“Ciao Gianpi, digli a Saro che gli abbiamo voluto più bene che a t… uguale”

Nel film “Non ci resta che piangere” Massimo Troisi e Roberto Benigni catapultati indietro nel tempo vengono ospitati da un’amorevole vecchina che li tratta come figli. L’anziana donna, proprio come una madre, preferisce quel monellaccio di Benigni, nonostante Troisi faccia di tutto per farsi volere bene ed al momento dei saluti la signora dice a quest’ultimo: “Ciao Mario, digli a Saverio che gli ho voluto più bene che a t….. uguale!”. Nella vita di ognuno di noi c’è sempre qualcuno che preferiamo più degli altri, al quale perdoniamo tutto nonostante ce ne faccia di tutti i colori. Uno dei figli, un nipotino scalmanato, lo studente più ribelle, l’uomo sbagliato,l’amico. C’è sempre il “Saverio” al quale abbiamo voluto più bene che a…..,uguale. E per giunta inspiegabilmente, perché lui fa di tutto per meritarsi una fraccata di legnate.

Prendete il governatore Crocetta. Se solo un quarto delle cose che ha fatto o detto le avessero fatte o dette Lombardo, Cuffaro, Buzzanca, Berlusconi, noi giornalisti, io per prima, avremmo scritto peste e corna, gli altri partiti si sarebbero ribellati. Invece nulla, perché il presidente è creativo, rivoluzionario, geniale, simpatico, ha combattuto la mafia, quindi gli perdoniamo tutto. Quando ha imposto ai partiti alleati di non nominare assessori politici abbiamo applaudito, perché siamo stanchi della vecchia politica. Poi ha nominato Franco Battiato, che stava partendo per un tour internazionale, e Antonio Zichichi, che vive e lavora a Ginevra dove studia il supermondo e gli asteroidi, e non abbiamo battuto ciglio. Perché Battiato e Zichichi sono un grande artista intellettuale ed un grande scienziato. Se Lombardo avesse nominato Al Bano che predilige canzoni d’amore a quelle sui grandi temi della vita lo avremmo sommerso di critiche. Il figlio di Zichichi ha partecipato alle gare per la gestione dei Beni culturali in Sicilia, nonostante ciò il padre è rimasto ai Beni culturali da novembre ad aprile senza che Crocetta gli revocasse l’incarico. Se l’avesse fatto Cuffaro avrebbe ricevuto un avviso di garanzia per “omissione di revoca”. Poi Battiato dice quel che pensa sulla classe politica italiana e il governatore prende due piccioni con una fava e li liquida tutti e due. E che fa? Sostituisce l’assessore al turismo Battiato con la sua assistente personale Michela Stancheris. Decisione presa in mezz’ora, come da lui stesso dichiarato, dopo che Antonio Presti ha resistito ad ogni assalto. Nessuno dubita sulla preparazione e competenza della neo assessore Stancheris, ma, se una cosa simile l’avessero fatta Formigoni, Lombardo, Berlusconi, Buzzanca, avremmo versato fiumi d’inchiostro e le proteste dei partiti, Pd per primo si sarebbero levate altissime. Passiamo a Messina. Il governatore ha preso numerosi impegni su vari fronti: Birra Triscele, commissariamento e futuro Teatro Vittorio Emanuele, lavoratori servizi sociali. Per non parlare poi delle somme destinate a salvare la città dal baratro verso il quale ci stiamo tranquillamente incamminando. A lui si sono rivolti un po’ tutti, dal Cas, al Detective, Sicilia Limoni, edili, forestali, precari. Sono trascorsi sei mesi e quel che stranisce è la reazione silenziosa di tutti, me compresa. Infatti faccio outing. Non una manifestazione, non un comunicato di fuoco come quelli che si destinavano a quegli antipatici di Lombardo-Cuffaro, non un cartellone come quelli che si scrivevano per Buzzanca. Prendete poi D’Alia e Genovese. I due leader che hanno mandato con i loro voti Crocetta a Palermo, non hanno ricevuto quel che si aspettavano in cambio. Ma stava nel gioco delle parti. Ma la barzelletta delle primarie è stata uno schiaffo non da poco. Riassumendo: il Megafono partecipa a tutte le riunioni della coalizione sulle primarie. Quando Crocetta prima anticipa ad aprile, poi riporta a maggio poi posticipa a giugno le elezioni, il Megafono chiede una serie di rinvii a raffica, 24 ore, 48, una settimana e via dicendo. All’improvviso, dopo che gli alleati hanno acconsentito a tutte le sue richieste, Crocetta annuncia che si ritira dalle primarie e balla da solo con la Furnari. Nessuno dice nulla, neanche “Ma perché?” Negli ultimi 34 secondi concessi per presentare la candidatura, sorvolando sulle regole, il Megafono presenta una busta chiusa con non si sa bene quanti nomi, se uno, nessuno o centomila, non si sa quante firme, se quelle degli abitanti di Paperopoli o meno. E gli alleati accettano per il bene della coalizione. La busta però, declama il Megafono, deve restare chiusa fino all'indomani mattina. Il giorno dopo, in piena conferenza stampa, il Megafono, la busta e le firme, si sono volatilizzate nel nulla. Sim-sala-bim, come se non fossero mai esistite. Se una simile pantomima l’avesse fatta Cuffaro sarebbe finita in prima pagina. Se l’avesse fatta Buzzanca io ci avrei scritto per settimane. La fa Crocetta e nessuno muove un dito, neanche D’Alia e Genovese. Non risulta che il coordinatore regionale dell’Udc sia in odore di santità o incline al perdono, tantomeno quando un suo alleato si permette un simile comportamento e lo prende per il naso davanti a tutti. Lo stesso dicasi per Genovese. E’ probabile che i due stiano meditando vendetta ma in questo momento sono in una situazione tale che “per il bene della coalizione” non gli possono dire neanche un…..”recati altrove”. Nei giorni scorsi Crocetta ha deciso di nominare Ingroia alla guida della Riscossione Sicilia Spa, la società di riscossione dei tributi siciliana. In gergo il magistrato Antonio Ingroia, sceso in politica con Rivoluzione civile e non eletto si chiama “trombato”. Dopo la mancata elezione era destinato ad una sede di Aosta, ma il governatore gli ha proposto questa ricollocazione politica, poi stoppato dal Csm. Se Lombardo si fosse azzardato a nominare un magistrato catanese allo stesso modo sarebbe finito sotto i riflettori per due mesi. Perché Crocetta è come il Saverio del film “Non ci resta che piangere”. Gli si perdona tutto. Alla fine del film Benigni e Troisi mandavano una lettera a Savonarola e per sacro rispetto del monaco scrivevano “Santissimo Savonarola, quanto ci piaci a noi. Ti salutiamo con la nostra faccia sotto i tuoi piedi, senza chiederti di stare fermo. Puoi muoverti. E noi umili peccatori zitti sotto. Con la faccia dove sappiamo”.

Prepariamo carta e penna, e, con la faccia dove sappiamo, almeno proviamo a scriverle due righe….

Rosaria Brancato