50 famiglie sfollate senza fondo di autonoma sistemazione da un anno

Da quasi un anno le famiglie alluvionate di Scaletta Zanclea e zone limitrofe non ricevono il contributo di autonoma sistemazione. Sul versante tirrenico, nei giorni scorsi è giunta la buona notizia: i soldi a Saponara sono in arrivo. Il versante jonico invece sta ancora aspettando. Sono circa 50 le famiglie interessate. La loro è una quotidianità burrascosa, ai problemi economici si aggiungono i disagi psicologici. 50 nuclei familiari, a cui spetterebbero circa 450 euro mensili per un totale circa di 300 mila euro l’anno. Dove sono questi soldi? Poche ore fa, sul torrente Racinazzi, luogo simbolo dell’alluvione del 1 ottobre 2009, i cittadini alluvionati, il comitato no-frane, la Cub, il Pcl, la Cgil si sono riuniti per darsi forza, organizzarsi e andare avanti. Confidare ancora nelle istituzioni politiche è una mera illusione che distrugge il sogno della rinascita. “Questa situazione è una vergogna della politica nazionale e locale” è il coro unanime di tutti quelli che prendono la parola. A tre anni e mezzo dal tragico evento, Scaletta è un cantiere a cielo aperto, ci sono case ancora sporche di fango e gli abitanti si ritrovano sulla terra che ha tolto loro la certezza del futuro a chiedere quello che gli spetta. E da undici mesi sono snobbati dalle istituzioni che promettono e non mantengono. Il fango avrà coperto le case, ma non la dignità di uomini che quel territorio martoriato vogliono vederlo rinascere. Da una casa spazzata via a un hotel a un affitto. E’ stata questa la vita negli ultimi tre anni per chi si è ritrovato da un giorno all’altro senza nulla. Chi può l’affitto lo paga, ma senza il contributo non tutti ci riescono. E oltre l’affitto, lo sappiamo bene, bisogna affrontare le spese di tutti i giorni e allo stesso tempo combattere con il ricordo. Un ricordo che vale molto di più di quei 300 mila euro negati. “Noi sappiamo che i soldi sono nelle banche – dichiara Giacomo Di Leo del Pcl – ma ci vengono a dire che i soldi non ci sono”. I “politici”, quelli che dovrebbero dare una risposta in merito, non erano presenti oggi. Ai cittadini non rimane che rimboccarsi le maniche. “Siamo pronti ad accogliere le vostre proposte per promuovere azioni eclatanti di lotta – continua Di Leo”. Erano presenti anche i candidati sindaci di Messina Renato Accorinti e Maria Cristina Saija che hanno espresso la loro solidarietà agli abitanti e promesso che lotteranno per Scaletta. E mentre il torrente Racinazzi macina ancora sotto i bracci delle gru, in contrada Divieto, altra zona simbolo dell’alluvione, i lavori sono andati oltre, ma per la conclusione manca un ultimo passo: la realizzazione di un foro di sfogo acque, proprio nel ponte ferroviario corrispondente alla contrada. La Rfi si rifiuta però di procedere. Questione di soldi? Non può ridursi a questo la vita di un uomo. Ma intanto gli abitanti camminano ancora sul filo precario della sicurezza.

Giusy Briguglio