Cronaca

Università bandita, i dettagli delle accuse ai 2 messinesi indagati

Ci sono anche due docenti universitari messinesi, entrambi molto noti anche fuori dall’ambiente degli atenei e oltre Messina, tra la lunga lista di indagati dell’inchiesta Università Bandita, portata avanti dalla Digos su alcuni concorsi all’ateneo di Catania.

Gli investigatori stanno vagliando il ruolo del professore Santi Fedele, docente di Storia, e del chirurgo Francesco Saverio De Ponte, professore a Medicina.

Per Fedele l’ipotesi di reato è di abuso d’ufficio e riguarda la sua partecipazione alla commissione di valutazione che assegnò il posto di ricercatore a Storia Contemporanea, alla facoltà di Scienze Politiche di Catania. Il posto andò a Sebastiano Granata, la selezione avvenne tra il luglio ed il settembre 2017, e secondo la DIGOS, che intercettò le conversazioni, il direttore del Dipartimento Giuseppe Barone contattò Fedele per assicurarsi che il posto andasse a Granata. Secondo gli inquirenti, il docente messinese si disse favorevole.

Per il chirurgo maxillo facciale De Ponte l’ipotesi di reato è diversa: turbata libertà della scelta del contraente. Tra il 2016 e il 2017 contattò i colleghi Giacomo Pignataro e Francesco Basile, prima uno poi l’altro rettori a Catania, perché venisse indetto il concorso per l’assegnazione di un posto di professore di seconda fascia a Chirurgia generale. Il posto doveva andare ad Alfredo Bianchi e De Ponte li avrebbe rassicurati sull’idoneità del candidato, “nonostante il Bianchi non avesse alcuna abilitazione all’insegnamento”.