesso edilizio, già realizzato, ubicato alle spalle di quello che vorrebbe costruire la ditta ricorrente».

Riguardo all’interesse pubblico (storico, artistico, paesaggistico, ecc.) del santuario di Pompei “minacciato” dal nuovo complesso edilizio, il legale dei Frati Cappuccini e della ditta Bombaci evidenzia che sull’area interessata dall’intervento «non sussiste alcun vincolo di tutela, diretto o indiretto, da parte della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali, alla quale soltanto peraltro la legge attribuisce la verifica e la tutela dell’interesse estetico, panoramico, culturale e storico». Lo stesso Prg prevede altezze compatibili con quelle progettate, tanto che esiste già una costruzione proprio a fianco del Santuario. «A ben vedere – scrive l’avv. Briguglio – con il provvedimento di diniego il Comune si è illegittimamente eretto a tutela di un insussistente vincolo storico e ambientale, imponendo limiti su un terreno che né lo Stato né la Regione hanno inteso vincolare». E l’articolo 2 delle Norme tecniche d’attuazione (secondo cui le previsioni del Prg non sono sufficienti a dar via libera alle costruzioni in assenza di opere di urbanizzazione idonee), più volte citato? Secondo Briguglio è addirittura «illegittimo» e se venisse riconosciuto dal Tar come motivo per dare ragione al Comune, verrebbe anch’esso «impugnato».

Un ruolo importante, in questa vicenda, lo gioca il Consiglio della IV Circoscrizione, il cui presidente Francesco Quero ritiene che «il provvedimento di diniego della concessione edilizia richiesta per Pompei, emanato lo scorso dicembre dal comune, debba diventare pietra miliare per il futuro degli atti dell’amministrazione comunale nel campo dell’urbanistica e delle attività edilizie. Non a priori contro imprenditori e sviluppo edilizio, ma a favore della sicurezza dei cittadini, della tutela e della messa in sicurezza del territorio, condizioni senza la quali costruire non deve essere consentito. Peraltro l’art.2 delle Norme tecniche d’attuazione del Prg parla chiaro e senza opere primarie e secondarie di urbanizzazione (in primis strade) non è consequenziale il rilascio di una concessione edilizia anche in presenza nel Prg di un indice di edificabilità elevato, come è il B4c dell’area dei campetti di Pompei. Se negli ultimi 30 anni si fosse seguito questo semplice principio normativo, Messina sarebbe oggi una città diversa, migliore, più vivibile e più sicura».

«Il Consiglio – aggiunge Quero – che aveva sollecitato con un atto deliberativo l’amministrazione a negare la concessione edilizia per l’area in oggetto, certamente, non può che auspicare una generale inversione di tendenza, con l’obiettivo nel breve termina di addivenire alla stesura del nuovo Prg, i cui vincoli sono in scadenza l’anno prossimo. Non si può prescindere dall’immaginare una revisione complessiva dello sviluppo urbanistico che vogliamo dare alla nostra città, sostenibile ed in sicurezza, partecipato e condiviso. La speranza è che a Messina si formi una nuova sensibilità e che i Tribunali, come spesso è avvenuto in un recente passato, non decidano le sorti della nostra città».