E dopo il Piano Aro chi gestirà i rifiuti? I Revisori dei Conti ribadiscono il no alla soluzione Amam

Il Piano Aro va in consiglio, ma la strada per l’affidamento dei rifiuti all’Amam resta difficilissima. Due provvedimenti importantissimi per il futuro della gestione dei servizi ambientali, due provvedimenti su cui l’amministrazione Accorinti adesso ha deciso di premere l’acceleratore perché alle porte ci sono scadenze perentorie e il Comune è davvero di fronte a scelte obbligate. Oggi sarà il secondo giorno dedicato al Piano Aro dopo la seduta di consiglio di ieri pomeriggio (vedi articolo a parte), ma i dubbi e la confusione continuano a regnare sovrani. Non è bastata una commissione Bilancio con gli assessori Eller e Ialacqua, il segretario Le Donne, i Revisori dei Conti, il dirigente del Dipartimento Ambiente Signorelli e poi il dibattito in aula. Un parterre delle grandi occasioni perché dal Piano Aro dipende la gestione dei rifiuti per i prossimi 9 anni e da questo documento passano alcune linee strategiche fondamentali come la gestione in house. Poco chiaro però cosa potrebbe succedere se non si approvasse entro il 30 giugno. L’ombra del commissariamento regionale e dell’affidamento dei servizi ai privati è ciò che è previsto dall’ultima ordinanza regionale. I consiglieri però vogliono chiarezza su piano finanziario e aspetti procedurali degli atti. Per questo oggi si replica già a cominciare dalle 13 con una seduta straordinaria della I commissione bilancio.

Intanto però fa discutere anche la delibera che il consiglio dovrebbe trovarsi tra le mani una volta approvato il Piano Aro. Si tratta dell’affidamento dei servizi di igiene ambientale all’Amam, la famosa mini Multiservizi sognata da questa amministrazione e soprattutto dal segretario generale Le Donne. E proprio lui, infatti, ha provato a difendere in ogni modo la delibera che racchiude questa maxi operazione. I Revisori dei Conti però non sono d’accordo. E così va avanti lo scontro a suon di note tra il segretario e il collegio contabile su quel parere non favorevole esitato una decina di giorni fa dai revisori (VEDI QUI). Tra i punti di criticità che l’organo presieduto da Dario Zaccone aveva segnalato, c’erano soprattutto la mancata asseverazione del Piano economico finanziario che sorregge l’operazione la mancanza dei bilanci di Amam e Messinambiene. Le Donne aveva replicato fornendo la sua interpretazione delle norme, soprattutto in merito all’asseverazione, spiegando che non era necessaria perché non figurano investimenti (VEDI QUI). Una tesi che però non ha convinto i Revisori che hanno sfornato una nuova nota in cui ribadiscono il loro parere non favorevole e invitano a questo punto l’amministrazione a portare comunque in aula la delibera, ricordando tra l’altro che il parere dei revisori è obbligatorio ma non vincolante.

Nella nota il collegio «prende atto dell’interpretazione del Segretario Generale, ma non ne condivide le conclusioni per i seguenti motivi: l'affidamento in house providing della gestione del ciclo rifiuti alla società Amam Spa In house providing rappresenta un’operazione amministrativa di particolare delicatezza e rilevanza in termini dl effetti sociali ed economico-finanziari, le cui conseguenze, eventualmente negative, si ripercuoterebbero direttamente sulla collettività. Il collegio dei revisori spiega di apprezzare gli sforzi interpretativi di Le Donne ma la lettura a cui approdano è diversa. Per speigare meglio i motivi delle perplessità, i revisori ripercorrono le fasi di predisposizione dell’atto di affidamento:

1)Il Presidente del Consiglio di amministrazione di Amam Spa, sottopone il Piano Economico Finanziario, redatto dal Consulente della società, al consiglio di amministrazione che lo "adotta", nella riunione del 29.03.16, per trasferirlo all'esame degli azionisti.

