Sit in a difesa del punto nascita del Papardo. Preoccupazioni anche per il Piemonte

Un comitato spontaneo formato da mamme che al Papardo hanno partorito, accompagnate dai propri figli, ed altre in procinto di farlo. Un sit in davanti all’ingresso del “Papardino”, lì dove da lunedì prossimo non sarà più in funzione il reparto di Ostetricia, in fase di trasferimento al Piemonte. Alla manifestazione erano presenti anche rappresentanti sindacali e la consigliera Antonella Russo, a difesa di un presidio che non vogliono smantellato. Assente il “grande accusato”, il manager Vullo, una delegazione è stata ricevuta dal direttore sanitario e dal direttore amministrativo. Le risposte, però, arriveranno da altre sedi.

Fp Cgil e Ugl hanno richiesto al manager l’immediata revoca della delibera. Le problematiche di sicurezza addotte a giustificazione della decisione dal manager Vullo non convincono i sindacalisti che affermano in un corposo documento che tale decisione comporterà il dimezzamento del numero complessivo di posti letto di Ostetricia ed una diminuzione delle condizioni di sicurezza delle partorienti in quanto viene privata di questa possibilità assistenziale tutta la zona nord della città.

“Se queste sono le premesse per la creazione di una eccellenza sanitaria abbiamo di che star sereni – affermano Crocè, Pagana e Trino per la Fp Cgil, Andriolo e Catalioto per la Fp Cgil Medici, Mobilia e Camuri per la Ugl Medici e D’Arrigo per la Ugl Comparto -. Tali decisioni – si chiedono – coincidono con quelle dell’istituendo nuovo Piano riorganizzativo della Rete Ospedaliera, vista la recente bocciatura del precedente? La delibera è perfino contraddittoria per una non perfetta lettura del DA 2536/2011 che indica i requisiti standard di sicurezza dei punti nascita”.

Altro punto su cui Fp Cgil e Ugl chiedono onestà intellettuale nel fare chiarezza è quello dell’effettivo numero dei posti letto al Piemonte: 78 e non 121. “La situazione attuale di 78 posti letto (come dichiarato dall’Assessore Borsellino in 6^ Commissione) non consente né la realizzazione di una eccellenza, né un presidio di emergenza urgenza, né si può definire Presidio Ospedaliero, per cui se questo parametro non viene chiaramente definito salta qualunque proposta riqualificativa sul Piemonte”.

Diversi gli interrogativi che attendono risposta: “In così poco tempo come si è potuta fare una attenta analisi a 360° della problematica in questione? Dove è finito il progetto “Ospedale della Donna e del Bambino”? Dove sta l’eccellenza dichiarata dal manager in fase di insediamento? Ed il potenziamento della emergenza urgenza?”.

Sulla stessa linea anche Sel. “Stiamo assistendo con motivata preoccupazione alla paventata chiusura dell’Ospedale Piemonte – affermano la coordinatrice Daria Lucchesi e il responsabile delle Politiche sociali Giovanni Tomasello – alla luce delle ultime decisioni prese dal direttore generale Michele Vullo. Decisione che, siamo coscienti, il dottor Vullo ha preso perché costretto da una direttiva dell’assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino, che prevede non la creazione del Polo Materno Infantile al “Piemonte”, bensì l’accorpamento delle due unità di Ginecologia e Ostetricia dei due Ospedali direttamente nel nosocomio del Viale Europa”.

Sel si schiera contro la decisione “che priverà il bacino d’utenza della zona nord di un importante punto di riferimento per chi abita in un territorio molto vasto, compreso tra Ganzirri e Ponte Gallo. Auspichiamo un ravvedimento in extremis da parte dell’assessore Borsellino rispetto a un provvedimento che provocherà disagi difficilmente superabili, vista l’enorme distanza da coprire (oltre un’ora di auto) dalla zona nord all’Ospedale Piemonte. Infine, ci chiediamo con preoccupazione: stiamo assistendo all’ennesima prova di forza per chiudere l’Ospedale Piemonte?”.

Sull’argomento anche la consigliera comunale Giovanna Crifò, che vuole siano mantenuti entrambi i punti nascita, sia al Piemonte sia al Papardo. “Se mancano i medici, allora si incrementi il numero, visto che ce ne sono tanti disoccupati. Il punto nascita non può essere tolto al Piemonte, dove c’è una grande affluenza, né al Papardo perché spostarsi dalla zona nord alla zona centro-sud della città, in casi urgenti può provocare danni sia alla mamma sia al nascituro. Non ha senso, per sistemare un presidio, creare problemi in un altro. E Vullo deve anche chiedere scusa per le dichiarazioni rese sull’utenza del Pronto Soccorso del Piemonte. Non deve permettersi di parlare di persone di basso livello. Chiunque ha diritto di essere curato, che abiti in un monolocale o in una villa di lusso. Se non lo farà, organizzeremo una manifestazione davanti al Piemonte, con i cittadini di Camaro e delle zone limitrofe”.

Apprensione anche da parte del deputato regionale Beppe Picciolo: "L’invito che inoltro al direttore generale Michele Vullo è di ribadire la transitorietà del provvedimento in attesa di mettere in assoluta sicurezza le due strutture ostetriche esistenti e dell’attivazione delle procedure funzionali alla stipula di nuovi contratti per l’incremento del personale ospedaliero. Ribadisco inoltre che riteniamo indispensabile tutelare il percorso nascita del Papardo in sinergia con l’Asp, al fine di garantire nella zona nord della città il mantenimento degli ambulatori e dei servizi già esistenti. Questa peraltro è la posizione già espressa dal Pdr durante la seduta tenuta in Consiglio comunale, alla presenza del Direttore Vullo, in occasione della quale abbiamo sottolineato la fondamentale importanza del mantenimento del polo emergenziale nel plesso di Viale Europa".