Alle spalle del Duomo, tra erbacce e immondizia, “resti” archeologici: necessario un (ri)scatto d’orgoglio

Sono sei, per scelta non vestono nessuna “etichetta associativa” e vogliono essere riconosciuti solo come un gruppo di giovani cittadini messinesi. Si sono fatti conoscere, nel corso di quest’estate, in occasione dell’iniziativa di pulizia della spiaggia di Capo Peloro, uniti nello slogan “Noi siamo Messina facciamo la nostra parte”, e questo stesso motto o forse meglio questo stile di vita che mette al primo posto il legame verso il proprio territorio, li accompagnerà anche nella seconda “sfida”. Lunedì, infatti, per l’intera giornata, dalle 10 alle 18, si riuniranno di fronte gli scavi archeologici della Chiesa di San Giacomo, alle spalle della Cattedrale con l’obiettivo di sensibilizzare passanti, turisti e Istituzioni, sulle condizioni di assoluto abbandono in cui versa uno dei principali patrimoni storico-artistici della città. Con quale esito? Forse nessuno dal punto di vista “concreto”, ma con la certezza, quella sì, di potersi scrollare di dosso un identikit che veste fin troppo stretto: quello di giovani messinesi nullafacenti, buoni solo a piangersi addosso, a lamentarsi della propria città e della classe amministrativa, incapaci di mettere in campo iniziative costruttive.

Ce lo spiega bene Federico Alagna, uno dei giovani del gruppo: «Ci lamentiamo sempre dell’incapacità dei nostri amministratori e dell’inadeguatezza del Comune. Ma rimanendo con la mani in mano non rischiamo di essere da meno. Come cittadini, abbiamo diritti ma anche doveri, responsabilità e senso civico che dobbiamo mettere al primo posto. E’ vero – afferma Federico – le condizioni degli scavi sono a dir poco vergognose, si dovrebbero o potrebbero incrementare i controlli, ma chi è butta carte, bottiglie o sacchetti oltre la ringhiera? Noi, non certo gli amministratori. E cosa spieghiamo ai turisti che, come ho personalmente avuto modo di constatare, domandano e si domandano il perché di un tale degrado?». Un esempio “elementare” quanto veritiero quello riportato dal giovane Federico, studente messinese fuori sede, che nonostante i chilometri che durante l’anno lo separano da Messina, si sente più legato a questa terra di quanti, un po’ per abitudine, un po’ per lassismo o per negativi modelli familiari, con atteggiamenti sbagliati “sacrificano” l’impegno di chi veramente crede e spera che qualcosa a Messina possa cambiare.

Facile parlare, potrebbe legittimamente pensare qualcuno, per chi proprio come Federico e altri due membri del gruppo, (i restanti tre studiano ancora a Messina ndr), ha deciso di lasciare la città per questioni universitarie, non vivendo più sulla propria pelle le quotidiane ingiustizie o vergogne che scorrono davanti agli occhi come un fiume in piena a chi invece ci rimane. Facile, forse, ma altrettanto facile potrebbe essere, forti delle esperienze maturate in territorio “straniero”, tornare di tanto in tanto in riva allo Stretto approfittadno dell’occasione per sparare a zero contro una città immobile e vittima di se stessa. E non è certo questo il caso del giovane gruppo di messinesi che la loro terra vorrebbero vederla meno Cenerentola e più regina: «Ho avuto modo di girare – afferma – e posso dire con orgoglio che Messina è una delle città più belle che abbia mai visto. Dobbiamo fare assolutamente qualcosa per invertire tendenza, per svoltare, senza pensare a cose esagerate ma partendo da iniziative semplici e concrete. Noi messinesi siamo caratterizzati da un orgoglio che il più delle volte però, anziché essere costruttivo, diventa negativo, ci avvolgiamo su noi stessi, ci sentiamo incompresi e non remiamo mai tutti nella stessa direzione. Quest’anno – continua Federico – le tante iniziative organizzate in città da privati cittadini (dalla pulizia della spiaggia a quella della strada), sono forse state il segno di un circolo virtuoso, e non più vizioso, che si è messo in moto e che ci ha fatto scuotere dal torpore che spesso ci contraddistingue, anche a causa di modelli di riferimento non certo esemplari. Dobbiamo sfruttare questa scia positiva e cercare di fare il massimo, perché Messina lo merita. Comportandoci diversamente saremo proprio noi messinesi a costringerla in un tunnel senza via d’uscita. Non so quanti saremo lunedì di fronte gli scavi, forse rimarremo solo in sei, ma quel che importa è che noi ci saremo. Per la nostra città».