L’Atm rinnova i contratti dei precari, ma non a tutti. Un lavoratore fuori dall’azienda

Una scelta drastica, impopolare, sofferta, ma necessaria. Necessaria nell’ottica di un percorso di risanamento, necessaria perché determinati cambiamenti devono passare anche da azioni incisive e dirompenti. All’Atm, forse per la prima volta dopo anni, un lavoratore è stato messo alla porta. In questi giorni sono stati prorogati i contratti agli ex Lsu ancora a tempo determinato, una procedura che negli ultimi tempi si è rinnovata con cadenza mensile. Ma non a tutti. Stavolta i contratti che hanno ottenuto la proroga sono stati 65 su 66 ancora oggi in attesa della stabilizzazione. Per uno dei lavoratori Atm niente più contratto, niente più lavoro. Non un vero e proprio licenziamento, perché di fatto si è trattato di un mancato rinnovo di un contratto in scadenza, ma la sostanza resta quella. La governance del direttore Giovanni Foti ha deciso di chiudere il rapporto di lavoro con uno dei dipendenti dell’azienda trasporti.

“Abbiamo riflettuto a lungo e ponderato con attenzione prima di arrivare a prendere questa decisione, ma alla fine era l’unica cosa giusta da fare per il bene di un’azienda in cui stiamo cercando di fare un percorso di efficienza. L’Atm deve rendere un servizio alla città e il servizio è fatto soprattutto dai lavoratori. Non può esserci più spazio per chi pensa che l’Atm possa essere uno stipendificio o un ospizio” ha spiegato il direttore Giovanni Foti per motivare un provvedimento che di certo segna un punto di rottura forte. “E’ stata una scelta molto sofferta sotto il profilo umano perché siamo tutti padri di famiglia e non vorremmo mai privare nessuno del proprio posto di lavoro, ma per cambiare rotta bisogna anche comprendere che per avere un’azienda efficiente bisogna avere anche dei lavoratori che garantiscano sempre quell’efficienza ed evidentemente in questo caso non è stato così”.

Alla base della decisione una lunga serie di provvedimenti disciplinari spiccati nei confronti del lavoratore, un numero di assenze esorbitanti, assenze non giustificate, il comportamento poco responsabile adottato dal lavoratore in ogni settore aziendale in cui nel tempo è stato impiegato. In pratica si tratta di un lavoratore che in media negli ultimi anni è stato assente quasi per la metà del tempo che avrebbe dovuto trascorrere in servizio, un lavoratore che troppo spesso non svolgeva il lavoro che gli competeva e che con le sue assenze e defezioni ha anche causato disagi e disservizi nell’erogazione del servizio di trasporto reso dall’azienda di via La Farina.

“In Atm stiamo lavorando sulla riorganizzazione del personale, soprattutto per definire quale dovrà essere l’assetto aziendale nell’ottica dei progetti futuri. Nel ragionamento sono inclusi i precari ex Lsu che tra l’altro dal prossimo anno saranno economicamente a carico dell’Atm perché dalla Regione non arriverà più un centesimo. Quindi saranno fatte attente valutazioni sul personale perché la nuova organizzazione dovrà rispondere a criteri di efficienza sia sotto il profilo finanziario che sotto quello che riguarda appunto l’erogazione dei servizi” ha continuato a spiegare Foti, fortemente convinto che, per quanto impopolare, questa doveva essere l’unica azione da mettere in campo.

Un provvedimento che di certo sarà accolto in via La Farina come un fortissimo campanello d’allarme soprattutto per chi è ancora senza contratto a tempo indeterminato. Un provvedimento che servirà anche a “svegliare” chi ancora ha continuato a non svolgere il proprio lavoro con dedizione e responsabilità. Il segnale sembra infatti chiarissimo: all’Atm non c’è posto per i fannulloni. E a quanto pare questa governance non avrà paura di assumere decisioni così impopolari e difficili per cambiare il quadro generale dell’azienda.

Francesca Stornante