Nonostante l’esodo le Ferrovie sono le “figlie del dio minore dello Stretto”

Le Ferrovie continuano ad essere “i figli del dio minore dello Stretto”. A farne le spese sono i viaggiatori ed i lavoratori, in barba a qualsiasi principio di continuità territoriale garantito dalla Costituzione. Se decidi di attraversare lo Stretto per “raggiungere il Continente”, come dicevano i nostri nonni, devi mettere anche in valigia almeno due tonnellate di pazienza e tolleranza. Doti titaniche che devi aumentare se sei costretto a prendere i traghetti delle Ferrovie, perché Rfi ce la mette tutta per scoraggiare i malcapitati viaggiatori e spingerli verso Caronte Tourist o Metromare (e quel che ne resta dal 28 giugno…..).

Dal 14 aprile infatti, quando la giovane finanziera Caterina Del Giudice, è morta precipitando con l’auto nella rampa d’accesso della marittima mentre stava salendo a bordo della Scilla, è vietato il transito per raggiungere le navi, sia ai pedoni che agli automobilisti. In seguito all’incidente è stata parzialmente posta sotto sequestro la rampa d’accesso e Rfi ha esteso il divieto a tutto il tratto e nonostante siano trascorsi TRE MESI non è stato ancora effettuato alcun intervento risolutivo che ponga fine ai disagi per i viaggiatori, costretti (guarda caso) a dirottare il percorso, sia a piedi che in auto, in base agli orari o ai traghetti privati o a Metromare. In realtà il disagio riguarda solo le corse con le tre navi più grandi (Villa, Scilla, Logoduro) perché con le due zattere, è possibile sbarcare o imbarcarsi più agevolmente. Ma le corse con le zattere sono di numero inferiore ed in ogni caso chi arriva a Villa con l’auto non può affidarsi alla buona sorte per sapere se attraccherà una zattera o una nave, inoltre dalle 22 l’attracco avviene a Tremestieri. Discorso diverso per i passeggeri dei treni, perché quelli che si fermano a Villa San Giovanni sono costretti, bagagli alla mano, a utilizzare la Caronte o Metromare, con l’aggravante che da fine giugno le corse del collegamento veloce sono ridotte al lumicino, oppure se sono a bordo dei treni a lunga percorrenza non hanno alcuna possibilità di scendere direttamente alla Marittima. Non è proprio una lungimirante politica aziendale. Le conseguenze sono disastrose anche dal punto di vista economico, perché ad esempio, i bar a bordo sono chiusi dal momento che non ci sono più passeggeri, ed i lavoratori sono in cassa integrazione. Anche Bluferries paga lo scotto perché gestisce ponti auto su navi che non imbarcano più vetture da due mesi.

“Noi l’allarme l’abbiamo lanciato un mese fa in vista dell’esodo e del contro-esodo- spiega Michele Barresi, dell’Orsa Trasporti- perché anche se le Ferrovie sono figlie di un dio minore, riescono a smaltire parte del traffico da e per la Sicilia. In estate il traffico aumenta del 500% e non possiamo farci trovare impreparati, tenendo anche conto che le corse dei servizi Metromare sono diminuite. Ma il nostro allarme è rimasto inascoltato”.

L’organizzazione sindacale ha scritto al prefetto e a Rfi sottolineando la gravità dei disagi che andrà ad aumentare a dismisura. I treni continueranno ad arrivare stracarichi di turisti o viaggiatori diretti in Sicilia (o viceversa) e sarà impossibile contare solo sui collegamenti veloci dal momento che il numero è stato ridotto e, paradossalmente anche negli orari in coincidenza con quelli dei treni.

“Abbiamo incontrato il 27 giugno gli assessori comunali Cacciola e Cucinotta- prosegue Barresi- segnalando la necessità di un intervento presso le Ferrovie affinchè si intervenga almeno per la manutenzione in modo da riaprire quel tratto di rampa d’accesso finora inibito e consentire l’uso anche per le vetture che s’imbarcano sulle navi. Certo, una domanda dobbiamo farcela: se fosse stato un privato, sarebbe trascorso tanto tempo senza che venissero effettuati gli interventi? Non dimentichiamo che stiamo parlando di un servizio pubblico e ci sono tutti gli estremi di interruzione di servizio pubblico”.

Già, ma il tempo passa e non importa proprio a nessuno se ormai prendere i traghetti delle Ferrovie è un’Odissea e chi è costretto a farlo finisce con l’essere rassegnato ai disagi e alle sorprese. Con l’esodo e il contro-esodo assisteremo sempre alle stesse scene da terzo mondo mentre quel tratto di mare affidato ai figli di un dio minore, sarà solcato da navi sempre più vuote e pochi chilometri più in là ci saranno code chilometriche sotto il sole cocente.

Rosaria Brancato