Diffamò Parmaliana: condannato il Procuratore generale Franco Cassata

Il Procuratore Generale di Messina, Franco Cassata, è stato condannato per diffamazione dal giudice di pace di Reggio Calabria. Sarebbe lui, infatti, l’autore di un dossier anonimo, divulgato nel settembre 2009, contro il professore Adolfo Parmaliana che, sentendosi perseguitato, qualche mese dopo si suicidò. Cassata è stato condannato ad 800 euro di multa ed al risarcimento del danno in favore dei familiari di Parmaliana. Si tratta di una sentenza per certi versi storica perché colpisce un alto magistrato accusato di aver cercato di screditare il docente universitario noto per le sue battaglie in favore della legalità. Il dossier anonimo fu inviato, fra gli altri, allo scrittore Alfio Caruso e al senatore Beppe Lumia, grande amico del professor Parmaliana. Parmaliana, docente universitario e segretario dei DS di Terme Vigliatore, si lanciò da un cavalcavia dell’autostrada Messina-Palermo. Lasciò però una lettera in cui denunciava le responsabilità di politici e magistrati che avevano tentato di ostacolare importanti inchieste sulla mafia. La moglie presentò una denuncia contro ignoti e indirizzò le indagini degli investigatori verso la Procura Generale di Messina. L’autore dello scritto anonimo commise infatti un errore fatale, allegò al dossier un documento inviato da un fax di una cartoleria di Barcellona e indirizzato alla Procura Generale di Messina. Le indagini avrebbero quindi individuato nel procuratore Cassata il presunto autore dello scritto anonimo. Sonia Alfano, presidente della Commissione Antimafia Europea, commenta con soddisfazione il risultato ottenuto dai legali della famiglia del compianto professore: “Finalmente un po’ di giustizia per Adolfo. Si tratta di una sentenza storica, un evento senza precedenti. Mi auguro che il Consiglio Superiore della Magistratura adesso si assuma la responsabilità di rimuoverlo definitivamente. Perché se era grave fingere di non vedere che a Messina il procuratore generale era un imputato, ancor più grave sarebbe fingere di non vedere che adesso a Messina il procuratore generale è persino condannato”.