2)Lo stesso giorno, 29.03.16, l'assemblea a socio unico "approva" il Plano economico finanziario senza alcun parere da parte del collegio sindacale della società e/o del soggetto a cui è affidato il controllo contablle, che relazioni e ne attesti la sostenibilità con riguardo agli effetti economico-finanzlari dell'importante acquislzlone, tali da poterne compromettere gli equilibri di bilancio a le attese economiche dell'Ente socio, anche rispetto agli impegni assunti nel Piano di riequilibrio finanziario.

3) L’assemblea approva, in data 29.03.16, il Plano economico finanziario "adottato" dal CDA così come sottoposto, quindi senza alcun parere da parte dell'Organo di controllo della società;

4) La Giunta Comunale nella seduta n.235 del 31.03.16, "…."fatto proprio" il contenuto formale e sostanziale del provvedimento proposto, delibera di approvare la proposta" e la trasmette agli scriventi Revisori del Conti del Comune per il parere.

I revisori spiegano che «dalla documentazione sottoposta all'Organo dl controllo del Comune, si evince che l'Ente socio che opera in regime dl controllo analogo, non ha richiesto a nessun Organo tecnico della società Istituzionalmente deputato (Collegio sindacale e/o Organo di controllo contabile della società), di attestare la sostenibilità finanziaria dell’affidamento e la correttezza delle valutazioni espresse nel Piano economico finanziario, da sottoporre al vaglio del Consiglio comunale. La delicata operazione di trasferimento del servizio di gestione del ciclo rifiuti deve essere motivata attraverso una puntuale Relazione nella quale l'Ente deve dar conto della sussistenza del requisiti previsti dall'ordinamento Europeo per la forma dl affidamento prescelta e ne motiva le ragioni con riferimento agli obiettivi di universalità e socialità, dl efficienza, di economicità e di qualità del servizio». Alla luce di queste considerazioni, continua la nota, «tale obbligo non può che essere adempiuto predisponendo un dettagliato Piano economico finanziario attraverso il quale si possano valutare gli effetti dell’affidamento».

La dose viene rincarata aggiungendo il passaggio della norma che secondo i Revisori non dà chance all’amministrazione e impone l’asseverazione: “al fine di assicurare la realizzazione degli interventi infrastrutturali necessari da parte del soggetto affidatario, la relazione deve comprendere un piano economico-finanziario che, fatte salve le disposizioni di settore, contengano anche la proieizioni, per il periodo di durata dell’affidamento, dei costi e dei ricavi, degli investimenti e dei relativi finanziamenti, con la specificazione, nell’ipotesi di affidamento in house, dell’assetto economico-patrimoniale della società, del capitale proprio investito e dell’ammontare dell’indebitamento da aggiornare ogni triennio. Il piano economico finanziario deve essere asseverato da un istituto di credito o da società di servizi costituire dall’istituto di credito stesso e iscritte nell’albo degli intermediari finanziari”.

Quindi, spiegano i Revisori, l’interpretazione del segretario generale, secondo cui poiché non sono previsti investimenti non occorre asseverare il piano economico finanziario, non può trovare d’accordo il collegio.

L’organo presieduto da Dario Zaccone e composto da Federico Basile e Giuseppe Zingales non ha dubbi: parere non favorevole. Un’altra batosta che rischia adesso di condizionare anche la discussione sul Piano Aro, considerato che il passaggio immediatamente successivo sarebbe ovviamente l’affidamento del servizio. L’amministrazione potrebbe decidere di portare ugualmente l’atto in aula, a prescindere dal parere negativo. Ma difficilmente troverebbe l’approvazione di un’aula che già in questi giorni ha tirato fuori mille dubbi e quesiti sul futuro della gestione rifiuti. La terra promessa Amam sembra sempre più lontana e la sensazione è che adesso siano sempre meno coloro i quali credono veramente che sia questa la strada giusta. Tra Palazzo Zanca e le partecipate coinvolte in questa grande operazione i malumori e le perplessità non mancano. Ovviamente mentre il tempo scorre.

Francesca Stornante