Ma l’isola pedonale permanente dev’essere pensata anche sul viale San Martino

Trapani, Agrigento, Siracusa, Ragusa, Catania, Reggio Calabria, Cosenza, Taranto, Bari, Salerno, Napoli. Ci fermiamo qui perché l’elenco potrebbe essere lunghissimo pur senza includere città del centro nord Italia o, figurarsi, europee. Si tratta di Comuni che hanno istituito, solitamente nella via centrale della città, un’isola pedonale permanente. Finora Messina è riuscita a distinguersi. In negativo, ovviamente. A meno che non pensiamo di essere tra le poche “furbe” città europee a regalare il centro città alle automobili ed al parcheggio selvaggio. Non si tratta di demonizzare il traffico veicolare, tutt’altro. Si tratta di prendere atto che il centro cittadino va vissuto a piedi, con grande beneficio sia per i cittadini sia per i commercianti.

Anche quest’anno, con ogni probabilità, si svolgerà la consueta isola pedonale natalizia. Se almeno per un mese all’anno, i messinesi hanno potuto passeggiare senza restare confinati in marciapiedi ristretti, il merito è dell’associazione Mille Vetrine che l’ha organizzata puntualmente. Come sempre, non sono mancate le critiche. Commercianti, nella stessa via dei Mille, che volevano tirarsi fuori, altri commercianti, nelle vie limitrofe, che si sentivano esclusi.

Tra gli obiettivi dell’amministrazione comunale, rientra la creazione di almeno un’isola pedonale permanente. Quella pensata, e proposta alle associazioni Mille Vetrine e Messina in Centro, riguarda il quadrilatero interno alle vie Tommaso Cannizzaro, Risorgimento, Maddalena e Ugo Bassi, con le quattro menzionate che rimarrebbero aperte al traffico, ed in più il prolungamento dell’isola pedonale di via dei Mille fino all’incrocio con via Nino Bixio, così com’è sempre stato nel periodo natalizio (vedi articolo a parte). Semplificando, si tratta della pedonalizzazione di piazza Cairoli, di 500 metri di via dei Mille e di 260 metri di via Giordano Bruno, oltreché delle strade intersecanti.

Ferma restando la validità della proposta, salta all’occhio la mancanza nel piano del viale San Martino. O meglio la sua inclusione per soli 100 metri fino all’incrocio con via Maddalena. La parte centrale del viale, invece, da piazza Cairoli a viale Europa, va pedonalizzata per tutti i suoi 800 metri, lasciando aperte le intersezioni di via Maddalena, via Santa Cecilia e via Trieste. Dev’essere questa la vera novità per cambiare volto al centro cittadino. Un centro che, nel tempo, potrebbe essere anche pavimentato rendendo impossibile il traffico viario, visto che il viale San Martino può anche contare sulla linea tranviaria per l’accesso ai mezzi di soccorso, così come del resto già avviene. Per fare le cose bene, basta copiare da chi bene le ha già fatte. Basta guardare al corso Umberto di Taormina, ad Ortigia, o più di recente a via dei Fori Imperiali a Roma. Anche lì proteste, critiche e manifestazioni, ma da quattro mesi pedonalizzato.

È pur vero che per pedonalizzare un’area, devono esserci i parcheggi e le vie alternative. È anche vero che non si può aspettare all’infinito. In una città ideale, il porto di Tremestieri è ampliato per ospitare anche le autostrade del mare, lo svincolo di Giostra è aperto in tutte le direzioni, il tram può contare almeno su dieci vetture, la nuova via don Blasco rappresenta un’altra alternativa di spostamento dal centro città alla zona sud. Perché questo avvenga, però, passeranno ancora degli anni. Bisogna allora sfruttare la possibilità di utilizzare al meglio ciò che c’è già. Una delle valide proposte dell’amministrazione comunale è la trasformazione della corsia preferenziale di via Cesare Battisti in corsia mista auto e bus, così com’è stato fatto nel tratto finale da via Santa Cecilia fino a viale Europa, creando una via alternativa per la chiusura delle strade destinate ad isola pedonale. Sarebbe possibile pensare anche all’istituzione del doppio senso in via Santa Cecilia e via Trieste, strade abbastanza larghe da essere utilizzate attualmente per la costante sosta in doppia fila, non solo “normale”, ma anche a spina di pesce.

E poi i grandi parcheggi, verso i quali i messinesi vanno “spinti”. Vogliamo dare per fatto il parcheggio Zaera sud, ci è stata fornita l’ennesima data di apertura, il 30 novembre, ma iniziamo a diffidare anche di questa. 750 posti auto tra i 455 del Cavallotti, i 216 di villa Dante e gli 80 del “fosso” di via La Farina. Il Cavallotti è l’esempio di come non si debba gestire un parcheggio. Eppure anche in questo caso non è difficile, basta copiare dalle altre città, si diceva prima. Il Cavallotti non si è riempito neppure nello scorso periodo natalizio, quando è stato reso gratuito per incentivarlo. Ma la cosa non sorprende. Quando si consente di parcheggiare gratuitamente in divieto di sosta esattamente davanti al negozio in cui ci si vuol recare, perché fare la fatica di camminare per la bellezza di 350 metri dal parcheggio fino a piazza Cairoli? O perché percorrere a piedi i 200 metri che dividono il parcheggio “fosso” di via La Farina dal viale San Martino? O ancora, a breve, perché fare a piedi i 500 metri tra il parcheggio di Villa Dante e il viale Europa? Tutte distanze “esorbitanti” che in altre città diventano “5 minuti a piedi” ma a Messina c’è bisogno della macchina.

Se davvero si vogliono riempire i tre parcheggi e sgravare dal traffico il centro città, bisogna mantenerli ben illuminati e puliti, bisogna incentivarli diminuendone il costo rispetto ai parcheggi “blu” in strada, bisogna prevedere un sistema di pagamento automatico più comodo dei “gratta e sosta”, così come avviene ovunque, col vantaggio di non dover preoccuparsi di correre a sostituire il “grattino” e di pagare più o meno l’effettiva sosta. Contemporaneamente, bisogna reprimere a spron battuto la sosta “selvaggia” soprattutto in centro città, nei pressi di piazza Cairoli e del viale San Martino. Quando e semmai questo avverrà, i cittadini saranno “obbligati” ad utilizzare i grandi parcheggi, rendendo il centro cittadino sicuramente più vivibile.

L’alternativa è quella di mantenere il viale San Martino nelle attuali condizioni. Arteria stradale fondamentale, per alcuni, tanto da bearsi di percorrere 800 metri in 20 minuti. Il Comune, finora, ha dimostrato di non essere in grado di contrastare la sosta vietata sulla via principale della città. Solo interventi sporadici, poi tutto come prima. Se non si vuole pensare alla pedonalizzazione di viale San Martino, si dica allora che va bene così, che ci si arrende alla sosta “selvaggia” e che le lunghe code con i pedoni ristretti nei marciapiedi sono un bel biglietto da visita per una città che ama definirsi “turistica”.

(Marco Ipsale)