cronaca

Sedicenne morto a Merì, è giallo. Cosa sappiamo della vicenda

BARCELLONA – Un caso di bullismo finito in tragedia? Un omicidio premeditato? Un gesto estremo? E’ ancora presto per mettere a fuoco esattamente cosa è successo al sedicenne Ayman Serti a Merì. Da un lato c’è la famiglia che respinge con forza ogni ipotesi di suicidio, dall’altro ci sono le prime indagini che non sembrano rivelare indizi concreti, ancora, che portano ad imboccare con decisione la pista del suicidio.

Le mosse degli investigatori


Top secret i risultati dell’autopsia, effettuata ieri dal medico legale Letterio Visalli. I risultati completi saranno presentati tra qualche settimana, anche perché ci sono da completare anche gli esami tossicologici richiesti dalla Procura. Intanto il primo esame del consulente non ha rilevato segni di violenza sul corpo del ragazzo ma soltanto le profonde ferite delle fiamme. L’esame, ordinato dal sostituto procuratore di Barcellon Dora Esposito, mira a chiarire anche il momento esatto della morte del giovane: il suo cuore ha smesso di battere prima o dopo che venissero appiccate le fiamme?

Sul caso la Procura ha chiesto il più stretto riserbo, per non pregiudicare gli accertamenti e per l’età della giovane vittima. Ma gli accertamenti non si fermano e un altro tassello importante sarà chiarito dalla perizia sul cellulare del ragazzo, sequestrato dai Carabinieri ed affidato al consulente tecnico Antonino Biondo. Fondamentale, l’analisi del cellulare e dei messaggi, per ricostruire le ultime ore e i contatti del ragazzo, che dalle prime testimonianze sembra aver cambiato i propri piani, in serata, dopo un contatto telefonico.

Il bullismo sullo sfondo?

I carabinieri intanto hanno messo sotto la lente il mondo del ragazzo, il gruppo dei coetanei che frequentava e i suoi contatti social. Sentiti anche i compagni di scuola e gli insegnanti. L’obiettivo è ricostruire l’ambito nel quale si muoveva l’adolescente, per confermare o smentire l’ipotesi che si fosse creata, intorno a lui, una situazione di disagio.

L’avv. Coppolino: “Un ragazzo perbene”

“Si trattava di un ragazzo molto perbene che faceva una vita normale, studiava e d’estate andava anche a lavorare a Salina. Secondo il fratello è impossibile che si sia suicidato. So che le forze dell’ordine stanno indagando in tutte le direzioni. La famiglia chiede solo chiarezza su quanto avvenuto”, commenta all’Ansa l’avvocato Giuseppe Coppolino all’Ansa, che assiste la famiglia. “Siamo fiduciosi sull’operato della magistratura. So che si sta procedendo ad analizzare anche il telefono ma al momento non sono a conoscenza di eventuali messaggi mandati da qualcuno che avrebbero indotto il ragazzo a cadere in una trappola”, dichiara il legale.