Corsi d’oro, cadono tutti gli obblighi per Chiara Schirò

Era rientrata a Messina a novembre, dopo che il Tribunale Collegiale le aveva revocato il divieto di dimora sostituendolo con l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Ma adesso, per Chiarà Schirò non vi sarà neanche più neanche questa ultima, residua misura cautelare.
A stabilirlo sono stati i Giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Messina, accogliendo la istanza presentata dall’avvocato Nino Favazzo.
La moglie dell’onorevole Francantonio Genovese è con lui coinvolta nell’inchiesta sulla gestione dei fondi per gli Enti di formazione professionale Lumen, Aram e Ancol.
Dopo gli 8 mesi trascorsi ai domiciliari, i circa 10 di completa libertà, la settimana di divieto di dimora a Messina (disposta dopo la decisione della Corte di Cassazione) e gli ultimi 7 mesidi presentazione, per tre volte alla settimana, alla stazione dei Carabinieri di Ganzirri, il Tribunale ha infine revocato anche per la Schirò anche quest’ultima misura, ritenendo definitivamente decaduta ogni forma di esigenza cautelare. “Si tratta di un provvedimento – ha dichiarato il difensore della Schirò – che si segnala per il corretto utilizzo dello strumento cautelare da parte dei Giudici della Seconda Sezione Penale del Tribunale di Messina, che hanno saputo graduare progressivamente la misura, via via adeguandola rispetto alle esigenze cautelari del momento. Alla misura cautelare è stata, così, restituita la sua tipica funzione preventiva, in linea con i più elementari principi costituzionali, senza assecondarne una distorta e, purtroppo, sempre più diffusa applicazione quale vera e propria anticipazione di una pena che non si sa ancora, se ed in che misura, dovrà essere espiata”.