Accorinti: “Non credo al ricorso senza l’avallo o addirittura l’input del Pd”

Sono attacchi di fioretto quelli che il sindaco, Renato Accorinti, riserva per il suo avversario alle recenti elezioni, Felice Calabrò. I due si sono incontrati per chiarire gli aspetti legati al ricorso presentato da tre candidati al Consiglio comunale di matrice centrosinistra. 59 i voti che separarono Calabrò dalla vittoria al primo turno, prima della sonora sconfitta al ballottaggio, ma adesso un riconteggio dei voti, da parte del Tribunale Amministrativo Regionale, potrebbe ribaltare il responso.

“Volevo parlare direttamente con Felice perché con lui ho avuto sempre rapporti di cordialità – esordisce il sindaco -. Gli ho fatto delle domande chiare per capire realmente qual è la sua posizione, faccia a faccia, dato che aveva promesso che non avrebbe fatto alcun ricorso. E’ vero che lui personalmente non ha fatto il ricorso ma chi lo ha fatto è gente del Pd e sinceramente, lo dico con chiarezza e tranquillità, non penso che qualcuno del Pd si possa svegliare una mattina e proporre ricorso su un tema così delicato e scottante per la città, senza avere l’avallo o addirittura l’input della direzione e di Francantonio Genovese”.

Durante l’incontro, Calabrò ha ribadito che attenderà gli esiti del ricorso e si regolerà in base alle conseguenze che il risultato della sentenza avrebbe sulla città. Da qui, l’attacco da parte del sindaco Accorinti: “Fermo restando che lui, o chi per lui, ha tutto il diritto di fare ricorso, bisogna accettare anche le conseguenze morali di un simile gesto. In campagna elettorale, io ho promesso che avrei reso pubblico il mio 730 e, da sindaco, avrei guadagnato non un solo centesimo in più. Se oggi dicessi che non lo faccio più e che prendo tutto lo stipendio che spetta al sindaco, rientrerebbe tra i miei diritti. Ma la gente esprimerebbe un pessimo giudizio nei miei confronti. Calabrò aveva promesso che non avrebbe fatto alcun ricorso. La gente giudicherà anche questo”.

Per altro, Accorinti rimanda a Calabrò, perché “non parlo a nome suo. E conclude: Sono sereno, non mi lascerò condizionare nel mio operato da queste vicende.Eventualmente, se sarà necessario, ci rivolgeremo al CGA ”. Ma il sassolino nella scarpa, forse una grossa pietra più che un sassolino, adesso non c’è più.

(Marco Ipsale – Francesca Stornante)