Autorità portuale dello Stretto, Picciolo: “E ora la zona falcata”. Milazzo sbatte la porta

Mentre sull’Autorità portuale dello Stretto (Messina-Gioia Tauro) l’arma vincente è la condivisione tra Istituzioni, ordini, ateneo, imprenditori, si registrano anche i primi contrari, come il sindaco di Milazzo Carmelo Pino, che annuncia di voler sbattere la porta e andarsene, in un’ottica opposta a quella della globalizzazione.

Eppure, la proposta dell’Autorità portuale, per la prima volta a Messina, nasce dalla determinazione di voler trasformare un momento di crisi (e cioè l’obbligo per legge di accorpare le Autorithy) in opportunità di sviluppo e di decidere in prima persona, senza subirle, le decisioni della Politica. Per la prima volta i politici messinesi stanno portando avanti un percorso di condivisione che va oltre “gli interessi di bottega” e persino oltre l’interesse del singolo partito perché la proposta è stata costruita insieme agli ordini professionali, all’ateneo, sotto l’occhio vigile del prorettore Michele Limosani, degli imprenditori.

Insomma è un “frutto condiviso” e proprio questa condivisione deve essere l’arma vincente (vedi articolo allegato) che farà tra l’altro da volano ad un’altra idea, quella della Città Metropolitana e dell’Area Integrata dello Stretto.

“Mentre il sistema portuale della Sicilia sud orientale trova la sua ragion d’essere principale come terminale degli scambi con i paesi della costa nord africana e con Malta- è la tesi del documento congiunto che lunedì mattina sarà votato dal Consiglio comunale- le sorti di Messina sono state nei secoli legate alla capacità di intercettare i traffici lungo lo Stretto; e questi ultimi, grazie alla presenza dell’hub internazionale di Gioia Tauro, si presentano con notevoli prospettive di sviluppo, alimentati dall’enorme incremento delle relazioni commerciali fra Oriente ed Europa

La costituzione di un'unica autorità portuale mediante l’accorpamento dell’Autorità Portuale di Messina con Gioia Tauro e l’inserimento del porto di Reggio Calabria, e quindi di un’unica gestione delle infrastrutture marittime della costa siciliana e di quella calabrese, contribuisce alla realizzazione di un sistema portuale più competitivo nel bacino del Mediterraneo; un sistema articolato su scala interregionale, in grado di valorizzare le economie di scala e di funzioni. L’Autorità Portuale di Gioia Tauro e dello Stretto, infatti, presenta una peculiarità nel panorama nazionale, ossia quello di possedere ben nove porti attivi, uno dei quali core (Gioia Tauro) e un altro comprehensive (Messina). Oltre ai tre porti esistenti sul versante messinese (Milazzo, Messina, Tremestieri), si aggiungono altri tre porti sul versante calabrese dello Stretto (Gioia Tauro, Reggio Calabria e Villa S. Giovanni), a cui occorre aggiungere gli altri porti calabresi già oggi parte dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro (Palmi, Crotone e Corigliano)”.

Insomma le basi per iniziare a parlare un linguaggio europeo e non solo in dialetto messinese ci sono tutte.

Il documento finale, integrato con le proposte di tutti i partiti, sarà portato lunedì all’attenzione del ministro Lupi in vista della riforma dei porti e martedì 26 sarà lo stesso Accorinti a consegnarlo a Renzi.

Sull’argomento si registra la nota del presidente Pdr Beppe Picciolo: “La ritrovata unità d'intenti tra soggetti fino a qualche mese fa impegnati a curare il proprio particolare interesse politico apre, davvero, nuovi scenari per l'area integrata dello Stretto. Plaudiamo quindi con convinzione al determinante passo avanti sull'Authority portuale dello Stretto, definito con grande efficacia dal professore Limosani un sistema innovativo di governance per la mobilità delle merci e delle persone. Messina ha dunque la possibilità di ritrovare una centralità in questo sistema a tre punte (containers, logistica e passeggeri-croceristi) sfuggendo all'abbraccio mortale derivante da un eventuale accorpamento dell'autorità portuale con Catania e Gela, così come si sarebbe verosimilmente verificato (e programmato!!!)”.

Ed ha ragione Picciolo quando parla di “abbraccio mortale”, perché l’accorpamento con Catania oltre ad essere illogico guardando i numeri dell’Autorità portuale messinese, avrebbe finito con lo schiacciare definitivamente la nostra realtà a vantaggio dei vicini di casa. Picciolo va oltre, invitando l’assessore regionale messinese Giusy Furnari a farsi promotore per dare una spinta decisiva alla bonifica ed agli investimenti nella zona falcata e nella via Don Blasco, come peraltro annunciato mesi fa all’atto del suo insediamento, attivando la spesa dei fondi comunitari del Por 2014-2020 in questa direzione.

