Piemonte: anche Bernadette Grasso difende l’accorpamento con il Neurolesi

Montano ancora le polemiche sul piano regionale siciliano. In particolare sulla chiusura del Papardo. A intervenire è stavolta il deputato regionale Bernadette Grasso:”Ancora una volta l’assessorato alla Sanità si dimostra miope nella programmazione ed insensibile alle richieste condivise da una intera città attraverso parti sociali, amministratori e politici”.

La componente della Commissione Regionale alla Sanità e cofirmataria del disegno di legge per l’accorpamento tra l’Ospedale “Piemonte” e l’IRCCS, critica la marcia indietro sulla ventilata ipotesi di fusione col Neurolesi che avrebbe potuto salvate l’ospedale di centro città.

“Apprendo con disappunto e rammarico la volontà di far saltare l’accorpamento che avrebbe garantito la possibilità di potenziare offerta sanitaria ed occupazione- afferma la Grasso- evidentemente non mi sbagliavo circa la mancanza di programmazione sulla quale nasce la nuova rete sanitaria. Evidentemente l’assessorato ha già deciso di chiudere il “Piemonte” dal 2017”.

Se il Piemonte piange, il Papardo non sta meglio. Lacrime senza sangue, secondo il capogruppo Pdr all’Ars, Picciolo, che interviene sul declassamento del centro trasfusionale.

“Il centro Trasfusionale del Papardo non ha superato le procedure di accreditamento istituzionale previste dall’Audit regionale, spiega Picciolo. Per ben due volte gli ispettori si sono presentati al Papardo e non hanno potuto riscontrare i protocolli richiesti per accreditare il centro trasfusionale che dal prossimo primo gennaio sarà declassato ad emoteca.

Ovvero dovrà acquistare le sacche di sangue a circa 130 euro cadauna, mentre la campagna donazioni non potrà essere più effettuata presso l’ospedale Papardo. E’ una vergogna – ha sottolineato senza mezzi termini il deputato messinese – sulla quale ho già scritto una interrogazione che presenterò in settimana per chiedere alla Regione, nella persona del massimo responsabile dr. Mele, di riaprire i termini di verifica scaduti il primo novembre e contestualmente, supportato da validi argomenti, cercheremo di convincere il dirigente ad inviare una commissione per riaccreditare il centro che ricordo fa capo ad un ospedale di terzo livello.

In caso contrario – ha concluso Picciolo – i costi prevedibili per il Papardo sarebbero enormi: circa un milione di euro di acquisto sangue. Mentre mi domando: chi ed in cosa ha sbagliato? E chi pagherà veramente? Come si può da subito rimediare? Lo chiedo nella interrogazione all’Assessore Borsellino nella speranza di poter avere risposte confortanti e soprattutto un segnale in termini di provvedimenti disciplinari per chi ha prodotto un tale disservizio alla collettività ”.