Cronaca

Sbarco Ocean Viking a Messina, le ong: migranti torturati

Sono andate avanti fino a notte le operazioni di identificazione delle 182 persone sbarcate ieri mattina a Messina dalla Ocean Viking, la nave delle Ong Sos Mediterranèe e Medici Senza Frontiere che la scorsa settimana ha soccorso 217 persone in 4 diversi interventi.

Tra loro 35 migranti recuperati nella zona di salvataggio maltese. Dopo un primo trasbordo accordato da La Valletta, l’imbarcazione umanitaria è stata per giorni in stallo e soltanto due giorni fa, mentre a Malta si arrivava al nuovo accordo europeo, è stato dato il via libera all’attracco.

Così ieri mattina, intorno alle 8.40, dopo un anno è stato Messina il porto italiano ad accogliere nuovamente una nave umanitaria e la macchina dell’accoglienza si è rimessa in moto al molo, dopo diversi mesi.

Ad accogliergli, il personale delle organizzazioni non governative e i migranti, per lo più provenienti da zone a sud del Sahara e imbarcati dagli scafisti in Libia, hanno trovato il pool delle Forze dell’Ordine coordinate da Prefettura e Questura e il personale della Croce Rossa Italiana, che li ha r aiutati a scendere e mettersi in fila per le prime operazioni di identificazioni, ha fornito loro dell’acqua e li ha rifocillati per come era possibile.

I primi a lasciare la nave, alle 11 circa, accolti dai palloncini e i peluche portati dagli uomini della CRI, sono stati i 14 minori e la giovane donna all’ottavo mese di gravidanza. Il più piccolo è il bimbo di appena 10 giorni. Sia lui che il fratellini di uno e 3 anni, insieme alla puerpera, sono stati trasferiti al Policlinico per accertarsi delle loro condizioni.

Poi, piano piano, sotto la prima fitta pioggia di settembre, sono scesi al molo tutti gli uomini, anche loro per lo più molto giovani. Sui loro volti le lacrime di commozione di chi è salvo dopo aver visto l’inferno, dopo un lungo e stremante viaggio e giorni di stenti e di angosce in alto mare, bloccati sulla Viking, in attesa di una parola di speranza.

Tutti quanti sono stati poi trasferiti al centro di prima accoglienza della ex caserma Gasbarro di Bisconte, dove le operazioni di identificazione e di profilassi sanitari sono andate avanti per molte ore.

Visibilmente commossi,allo sbarco, anche il personale delle Ong che era a bordo, e in particolare l’operatore di Msf, Luca Pigozzi. E’ stato lui il primo a riferire delle torture e delle violenze che tutti i soccorsi in mare hanno detto di aver subito, in Libia. Racconti confermati dalle prime persone che sono state sentite dalla Polizia ieri sera.

“Le 182 persone a bordo sbarcano a Messina, una settimana dopo essere state soccorse in mare. Chiediamo ai leader Ue, dopo il loro incontro a Malta, di garantire che questa sia l’ultima volta in cui uno sbarco in un porto sicuro viene ritardato“, ha comunicato Msf subito dopo l’attracco.

Adesso il lavoro si divide in due. Alla Gasbarro continuerà ad operare Croce Rossa Italiana insieme alla cooperativa Badia, che gestisce l’hotspot. Qui ci sono già circa trenta migranti, e il centro ha una capienza a regime di poco più di 150 posti. Tutti resteranno lì fino a nuove indicazioni del Viminale.

In Questura, invece, si mettono insieme le informazioni raccolte al molo e quelle assunte alla Gasbarro, durante le operazioni di identificazione.

I migranti saranno infatti ascoltati per ricostruire tutti i giorni del viaggio e del trasbordo sui mezzi dei soccorsi, per capire se tra quelli giunti a Messina ci sono scafisti.

Successivamente si passerà al vaglio del ruolo degli operatori della Ocean Viking.

Anche qui in attesa che il Ministero detti le nuove direttive, dopo il cruciale vertice di ieri che sembra aver invertito la rotta, almeno sul piano della redistribuzione.

Al momento non ci sono fermi né sono stati adottati provvedimenti di alcun genere tra i migranti.