“Sappiamo, peraltro- continua l’esponente del Pdr- che queste tematiche sono già state affrontate la scorsa settimana in Calabria e nei tavoli tecnici cittadini dall'assessore Furnari. L’autorità portuale è un’opportunità offerta alla Città dello Stretto per ritrovare se stessa, regina e non più comprimaria in una prospettiva europea e speriamo non più vincolata e mortificata dalle solite logiche di invidie paesane, tipiche alle nostre latitudini”.

Picciolo e Greco chiederanno alla Furnari di chiamare a raccolta tutti i soggetti interessati a rilanciare la nuova Messina, partendo dallo staff tecnico della Sovrintendenza e dai vertici dell'Authority. Alla Furnari i due deputati chiederanno di verificare se anche sul versante del nuovo water-front sarà possibile trovare la stessa “ricetta di condivisione” usata per l’Autorità portuale dello Stretto in modo “da agganciare il treno dell'Europa e riuscire così a risvegliare un territorio addormentatosi per la negligenza di scelte politiche ed urbanistiche che affondano nel passato ma , purtroppo, però reiterate anche nell'ultimo decennio.La zona falcata deve rappresentare per l'area integrata dello stretto il primo e, forse , più importante simbolo di riscatto Tradotto in parole concrete: riuscire a trasformare il programmato scippo di competenze portuali in una grande assist per il rilancio del area dello stretto!”.

Ma mentre a Messina i politici ritrovano l’unità sotto la stessa bandiera, quella senza colori se non quelli dello sviluppo, a Milazzo a non essere affatto entusiasta della soluzione (e forse preferendo l’abbraccio mortale con Catania) è il sindaco Carmelo Pino che scrive: “Sono veramente sconcertato nell'apprendere le dichiarazioni di alcuni esponenti politici con riferimento al futuro assetto da dare al sistema di gestione dei porti di Messina e di Milazzo. Si sbandiera come una "conquista" un mero "cambio" di asservimento di una realtà economica-territoriale siciliana (Autorità Portuale di Messina e Milazzo) ad un'Autorità Portuale anziché ad un'altra.

Ci troviamo insomma di fronte ad un mero passaggio di collocazione in un contenitore anziché un altro. Per questa richiesta ci poteva pensare anche un semplice comitato di quartiere”.

Secondo Pino la proposta in modo semplicistico individuerebbe nello scalo di Messina il riferimento del crocierismo e in quello di Milazzo l’interfaccia dell'attività commerciale, rapportandolo con Gioia Tauro.

“Un ragionamento farneticante in quanto espressione di una subalternità nei confronti dello scalo portuale calabrese che non trova alcuna motivazione, nei fatti e nei modi, e che Milazzo respinge in modo netto– spiega il sindaco- Basti solo fare riferimento alla ripartizione del fondo destinato al finanziamento degli interventi di adeguamento dei porti alimentato su base annua, che per il solo 2013 ha riservato ai porti di Messina e Milazzo la cifra di 8,37312 mln rispetto a quella prevista per Gioia Tauro di 0,29815 mln, su un totale di tutti i porti italiani di 90 milioni. Da ciò non mi stupisco dell'estremo interesse della deputazione calabrese: stiamo consegnando su un piatto d’argento la cassa ad una asfittica Autorità Portuale”.

Il sindaco di Milazzo ricorda poi che dal tavolo delle discussioni sono stati esclusi gli altri comuni che fanno parte del Comitato dell'Autorità portuale di Messina (oltre Milazzo, San Filippo e Pace e del Mela) e che negli ultimi due anni si era instaurato un ottimo rapporto con l’Autorità portuale in vista di una progettualità per il porto di Milazzo che ha visto decollare opere ferme da anni.

“Grazie all'attuale presidente e al suo team, lo scalo di Milazzo ha ottenuto l'inserimento per la prima volta di molti progetti per la realizzazione di interventi infrastrutturali già nel Piano triennale delle opere pubbliche 2013/2015. Siamo riusciti a ritagliare al nostro porto un ruolo che gli spettava, complementare a quello di Messina, senza rinunciare all'ambizione di crescere come scalo turistico. Oggi invece il timore di perdere l'Autorità portuale di Messina, riconducibile alla fragilità della classe politica messinese sta portando alcuni parlamentari a ragionamenti a dir poco deliranti. Si scelga pure il suicidio ma Milazzo non seguirà questo funesto destino. Se Messina ha deciso di rinunciare alla sua Autorità portuale lo faccia pure; Milazzo e il suo porto non hanno nulla a che vedere con questo assetto gestionale. Del resto il porto di Milazzo nel 2001 fu annesso a quello di Messina per giustificare l'istituzione di questa Autorità portuale. Sarà un vanto ritornare scalo di interesse regionale con tanta voglia di competitività".

Insomma, Milazzo prende i bagagli, sbatte la porta e divorzia da Messina. Non si comprende bene se il sindaco Pino preferisse un accorpamento con Catania o una guerra contro Lupi contro una riforma che si farà a prescindere dalla volontà dei singoli.

Rosaria Brancato