Una fila di 14 bare fa ingresso al Porto: “Uno dei momenti più tristi per la città” (LE FOTO)

Sono scese in fila, una dopo l’altra, un lentissimo susseguirsi di bare scure e odore di morte, in quello che passerà alla storia come “uno dei giorni più tristi per la città di Messina”. Quattordici bare, accompagnate da un assordante silenzio, che hanno raccolto e “protetto” quattordici corpi immobili. Occhi vitrei, volti trasfigurati, membra decomposte, vite spezzate in mare, durante un viaggio della speranza tra le coste libiche e le coste siciliane.

Il pattugliatore irlandese Niamh, sbarcato stamani nel Porto di Messina alle 8 in punto, ha custodito quei corpi inermi, al suo interno, per più di 36 ore. Trasportava cadaveri quando ha attraccato al Molo Marconi, ma trasportava anche 453 sopravvissuti. 68 donne, 11 incinta, 316 uomini, 69 bambini accompagnati da intere famiglie di origini siriane e palestinesi con in mano bagagli e borsoni. E mentre i corpi inermi venivano posizionati nelle bare, i migranti vivi scendevano dalla passerella accolti da un’ormai rodatissima macchina dei soccorsi. Per i più piccoli, c’erano anche palloncini bianchi e rossi. Un piccolo angolo di festa che le associazioni di volontariato hanno voluto creare per la loro innocenza, quasi fosse possibile isolarli dalla morte che aleggiava tutta intorno. Come di routine, per tutti i profughi si è attivato il personale dell’Asp, della Cri, dell’Usmaf, che ha provveduto allo screening sanitario e ad una prima visita generale. A regolare la sicurezza, c’erano le Forze dell’Ordine e la Capitaneria di Porto, tutti coordinati dalla Prefettura di Messina.

Le operazioni di sbarco sono durate a lungo. La Polizia Scientifica, la Squadra Mobile, i medici legali incaricati dal Sostituto Procuratore Sebastiano Ardita, hanno impiegato più di un'ora per eseguire tutti i rilievi e gli esami esterni su quei quattordici corpi accatastati uno sopra l'altro nella stiva, alcuni sul ponte. Interminabile, poi, il breve tratto percorso tra la nave e i furgoncini dei servizi funebri, dove le bare sono state stipate. Sei salme sono state trasportate all'obitorio del Policlinico di Messina, due al Centro Neurolesi, due al Papardo e quattro all'ospedale Cutroni Zodda di Barcellona. Le autopsie inizieranno questo pomeriggio e saranno solo gli esiti a chiarire definitivamente come sono morti i quattordici migranti, tutti uomini. La causa più probabile è l’asfissia, i gas di scarico, quel non aver respirato per giorni interi, né aria né vita. Erano ammassati peggio delle sardine su quel barcone piccolissimo che faceva da spola tra la Libia e la Sicilia. Il pattugliatore irlandese Niamh li ha ritrovati in più di cinquecento, buttati gli uni sugli altri, quattordici erano già morti da diversi giorni.

“E’ un traffico disgraziato e disperato”, ha commentato il Questore Giuseppe Cucchiara, anche oggi presente al Molo Marconi, come in ogni sbarco. “Adesso sarà la Procura di Messina a far luce su quanto successo, noi possiamo solo dire che questo senso di tristezza non ci abbandonerà facilmente”. Punta il dito contro l’Europa, invece, il Sindaco di Messina Renato Accorinti. “L’occidente dovrebbe interrogarsi sul perché questi disperati scappano da guerra e povertà. Sono state la finanza e l’economia a creare questa situazione. Noi continuiamo ad accoglierli ma l’Europa deve fare qualcosa. Il mio appello va a loro, affinché vi sia davvero una distribuzione equa. Siamo al collasso e loro non possono continuare a guardare". L'ultima immagine è stata quella della benedizione. Erano in tre, un prete della Caritas, l'Imam della comunità islamica e un monaco buddista, tutti sul Molo Marconi a dare l'estremo saluto ai migranti morti. Accanto, i sopravvissuti guardavano con occhi tristi i loro fratelli, mentre i pullman li attendevano per portarli nei centri di prima accoglienza dell'Annunziata e di Bisconte. (Veronica Crocitti)

Ultimo aggiornamento ore 14.30