Sistema Genovese: il ruolo chiave del commercialista Galletti. Gli investigatori cercano il “caveau”

E’ tutta per Stefano Galletti l’attesa, in vista degli interrogatori di garanzia che cominceranno martedì prossimo. Il gip Giovanni De Marco riceverà nella sua stanza del seminterrato di Palazzo Piacentini, insieme al commercialista che teneva i conti delle società di Elio Sauta e di Francantonio Genovese, l’esponente del Pd Salvatore La Macchia e i due fedelissimi di Genovese, Domenico Fazio e Roberto Giunta. I quattro affronteranno l’interrogatorio di garanzia accompagnati dai difensori, gli avvocati Carmelo Scillia, Isabella Barone e Nino Favazzo, e dovranno decidere se parlare, rispondendo alle domande del giudice, oppure scegliere di tacere, avvalendosi della facoltà di non rispondere.

I “fari”, però, sono accesi proprio sulla posizione del professionista – difeso dall’avvocato Salvatore Versaci – custode dei segreti “contabili” del sistema. Da subito dopo gli arresti del luglio scorso, la Guardia di Finanza è tornata a più riprese nello studio di Galletti e il commercialista è stato a lungo interrogato. La pressione della Procura, in primo luogo dell’aggiunto Sebastiano Ardita, è tutta sull’uomo dei conti di Genovese e Sauta, nella speranza che decida di collaborare, indicando la “cassaforte” che ancora sfugge agli investigatori, i flussi di denaro che “avanza”, nel calcolo delle entrate dai versamenti da parte della Regione per le attività destinate ai conti, e le uscite. Gli investigatori cercano il “caveau”, insomma. Sempre che esista.

Sino ad oggi Galletti ha sempre respinto le accuse, e carte alla mano ha rivendicato la regolarità delle operazioni nei conti delle società a lui affidate. Galletti è accusato di aver utilizzato Sauta come prestanome per alcune operazioni, in particolare per il passaggio dei beni strumentali dalla Trinacria, posta in liquidazione – liquidatore appunto Galletti – alla Sicilia Service. E’ sempre Galletti, si legge nelle imputazioni a suo carico, a utilizzare Salvatore Natoli e la Napi Service per simulare la regolarità di alcune operazioni. Operazioni che servivano in primo luogo a “schermare” il conflitto di interessi di Elio Sauta, che di fatto vendeva, comprava e subaffittava da e a se stesso, servizi, attrezzature e immobili, attraverso le fatture delle società di servizi a favore dell’Aram.

L’ente di formazione, così, appariva in regola e otteneva l’accreditamento. A dipingere il commercialista come la “mente” delle operazioni sono i conti, secondo le Fiamme Gialle, ma soprattutto le dichiarazioni di Salvatore Natoli il quale dopo il blitz di luglio, interrogato, ha disconosciuto persino alcune firme apposte a suo nome a diversi contratti. E’ lo stesso Natoli a raccontare di essere approdato allo studio Galletti come praticante nel 2003, su consiglio del professore De Domenico, che era stato suo docente ad Economia e Commercio. Nel 2006 a Natoli, fresco di abilitazione, Galletti propone la Sicilia service come primo incarico.

Alessandra Serio