Operazione Gioia, 6 condanne per il traffico di droga tra Mangialupi e Barcellona

Si chiude con sei condanne il primo processo scaturito dall'operazione Gioia, sfociata nel marzo dello scorso anno nell'arresto di 23 persone accusate di un vasto traffico di droga pesante tra Messina e la provincia tirrenica. Nel pomeriggio di oggi il giudice monocratico Scolaro ha emesso il verdetto per gli imputati di un processo-costola, quello che riguarda i fornitori messinesi appunto, mentre il processo principale è ancora in corso in primo grado, davanti al Tribunale collegiale, e vede imputati altri nomi di spicco.

Le condanne più pesanti il giudice le ha emesse per Angelo Aspri e Giacomo Pulejo: 7 anni e 6 mesi di reclusione e 22 mila euro di multa ciascuno; poi: 4 anni e 3 mesi per Giuseppe Astuto;6 anni e 8 mesi per Nunzio Corridore e Pasquale Erba, infine 4 anni e mezzo per Antonino Casablanca. L'accusa alla scorsa udienza aveva chiesto condanne più severe.

Hanno difeso gli avvocati Nunzio Rosso, Domenico Andrè, Salvatore Silvestro, Massimo Marchese e Giuseppe Donato.

La retata del Nucleo Operativo dei Carabinieri, coordinata dal sostituto procuratore della DDA Fabrizio Monaco, scattò ad aprile scorso.

L'indagine invece parte da lontano, cioè dal 2013 quando gli investigatori, lavorando alla cattura dei fratelli latitanti Mignacca, "incapparono" negli spacciatori che controllavano le piazze di Oliveri, Falcone e Furnari, documentando i rapporti per i rifornimenti con i messinesi di Mangialupi. Le intercettazioni sui telefoni dei sospetti rivelarono poi anche i retroscena di alcuni colpi in ville del milazzese, permettendo di individuare i responsabili.

L'operazione fu battezzata Gioia perché così erano definite le partite di droga negli sms "in codice" che si scambiavano i pusher.

Alessandra Serio