Cultura e spettacoli

Sebastiano Caputo racconta il mondo islamico sciita

Lunedì 9 settembre presso il Salone degli Specchi dell’ex Provincia ha avuto luogo la presentazione del libro “Mezzaluna sciita” (GOG Edizioni) di Sebastiano Caputo. Il promotore dell’evento è Naxoslegge, in collaborazione con l’Associazione Città Plurale. L’evento è stato introdotto da Fulvia Toscano e Sakiko Tamako Chemi, e coordinato da Fortunato Grillo. È intervenuto anche Salvo Ardizzone.

Caputo è un giovane giornalista: classe 1992, collaboratore de Il Giornale e Treccani, ideatore e direttore della rivista online “L’Intellettuale Dissidente”, presidente della “Fondazione SOS Cristiani d’Oriente” e già autore di “Alle porte di Damasco. Viaggio nella Siria che resiste” (GOG Edizioni, 2017).

Nel testo “Mezzaluna sciita” Caputo si immerge nella realtà musulmana sciita che popola quella fascia di territorio (dal Libano, passando per la Siria e all’Iraq, fino ad arrivare all’Iran) che, vista dall’alto, forma una vera e propria parabola – da cui il nome, “mezzaluna” per l’appunto. La differenza fra l’Islam sciita e l’Islam sunnita è radicata in una antica contesa relativa al successore del profeta Maometto. Oggi, tuttavia, una simile divisione si è colorata di motivazioni geopolitiche e, quindi, di egemonia regionale: in parole povere, l’Iran (sciita) contro l’Arabia Saudita (sunnita).

Caputo spiega che il libro coniuga l’aspetto religioso e l’aspetto geopolitico della questione mediorientale. E aggiunge: «L’aspetto religioso è più importante di quello politico». Scritto in prima persona e frutto di diversi viaggi compiuti negli ultimi anni, “Mezzaluna sciita” è un testo prezioso che permette di andare a fondo nel tessuto sociale delle popolazioni arabe e persiane della regione. Ma non si limita a parlare delle comunità musulmane: i cristiani sono parte integrante del contesto mediorientale, come spiega puntualmente Caputo. «Racconto anche la loro epopea», dice.

Sebastiano Caputo ha concluso l’intervento al Salone degli Specchi con il racconto di una grandiosa esperienza che ha vissuto nel 2017. Si tratta del pellegrinaggio di Arabeen in Iraq, la celebrazione religiosa che commemora il martirio di Hussein, nipote di Maometto e figlio di suo cugino ‘Ali. Caputo ha camminato dalla città di Najaf, sede della tomba di ‘Ali, fino alla città di Karbala, dove Hussein fu ucciso. Si è unito alla folla di fedeli sciiti vestito di nero – come vuole la tradizione – ma con la croce al collo, non nascondendo la sua fede personale. «Non ho avvertito alcuna ostilità, solo una profonda curiosità. Mi riferisco alla curiosità degli sciiti di conoscere il cristianesimo e, quindi, di incontrare un cristiano che camminava con loro». Il pellegrinaggio, interamente svolto a piedi per 80 chilometri, si è concluso davanti al santuario di Hussein dove Sebastiano Caputo ha recitato il Padre Nostro.

A metà del percorso Caputo è stato fermato da alcuni clerici sciiti e interrogato sulla sua presenza in mezzo a loro. Incalzato dalle domande, come riporta fedelmente nel libro, ha risposto: «Prima di tutto sono un giornalista italiano, ma ritengo che ogni giornalista debba essere impegnato, per cui partecipo anche in quanto cattolico. Vedete, in Occidente si ha una percezione del mondo islamico negativa, semplicisita e soprattutto monolitica a causa del terrorismo e dell’immigrazione. Pochi sanno che all’interno dell’Islam gli sciiti non solo combattono il terrorismo ma difendono anche la libertà delle loro nazioni, perché in quelle nazioni vogliono viverci. Partecipo dunque per raccontare lo spirito degli sciiti ma anche la loro ferrea fede. Non siete così diversi da noi cattolici: abbiamo molti punti in comune sul piano teologico, il nostro destino si incrocia se si legge tra le righe della Fine dei Tempi dei nostri testi sacri. E poi oggi siamo vittime dello stesso sistema politico, economico e morale. Da cattolico vengo per costruire un dialogo con voi senza il filtro dei mass media, perché occorre camminare nella stessa direzione».