Conti del Comune: il vaso di Pandora. Atti in Procura. La "bomba" Atm

Conti del Comune: il vaso di Pandora. Atti in Procura. La “bomba” Atm

Rosaria Brancato

Conti del Comune: il vaso di Pandora. Atti in Procura. La “bomba” Atm

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domenica 07 Ottobre 2018 - 22:00

Un'intera domenica a Palazzo Zanca per esaminare una situazione finanziaria drammatica: continuano ad emergere nuovi debiti. Solo all'Atm si sono superati i 72 milioni di euro di debiti, dei quali, 10-15 da pagare entro dicembre.

Non era mai successo, ma nonostante una giornata d’ottobre che sembrava piena estate, consiglieri comunali, sindaco, assessori e vertici delle partecipate, sono rimasti in Aula dalle 10 alle 14 e dalle 16 alle 20 per esaminare la situazione economico finanziaria del Comune. Un lavoro certosino che è solo all’inizio e che proseguirà martedì alle 15. Con il passare delle ore, attraverso gli interventi degli assessori e dei presidenti delle partecipate è emerso un VASO DI PANDORA tale da allarmare gli stessi consiglieri. Pochissimi gli assenti, l’esatto contrario di quanto avvenuto nel precedente mandato.

Se la mattinata è stata dedicata all’analisi debito per debito, l’ordigno nucleare è esploso nel pomeriggio con la relazione del presidente dell’Atm Campagna che ha dipinto un quadro persino peggiore di quanto emerso in questi tre mesi.

In serata è stato deciso che lunedì mattina tutti i verbali delle due sedute (quella di sabato e quella di domenica) e la parte della relazione di fine mandato che riguarda l’Atm saranno trasmessi in Procura.

Ma andiamo per ordine.

La prima parte della giornata è stata riservata all’analisi dei debiti fuori bilancio e alle voci in uscita del Piano di Riequilibrio targato amministrazione Accorinti.

Il Salva Messina, nell’intenzione del sindaco, può scaturire solo dopo l’operazione verità sui conti, che comunque terminerà mercoledì 10, termine entro il quale tutti i dirigenti dovranno trasmettere all’amministrazione eventuali debiti che, per errore, sviste o amnesie, sono rimasti nei cassetti.

L’obiettivo è rimodulare il Piano di riequilibrio esclusivamente su provvedimenti sostenibili e concretizzabili. Per questo le prime ore sono state dedicate alla massa debitoria complessiva.

Nel pomeriggio è stata la volta delle partecipate. Per quanto riguarda l’Amam è stato ribadito come la posta inserita nel Pluriennale e che prevede l’inserimento di utili dell’azienda nel Riequilibrio per 2 milioni e 300 mila euro l’anno non è prevista dalla legge che anzi impone il reimpiego di eventuali utili per migliorare il servizio.

Ma la bomba, per quanto già si sapesse, è stata l’Atm. Già nelle scorse settimane abbiamo dato notizia di una massa debitoria che è addirittura raddoppiata, passando da 32 milioni e 600 mila a 65 milioni e 600 mila, negli ultimi 5 anni (leggi qui), trasformando l’Atm in una fabbrica di debiti, compreso il mancato pagamento dei contributi previdenziali ai lavoratori, lievitati del 600% in 5 anni da 3 milioni e 200 mila a 22 milioni (leggi qui). Oggi è emerso che ai 33 milioni di euro di debiti nuovi di zecca che vanno ad aggiungersi agli altri per un totale di oltre 65 mlioni. Entro dicembre inoltre l'azienda deve sborsare altri 10, 15 milioni che materialmente non ha. E che non ha neanche il Comune.

