In scena l’omaggio a Frida Kahlo di Donatella Venuti

La pittrice Frida Kahlo rivive nello spettacolo “Frida Kahlo. Io sono una donna d’acqua”, scritto e interpretato da Donatella Venuti, in scena insieme al musicista Francesco Cannizzaro, autore delle musiche originali, per un lavoro a quattro mani che attraverso parole e sonorità racconta la storia di una donna dalla personalità complessa, icona di un’epoca, simbolo per eccellenza di femminilità trasgressiva, di sofferenza fisica e spirituale che si traduce in arte.

Produzione Teatro di Morman, lo spettacolo “Frida Kahlo. Io sono una donna d’acqua”, sarà in scena alla sala Laudamo il 13 dicembre alle ore 21 e il 14 dicembre alle ore 17.30, Evento speciale nell’ambito del progetto “Laudamo in città” curato dalla DAF-Teatro dell’Esatta Fantasia, in collaborazione con il Teatro di Messina.

Lo spettacolo, ispirato a “L’incantesimo di Frida K.” di Kate Braverman, è, secondo le parole di Donatella Venuti, “un viaggio dentro la mente di Frida Kahlo. Personalità complessa, icona di un’epoca, simbolo per eccellenza di femminilità trasgressiva, di sofferenza fisica e spirituale che si traduce in arte. Nulla mi è sembrato più provocatorio e dirompente come porsi in prima persona a svelare ad una ad una le carte segrete della sua psiche. Come a voler dire: si, questa sono io! Dovete prendere tutto se è vero che mi amate, la bellezza dei miei quadri e l’orrore del mio corpo che si gretola! Mai una scrittrice contemporanea ha incontrato tanta affinità elettiva con la sua musa ispiratrice, da vestire i panni dell’artista come se parlasse delle proprie emozioni più recondite. L’andamento monologante e autobiografico ha favorito l’identificazione in un percorso senza ritorno, scoprendo i segni di un dolore radicato e profondo che travalica la persona stessa e affida all’arte la sola immagine di sé. L’ultimo viaggio di Frida è un incantesimo sconvolgente che rapisce la mente e conduce in una zona morta tra i colori dei suoi quadri, i sogni e i desideri di una esistenza possibile ma impossibilitata dai limiti fisici, l’amore ingordo per la vita stessa, il desiderio di maternità, dove il dolore diventa creazione, visioni allucinate di una realtà parallela, abbagliata dalla luce della verità”.