Secondo palazzo di giustizia all’ex ospedale militare, i tanti dubbi della Cisl Fp

La Cisl Funzione Pubblica torna a criticare la scelta di realizzare il secondo Palazzo di Giustizia nell’ex Ospedale Militare, trasferendo così il Dipartimento di Medicina Legale in via Bonino.

Secondo quanto annunciato dal sindaco Accorinti il prossimo 9 di febbraio la data della firma del protocollo di intesa, ma il sindacato smorza gli entusiasmi. «Si deve ponderare bene la decisione di realizzare in quell’area il secondo Palazzo di Giustizia e soprattutto trovare, da subito, un’area alternativa dove collocare l’Ospedale Militare dichiarano Paola Zito e Calogero Emanueleperché al di là del ragionevole dubbio sulla funzionalità, si assisterà ad una lievitazione dei costi per mettere a norma le due sedi e al rischio che la città di Messina perda l’istituzione militare. Non vorremmo che questa operazione rappresenti l’apripista per procedere ad altre dismissioni ed accorpamento di servizi, tipo il dipartimento di Medicina Legale che copre l’intera Regione Sicilia ed il Sud Italia da Roma in giù».

La nuova struttura che dovrà ospitare l’Ospedale Militare, secondo la Cisl Fp – deve essere progettata per accogliere degnamente i lavoratori e l'utenza, ovvero i militari e civili sottoposti a provvedimenti sanitari medico-legali previsti dalle vigenti normative.

«L'area individuata a Gazzi – ricordano Emanuele e Zito – non è più utilizzata da oltre un ventennio e quindi si rende necessario prevedere anche una verifica ambientale del terreno per sgomberare ogni dubbio su ipotetici fattori inquinanti, cioè sulla presenza di amianto o altre sostanze dannose».

Per il sindacato, però, è inopportuno dismettere servizi strategici e, soprattutto, rinunciare ad attrezzature di ultima generazione come quelle oggi presenti nell’area dell’ex Ospedale Militare.

La riallocazione delle strutture dell’ex Ospedale Militare come la destinazione del secondo Palazzo di Giustizia, per la Cisl Fp, deve essere vista nella sua interezza, guardando al servizio ma guardando anche al destino della struttura e dei dipendenti che, per via di mosse affrettate e non ponderate, rischiano di essere trasferiti in altre province, se non addirittura in altre regioni, ingenerando gravi ripercussioni anche per l’economia cittadina e per l’intero indotto.