Atm, il Pd torna all’attacco dell’amministrazione comunale e “rispolvera” la sua proposta

Il Pd torna ad attaccare l’ammnistrazione comunale sulla gestione dell’Atm e della crisi che attanaglia la società di via La Farina. Stamattina, nel corso di una conferenza stampa, il partito democratico ha rilanciato la sua proposta alternativa per la soluzione della crisi Atm. Nella sala consiliare di Palazzo Zanca, il partito d’opposizione -capitanato dal capogruppo dei consiglieri comunali Felice Calabrò, dal segretario Giuseppe Grioli e dal vice segretario Armando Hyerace – ha denunciato l’inadempienza della giunta Buzzanca, che ha lasciato scadere i termini della delibera di messa in liquidazione della società, approvata dall’asse Pdl/Udc il 14 febbraio scorso.

Il PD già a suo tempo aveva duramente contestato la messa in liquidazione, proponendo, invece, con due emendamenti, una soluzione diversa: la “trasformazione per scissione”. Una strategia che consentirebbe di accompagnare l’Atm nella sua mutazione in S.p.a., senza spaventare i creditori, che, come sottolinea Grioli, con l’approvazione della messa in liquidazione, invece, hanno incrementato gli interventi di pignoramento. Inoltre, una parte dei debiti, quelli cosiddetti di esercizio, sarebbe stata rilevata dalla nuova società per azioni, capitalizzata nel frattempo, vista la mancanza di liquidità, direttamente tramite gli immobili di proprietà comunale, come il Cavallotti, gli stessi mezzi di trasporto, ecc. Poi, dopo un tempo minimo di stabilizzazione, si sarebbero potute immettere sul mercato fino al 40% delle azioni della nuova S.p.a.

Oggi il consigliere Saglimbeni ha esposto, inoltre, i dati dell’accertamento da lui programmato circa la soluzione del problema del trasporto urbano. Dall’inchiesta risulta che due milioni di euro sarebbero sufficienti per un servizio funzionale con ottanta autobus e nove vetture del tram. Quella della trasformazione per scissione è una soluzione approvata dal direttore generale Falgares, del Dipartimento Regionale Trasporti. Infatti, visto che a Palazzo Zanca la proposta non veniva presa sul serio, il presidente del consiglio comunale Giuseppe Previti e il capogruppo PD Felice Calabrò hanno chiesto consiglio alla Regione. Palermo ha approvato il piano,ma il PDL, insieme all’UDC, ha votato comunque l’emendamento per la liquidazione della società. La delibera stabilisce che entro 60 giorni dall’approvazione bisognava presentare lo statuto e un mese dopo, realizzare la nuova S.p.a. Da febbraio, però, nulla è stato fatto. Adesso è uscito un bando per la selezione di tre collaboratori per redigere il Piano della di Riorganizzazione dei Servizi di Mobilità. Se si considera che entro 90 giorni doveva già esserci una nuova società, con tanto di statuto, si vede che i termini sono ampiamente scaduti. Per il PD questa è la dimostrazione dell’inadeguatezza di una giunta che è “lo zero assoluto a Messina, Palermo e Roma”.

Per questo bisogna riscoprire il ruolo del consiglio comunale, in attesa di un commissariamento ormai imminente, vista la decisione dell’Ars sul doppio incarico di Buzzanca. E a chi obietta che il consiglio comunale, di solito scarsamente partecipato, non suscita molta fiducia, Calabrò risponde: “Il consiglio comunale è in grado di affrontare la sfida, ha solo bisogno di essere spronato. Deve assumersi il ruolo che in questi anni abbiamo dimenticato”. Mentre a chi domanda se la situazione attuale dell’Atm sia responsabilità della sola giunta Buzzanca, o anche quella Genovese, venuta prima, abbia una parte di colpa, Grioli risponde che in venti mesi di gestione del centro sinistra la società è stata coscienziosamente amministrata.

Rilanciando la proposta firmata PD per la soluzione del caso Atm, vengono chiamati in causa i sindacati e il loro ruolo di mediazione tra lavoratori e istituzioni. Qualche sacrificio, afferma Calabrò, vista la situazione, sarà chiesto ai lavoratori. Si dovrà considerare, ad esempio, il pre-pensionamento o la mobilità del personale, che potrebbe essere utilizzato in enti o ruoli diversi.