Nelle prossime ore ci sarà una riunione dei vertici dell’azienda insieme ai revisori dei conti. Il presidente Campagna ed il Cda, stanno pensando anche alle dimissioni. Hanno ereditato una situazione drammatica. Nel frattempo è certo che tutta la corposa documentazione, di concerto con i consiglieri, sarà trasmessa in Procura, perché se esplode l’Atm, si trascina tutto il Comune. In Aula il presidente Campagna ha letto alcune mail ed alcune note ufficiali trasmesse dall’ex dg De Almagro e dagli ex vertici dell’Atm come Foti all’ex amministrazione Accorinti. Spesso e volentieri erano i vertici Atm che “scrivevano” letteralmente le delibere che poi la giunta avrebbe approvato. Ci sono documenti ufficiali risalenti al 16 maggio (piena campagna elettorale), nel quale ad esempio De Almagro spiega all’amministrazione Accorinti che se non acconsente all’aumento del Piano industriale così come richiesto da Foti (50 milioni nell’arco di tempo 2018-2020 invece di 37), nel secondo semestre 2018 non potrà essere garantito il servizio. L’azienda era quindi consapevole ed a conoscenza di una situazione di insostenibilità. Peraltro Accorinti aveva già negato quell’aumento, ma nonostante questo l’Atm continua a spendere. Il 7 giugno, a ridosso del primo turno elettorale, De Almagro scrive alla Tempor (azienda interinale che avrebbe dovuto selezionare gli autisti) indicando nei dettagli le modalità da seguire per scegliere i vincitori. La commissione sarebbe stata integrata con consulenti dell’Atm e De Almagro chiede all’agenzia interinale di eseguire le stesse modalità del bando del 2017, limitando quindi la selezione al colloquio ed escludendo i test (di prove pratiche di guide non se ne parla neanche). C’è poi la clausola sociale per la quale dei 75 autisti da selezionare, 44 sarebbero stati scelti tra quelli già selezionati nel 2017.

Il sindaco ha poi posto interrogativi a proposito di quanto previsto dal contratto integrativo Atm in base al quale, nonostante la grave situazione economica “i sindacati hanno raggiunto un accordo per aumenti di circa 300 euro al mese per dipendente, per un totale di un milione e mezzo l’anno”. Cifre da ridiscutere così come quell’indennità di presenza che garantisce mensilmente 100 euro in più se si registra lo stesso numero di presenze dell’anno precedente (!!)

Un quadro allarmante, un’emorragia che rischia di trascinare il resto, anche se si cercherà di lavorare sul fronte dei crediti per capire quali sono quelli realmente esigibili e con quanta rapidità e se si possono fare transazioni. E’ su questo fronte che si lavorerà nelle prossime ore anche se la forbice tra debiti e crediti è troppo ampia.

All’appello mancano i bilanci dal 2001 in poi.

Il capitolo Atm ha preso gran parte del pomeriggio pertanto la parte restante, servizi sociali, Messinaservizi, patrimonio immobiliare, è slittata alle prossime sedute.

Alle 20.30 giunta e consilieri hanno lasciato Palazzo Zanca, con una maggiore consapevolezza sul baratro ma anche con la determinazione di trovare, là dove possibile strumenti per uscirne.

Abbiamo esaminato la disastrosa eredità che abbiamo ricevuto sotto il profilo economico – finanziario- commenta De Luca- Circa 30 milioni di euro di nuovi debiti (il dato definitivo lo avremo mercoledì) prodotti dal 2014 ad oggi che si aggiungono agli oltre 400 milioni di euro di debiti prodotti al 31 dicembre 2013 e che fanno parte del piano di riequilibrio pluriennale in corso di rimodulazione. La situazione è drammatica perche’ i nuovi debiti dal 2014 in poi vanno onorati subito con le risorse del bilancio comunale. Grazie di cuore a chi ha guidato Palazzo Zanca prima di noi”.

Finita la parte dell’analisi il Consiglio dovrà valutare le proposte del SALVA MESSINA.

Il sindaco ha individuato linee guida che dovranno essere riempite di contenuti dall’Aula. Due dati sono certi: la scadenza del 23 novembre per esitare almeno 500 delibere propedeutiche alla rimodulazione del Piano e il 25 novembre per trasmetterlo al Ministero. Le proposte di De Luca nell’articolo in home page (leggi)

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. Visto che dopo il confronto in aula i numeri sembrano essere confermati, io da semplice non addetto ai lavori, mi chiedo come sia possibile oggi la scelta di rimodulazione, quando già cinque anni fa De Luca riteneva si dovesse dichiarare il dissesto. Ma quale logica c’è in tutto quanto sta accadendo? In ultimo vogliamo accendere i riflettori anche sul consiglio dei revisori che ha sempre fornito patere positivo alla fine?

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  2. L’ATM è stata sempre nell’occhio del ciclone,, già negli anni scorsi vi erano state indagini per conti gonfiati e retribuzioni ricevute per servizi resi anche da sindacalisti nei gioni canonici delle festività, alcuni procedimenti conclusi con assoluzioni e l’azineda ha dovuto corrispondere ulteriore moneta oltre quella già sottratta. Inviate gli atti alla Corte dei conti e loro sapranno cosa fare

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