Da Palermo D’Alia rompe “definitivamente” con il Pdl e riapre al Terzo polo

Dopo la recente uscita dell’Udc dal governo regionale, guidato dal governatore Raffaele Lombardo, ed i tentativi di riavvicinamento, a livello nazionale, con il Pdl -condotti dal segretario Angelino Alfano – il cammino politico del Terzo polo sembrava essere giunto al capolinea. E, invece, a fugare ogni dubbio sulla possibilità di sopravvivenza di quell’alleanza tra i centristi, il Fli dell’ex nemico Fini e dell’Api di Rutelli, nata in forma sperimentale a proprio Palermo e consacrata a Roma, ci ha pensato il presidente dei senatori dell’Udc e coordinatore siciliano, Gianpiero D’Alia, dal palco del congresso provinciale e cittadino palermitano del partito di Casini.
“E’ un progetto nato a livello nazionale per modernizzare l’Italia e altrettanto deve fare in Sicilia. Quindi – ha dichiarato ancora D’Alia – è un progetto prima che politico, culturale. Non ho mai detto che il Terzo polo non esiste: esiste ed opera in tante realtà siciliane». Tuttavia, il senatore messinese D’Alia puntualizza: «non è mai nato alla Regione. La maggioranza, infatti, che ha retto fino a dicembre il governo Lombardo, è stata espressione di quel determinato momento politico, ma non è certo l’ ‘immagine’ del Terzo polo che, continua a livello regionale, a non avere un progetto di governo valido per superare le difficoltà della Regione siciliana». Secondo D’Alia, il nodo principale regionale riguarda la stesura del bilancio”, su cui polemicamente osserva : “Non si possono più confezionare i bilanci, facendo ricorso ai “giochi di prestigio” o tramite i contenziosi alla Corte costituzionale».
Tornando alle alleanze future, D’Alia taglia definitivamente con il passato e con il Popolo delle Libertà: «Non ci interessa – afferma nel suo intervento – entrare in alleanze confuse, tantomeno riproporne vecchie, abbondantemente fallite alla prova di governo». Il leader in Sicilia del partito di Casini esclude così un possibile riavvicinamento dei centristi al Pdl. «Se il bipolarismo è morto – spiega –, portando alla bancarotta l’Italia, di certo non possiamo cambiare opinione in vista delle amministrative palermitane». (DLT)