Corsi d’oro, al Riesame la scarcerazione di Capone

Nuovo passaggio davanti al Tribunale del Riesame per l’ex assessore comunale Melino Capone, il fratello Natale e gli altri imputati del processo Corsi d’oro coinvolti nella vicenda perché legati alle attività dell’Ancol e le coop di servizi collegate, a cominciare da Pianeta Verde. Il Collegio della libertà ha riesaminato il provvedimento del Tribunale che sta conducendo il processo e che alle udienze precedenti aveva concesso la libertà agli imputati ancora ai domiciliari. Una decisione che non condivisa dalla Procura.

Così il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita ha fatto appello al Collegio, che ha già esaminato altre posizioni lo scorso 3 marzo. Al vaglio erano andate per esempio la posizione di Chiara Schirò e Daniela D’Urso, le mogli degli ex sindaci di Messina, Francantonio Genovese e Giuseppe Buzzanca , ai quali gli enti di formazione messinesi facevano riferimento. Il Riesame si è riservato la decisione su tutte le posizioni.

Ieri hanno discusso gli avvocati Alberto Gullino, Marcello Scurria, Tommaso Autru e Salvatore Silvestro. Intanto però la posizione dei fratelli Capone e l’operato dell’Ancol è tornato sotto la lente investigativa e i nuovi sviluppi sono stati compendiati nel secondo provvedimento scaturito dall’inchiesta, quello che mia all’arresto di Genovese. Anche in questo caso ai Capone viene contestata l’irregolarità dei contratti con i fornitori, irregolarità che sarebbero servite a dragare i fondi destinati alla formazione professionale. Anche per i fratelli Capone, ai quali sono state sequestrate somme e beni per 53 mila euro a testa, la Procura aveva chiesto l’arresto. Richiesta che il gip De Marco ha respinto, sostanzialmente per il sol fatto che si tratta degli stessi fatti già contestati e in fase di accertamento processuale. (Al.Ser.)