Caso Genovese, cade l’accusa di peculato

Non é andato del tutto a vuoto il primo passaggio davanti al Tribunale del Riesame per Francantonio Genovese, agli arresti da circa un mese. Il Collegio della Libertà ha confermato la decisione adottata dal giudice Giovanni De Marco, che dopo 6 giorni di carcere, nel centro clinico di Gazzi, ha concesso i domiciliari al deputato.

Una decisione quasi scontata, quella del Collegio, visto che il difensore di Genovese, l'avvocato Nino Favazzo, aveva chiesto ai giudici di riesaminare la decisione di De Marco su un altro punto, quello relativo alla sussistenza o meno dei gravi indizi di colpevolezza a carico di Genovese. E sulla sostanza delle accuse il Riesame è intervenuto, riqualificando in truffa l'accusa di peculato contestata all'esponente politico. Accusa legata alle fatture che la Caleservice aveva emesso per le consulenze alla Lumen, l'ente professionale di Elio Sauta.

Ma c'é già una seconda udienza in programma, quella del 25 giugno, fissata per trattare l'appello della Procura. Secondo il pool di magistrati guidati dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, infatti, Genovese non andava scarcerato. Di fatto è rimandata al 25, quindi, la battaglia sulle esigenze cautelari.

Intanto, a livello politico il caso Genovese alimenta la polemica innescata dai grillini sulle guarentigie parlamentari economiche, in parte tagliate e in parte concesse ancora dalla Camera, in parte tagliate dopo gli arresti. Dal 15 maggio scorso al deputato messinese viene corrisposta solo l'indennità parlamentare di 5.246,54 euro netti, 10.435 euro lordi. Sospesi invece rimborsi, diaria, spese per l’esercizio del mandato e per il trasporto. Fuori dal Parlamento, i grillini hanno contestato la decisione dei Questori della Camera, perché non è stata sospesa anche l'indennità, 10 mila euro lordi mensili. Proprio i Questori hanno fatto peró notare che in Commissione, i grillini nulla avevano eccepito, mentre si esaminava la decisione.

Alessandra Serio