Morì per una perforazione intestinale non diagnosticata in tempo, processo per 3 medici

Sarà il processo a stabilire se ci sono responsabilità nella morte di Orazio Urzì Brancati, morto il 27 agosto 2010 al Papardo, dopo 10 giorni di ricovero.

Il GUP Maria Vermiglio ieri ha rinviato a giudizio tre dei medici dei reparti di Anestesia e Rianimazione e Cardioanestesia che si occuparono dell'uomo. Dovranno difendersi dall'accusa di omicidio colposo, davanti al giudice monocratico, a partire dal prossimo 16 gennaio 2017, i camici bianchi Teresa Mazzola, Silvio Tommasini e Umberto Maisano. Assolto dall'accusa il medico Carmelo Signorino. Dovranno tornare davanti al giudice per l'udienza preliminare, invece, le dottoresse Sarina Niosi e Antonina Ripepi, ieri "stralciate" per un problema procedurale.

Agli imputati viene contestato di non essersi accorti, nonostante ve ne fossero i sintomi, che il paziente, reduce da un intervento chirurgico per la presenza di un aneurisma dell’aorta addominale, aveva una perforazione intestinale. Diagnosi tardiva che ha fatto sì che si intervenisse solo il 26 agosto, quando ormai la situazione era compromessa.

Ancora aperta l'inchiesta bis che vaglia la responsabilità dei chirurghi che si occuparono di Urzì, La procura aveva chiesto per loro l'archiviazione, ma il GUP Eugenio Fiorentino ha rigettato la richiesta disponendo un approfondimento degli accertamenti.

I familiari della vittima, la moglie e le figlie di Orazio Urzì Brancati, si sono costituite parti civili con l’assistenza dell’avvocato Fabio Petrucci.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Bonaventura Candido, Giancarlo Foti, Maurizio Germanà e Giuseppe Picichè.

Alessandra Serio