Il Pd e il fallimento della candidatura unica “peace and love”

E meno male che la candidatura di Basilio Ridolfo alla segreteria provinciale era nata sotto il segno del “peace and love”. Meno male che il candidato genovesiano, su illuminato proposito di Lupo, avrebbe dovuto rappresentare quel nome sul quale far convergere in armonia tutte le correnti di un partito in frantumi, sotto l’ombrello dell’unità. L’accordo siglato da Genovese e Panarello-Laccoto- La Monica- Intelisano-Beninati (in rappresentanza di tutte le altre aree,tranne i civatiani ed i renziani della prima ora, che ne hanno preso le distanze), è saltato al primo banco di prova, i Congressi dei Circoli e l’elezione dei delegati all’Assemblea provinciale. L’area Genovese infatti ha fatto tombola, prendendo in città, nonostante il crollo dei tesseramenti, quasi tutti i delegati, lasciando a bocca asciutta gli altri firmatari dell’intesa, Panarello e Laccoto in testa. Nelle liste uniche presentate nei vari circoli in base ad un regolamento Pd sul quale sorvoliamo perché è chiaramente il frutto di una mente malata, erano stati messi insieme, in virtù dell’accordo “peace and love” siglato tra genovesiani da un lato e le altre aree dall’altro, tutti i nomi dei candidati da eleggere come delegati. L’accordo prevedeva che Genovese prendesse il 51% dei delegati, e il 49% venisse suddiviso tra le altre correnti (Panarello & c). Nelle urne però è saltato tutto. Gli elettori si sa, fanno di testa loro ed a Messina capoluogo Genovese ha fatto en plein, così i delegati messi in lista dalle altre correnti sono rimasti fuori. Il leader del Pd ha ribadito con i fatti, per quanti ne avessero avuto il dubbio, che ha i numeri e che anche con un numero di iscritti dimezzato, si è scesi dai 12.532 del 2011 ai 7.892 attuali, il pallino del gioco resta nelle sue mani. Su tutte le furie Panarello e Laccoto entrambi convinti di avere raggiunto il migliore degli accordi salvo poi scoprire che le urne riservano sorprese. Per Genovese il massimo rendimento con il minore sforzo, per Panarello e Laccoto, una ventina di delegati in meno a testa……rispetto all’intesa siglata con entusiasmo appena un mese fa. A secco civatiani, gruppo Barbalace e i renziani (con il solo Alessandro Russo), che però recuperano terreno e delegati in provincia, così come Laccoto, che nella zona tirrenica ha il suo elettorato. Non appena i due deputati regionali Laccoto e Panarello hanno visto i nomi dei delegati all’Assemblea provinciale (in totale sono 240, quasi la metà dei quali spettano al capoluogo) scoprendo che all’appello mancavano quelli da loro indicati sono andati su tutte le furie. Quella che un mese fa era a loro apparsa come l’unica strada da seguire, ovvero la candidatura unitaria in un Pd dilaniato dagli scontri, si è rivelato un boomerang. Ed è scoppiato il caos. Morale della favola: l’Assemblea provinciale è stata rinviata. Il problema è che i Congressi di circolo sono elezioni e non è facile adesso dire “abbiamo scherzato”. E’ quindi scoppiata la prima grana della futura gestione Ridolfo, che ancor prima di insediarsi ufficialmente deve dimostrare di essere il “segretario dell’unità”. Già, ma adesso come far quadrare i numeri? C’è chi ipotizza una “soluzione politica”, integrando i 240 delegati eletti con gli esclusi, ma l’ultima parola, almeno ufficialmente, spetta a Ridolfo. Il rischio è che salti tutto e chi si arrivi ad un nuovo commissariamento. In piena bagarre, con Panarello e Laccoto che chiedono conto a Genovese, la Commissione provinciale per il Congresso ha deciso di rinviare l’Assemblea, fissata inizialmente per l’11 novembre a data da definire. Motivo ufficiale del rinvio: l’organizzazione dei Congressi per le mozioni (altra invenzione di un regolamento sempre più incomprensibile) che si terranno dal 7 al 17 novembre. I Congressi per le mozioni sono quella “cosa” che obbligherà i tesserati di buona volontà ad eleggere quanti dovranno poi a Roma partecipare alle pre-primarie, eliminando,come al Grande Fratello, uno dei 4 candidati. Alle primarie dell’8 dicembre infatti potranno competere solo 3 candidati in modo che alla fine “ne resterà soltanto uno”, l’Highlander del Pd.

Al di là del motivo ufficiale il rinvio servirà a ricomporre le divisioni e cercare di trovare una soluzione che resti nell’alveo del regolamento. Le pedine, almeno in città, che resta il regno di Genovese, il parlamentare le ha messe tutte, e tra i delegati ci sono i consiglieri comunali (non c’è Daniele Zuccarello, reo di essere passato tra i renziani) e molti dei candidati nelle liste Pd e affini alle amministrative e non eletti. La nuova Assemblea provinciale quindi finirebbe con l’essere la replica, sotto il profilo della geografia politica, della precedente. Il risultato delle urne difficilmente può essere cambiato quindi si lavorerà nei prossimi giorni di diplomazia e tattica. Eppure appena un mese fa, Panarello e Laccoto, erano certi di avere raggiunto l’accordo più conveniente e a quanti gli contestavano la candidatura unica genovesiana che avrebbe finito con l’impedire un confronto ed un rinnovamento replicavano: è una candidatura di garanzia.

Riportiamo le dichiarazioni rese in conferenza stampa il 14 ottobre da Panarello e Laccoto per motivare l’accordo sulla candidatura unica di Ridolfo:

“Era necessario un cambiamento nella gestione del partito rispetto al passato- diceva il 14 ottobre Panarello– perché vogliamo un partito pluralista e aperto. Pertanto abbiamo fatto prevalere il senso di responsabilità rispetto all’idea di cercare una candidatura alternativa. Anche perché, se avessimo candidato uno dei renziani non sarebbe certo stato un segnale di distensione ma di scontro”.

“Vogliamo un partito diverso rispetto al passato- diceva Laccoto – Lupo ha proposto questa candidatura di garanzia, noi abbiamo posto dei paletti perché vogliamo trasparenza e pluralismo e siamo sicuri che saranno rispettati”.

A distanza di un mese a quanto pare gli entusiasmi della prima ora sull’accordo non sono più gli stessi. Con ogni probabilità anche una candidatura alternativa sarebbe stata battuta dai numeri di Genovese, ma sarebbe stata una sconfitta a testa alta e con un sapore diverso.

Rosaria Brancato