La Corte dei Conti incombe, il civico consesso “corre ai ripari”: richiesta la convocazione di un consiglio straordinario

“Chi si è guardato, si è salvato” recita un famoso detto popolare che per questioni di forma siamo costretti ad italianizzare. E non c’è espressione migliore che possa descrivere quanto emerso al termine della seduta straordinaria della commissione bilancio, riconvocata dopo i delicati temi affrontati ieri: sforamento del patto di stabilità e rischio dissesto sempre più concreto. Oggi, come prevedibile, non sono arrivate soluzioni, ma una decisione sembra essere stata presa. Quella cioè di convocare (su richiesta dei Revisori dei Conti) una seduta straordinaria di consiglio, riguardante, appunto, “le conseguenze che il provvedimento della Corte potrebbe avere per il Comune di Messina in caso di mancate risposte agli adempimenti richiesti dall’organo di controllo”. Proposta che verrà formalizzata questo pomeriggio dal presidente Previti durante la sessione pomeridiana del civico consesso.
Ma la novità però non è questa, o almeno non solo. Perché ad emergere, chiaramente, al termine della seduta, è l’evidente preoccupazione dei consiglieri, anche di maggioranza, rispetto agli effetti che potrebbero investire direttamente il civico consesso, in caso di mancate risposte alle osservazioni della Corte. Il gioco messo in atto, infatti, sembra essere quello dello scarica barile: l’amministrazione (oggi rappresentata da Miloro), non si esprime ma esita provvedimenti che, se necessario, ne potrebbero attenuare le responsabilità (vedi delibera 30 dicembre sul contenimento della spesa); i revisori dei conti “avvertono” di aver fornito delle indicazioni rispetto alle misure da intraprendere; il ragioniere generale, da parte propria, non esclude più del tutto e l’ipotesi dissesto. E il consiglio? Ebbene, proprio il consiglio, o meglio i consiglieri, compresi stavolta anche i più “fedeli” alla maggioranza, cominciano a tentennare. Perché è proprio il civico consesso che fino ad oggi non ha predisposto alcun atto che possa, in qualche modo, fornire una parvenza di risposta alle indicazioni fornite dalla Corte, con tutte le conseguenze, che in un prossimo futuro ciò potrebbe determinare.
Unico atto, in tal senso, che ha però incassato il no del consiglio (e di quel “no” qualcuno comincia a pentirsi) è stata la delibera presentata dai consiglieri Melazzo, Guerrera, Pergolizzi e Cantello, con cui, a seguito della nota della Corte, si invitavano il ragioniere generale e i Revisori dei conti a produrre una relazione dettagliata sullo stato economico finanziario dell’Ente. Per i firmatari un atto necessario prima della presentazione di qualsiasi altra proposta di intervento, per la maggioranza, un documento “strumentale” con cui di fatto, chiedendo, alla luce della relazione “di valutare ogni eventuale azione ed iniziativa da intraprendere ai sensi degli articoli 244, 245, 246 247 e 248 dell’TUEL” non si sarebbe fatto altro che invitare l’amministrazione a considerare l’ipotesi dissesto. Che ad oggi comunque, non è più possibile escludere. E dunque, ma stavolta non traduciamo “chi si vaddau, si sabbau”. (ELENA DE PASQUALE)