Luca, Luigi e Giuseppe: i tre angeli di Scarcelli. Il ricordo e la speranza

Sei anni. Sono trascorsi sei anni dall’alluvione che cambiò per sempre la vita di Saponara e delle sue frazioni più colpite, dei paesi della provincia tirrenica devastati dalla furia dell’acqua e del fango, di Barcellona e dei suoi abitanti che per giorni spalarono fango da case, strade e negozi. Sei anni che sembrano un’eternità e che però in giorni come questo ti fanno tornare indietro con la memoria come se anche il tempo fosse rimasto intrappolato nel fango che diventa duro più della pietra e pesa nei cuori come un macigno.

«Ogni volta che c’è un temporale non riesco a non pensare a quel giorno. Sembra di rivivere ogni volta una tragedia che non si può dimenticare. In giorni come questi il dolore torna forte come se il tempo non fosse mai passato. Mio fratello Luigi e mio nipote Giuseppe sono ogni giorno nei nostri pensieri, li portiamo nel cuore, ma ogni volta in questo giorno la mancanza si fa sentire di più». Sono le parole di Mariano Valla, fratello di Luigi e zio di Giuseppe, padre e figlio che persero la vita intrappolati nella loro casa a Scarcelli. Trovare le parole, nonostante siano trascorsi sei anni, per Mariano, è ancora difficile. Si va avanti pensando a come sono state ingoiate dal fango i sacrifici, i sogni, i progetti, le vite di una famiglia intera. «Mio nipote stava per laurearsi in Medicina, era vicino a coronare il suo sogno. Oggi quando penso a lui lo immagino già medico, sarebbe stato felice di quel percorso che aveva scelto. E immagino mio fratello altrettanto orgoglioso perché era un semplice operaio e aveva fatto tanti sacrifici per far studiare i suoi figli». Oggi la moglie di Luigi e l’altro figlio, salvi perché non si trovavano in quella casa, vivono a Villafranca. «Quel che resta di quella casa distrutta è ancora lì. Quella zona ormai è un deserto, non c’è più nessuno. Mi è capitato di tornarci e ogni volta è un colpo al cuore perché ricordo tante cose di quella casa e oggi è lì quasi a ricordarci la tragedia che ci ha colpito».

Quella maledetta alluvione si portò via anche il sorriso e la spensieratezza del piccolo Luca Vinci. Aveva solo 10 anni. Era un bambino che oggi sarebbe stato felice di crescere insieme alla piccola sorellina che la mamma, proprio all’epoca, portava in grembo. Oggi il nome di Luca è diventato il nome del bar che la mamma ha aperto pochi anni fa a Villafranca. Quel bar che oggi è rimasto chiuso perché ci sono giorni in cui la vita si ferma per ricordare.

Nessuno dimentica i suoi tre angeli di Scarcelli. Luca, Luigi e Giuseppe sono vivi nella memoria di chi ha vissuto sulla propria pelle l’angoscia di quella giornata infinita in cui la pioggia non sembrava volersi fermare. Perché c’è una cosa che il fango non riuscirà mai a soffocare: il ricordo di chi non c’è più.

«Ogni volta che piove ho paura» dice Mariano Valla. «Ogni volta che accade una tragedia di questo tipo ripenso sempre a loro e a quel maledetto giorno. Quel pomeriggio non riuscivo a capire cosa stesse accadendo, ero a lavoro, mi dicevano che forse era successo qualcosa ma non ci volevo credere. Oggi l’immagine che mi torna nella mente è sempre quella che mi sono trovato davanti agli occhi appena sono arrivato a Scarcelli. Spero solo che anniversari come questo possano essere un modo per ricordare alla politica e alle Istituzioni che i territori hanno bisogno di cura. Perché altrimenti prima o poi da qualche parte ci sarà un altro 22 novembre 2011».

Francesca Stornante