“Non sfiduciamo Accorinti perchè non abbiamo un programma”. Affidereste Messina a gente così?

Le dichiarazioni dei consiglieri comunali e dei partiti sulla sfiducia ad Accorinti, lasciano sgomenti. Sentir dire, 2 anni e mezzo dopo l’elezione, ai rappresentanti della politica: “Lui è incapace così come la sua giunta ma noi non abbiamo un candidato alternativo né un programma” è un’offesa al cittadino ed all’elettore. La tesi è questa: il sindaco è incapace di amministrare ma noi siamo ancora più incapaci di lui perché in 2 anni e mezzo ci siamo i girati i pollici comodamente seduti nelle poltrone che i messinesi con il loro voto ci hanno dato. Da giornalista e da elettrice resto sgomenta. Un progetto non è un abito da indossare solo in campagna elettorale, è invece un’idea una strategia che DEVE andar avanti anche quando le elezioni si perdono. Sarebbe più dignitoso, per i consiglieri comunali dire la verità: non lo sfiduciamo perché vogliamo altri 2 anni e mezzo di gettone di presenza e non ce ne frega niente di come amministra anche perché il nostro orticello ce lo curiamo benissimo grazie al fatto che votiamo qualsiasi cosa pur di restare in sella.

Tranne l’Udc che ha già il candidato alla sindacatura, l’attuale presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ci sono state dichiarazioni da far accapponare la pelle. I partiti sostengono che la città in ginocchio, la giunta ha fallito, ci sta portando al disastro PERO’ non sono stati in grado, come politici e come classe dirigente, di trovare un candidato, o, peggio ancora, un progetto alternativo?

Contestano la gestione dei rifiuti, dei servizi sociali, le scelte amministrative, eppure, nonostante ciò, non si sono fatti un’idea, sia pure vaga, di una gestione alternativa? Di come gestire meglio i rifiuti, i servizi sociali, la manutenzione, la cultura, il risanamento? E che li abbiamo eletti a fare? Cosa e come hanno votato in Aula finora? Per inerzia? Tirando a indovinare?

Un elettore di media intelligenza e di media esigenza presuppone che un partito o una coalizione, nel presentarsi alla città abbiano un progetto, una strategia di sviluppo che valgano nel tempo, da non mettere nel cassetto un minuto dopo le elezioni. Mi sbaglierò ma ho sempre pensato che un programma sia qualcosa che la coalizione crea quando si presenta al corpo elettorale e non un abito da indossare per spot e confronti, da rimettere nell’armadio se si perde.

E in 2 anni e mezzo, i nostri consiglieri, i partiti, di che hanno parlato? Del tempo? Del Milan? Non si sono fatti un’idea di quel che serve alla città, di come loro, in alternativa, gestirebbero le cose? E dal giugno 2013 i partiti non si sono mai più riuniti per discutere dei problemi della gente? La gestione dei partiti è riservata ai pochi adepti che utilizzano la base solo ogni 5 anni o alla vigilia delle varie scadenze? L’altra sera ho visto cosa fanno i deputati tedeschi nei week end. Non fanno “segreteria” come si usa qui nelle caverne, ma girano tra gli elettori, nelle aziende, nei centri sociali. Hanno il “polso” del territorio e dell’elettorato.

Il Pd, che in teoria dovrebbe essere all’opposizione, in 2 anni e mezzo non ha espresso una sola linea unitaria né in Aula né fuori. Non si sa che posizione abbia il “partito” sulle problematiche della città e non si è MAI svolta alcuna assemblea per concordare le strategie né presenti né future. I consiglieri votano ognuno per conto proprio, si fanno la guerra tra loro ed esprimono, vedi unioni civili, tir, bilanci, posizioni opposte e configgenti. Anche tra i Dr le idee non sono tanto chiare e la regola sovrana, così come per i colleghi del Pd e dell’Udc fino a poche settimane fa, è: opposizione solo a parole e sulle “bazzecole”, poi pappa e ciccia sulle altre. Si capisce perché oggi i partiti dicono di non aver un progetto alternativo: hanno passato 2 anni a far finta di contestare quello di Accorinti da non aver avuto il tempo di pensare ad un’ idea diversa.

Stando quindi alle dichiarazioni dei consiglieri comunali oggi i cittadini si trovano davanti a due incapacità: da un lato quella della giunta nell’amministrare, dall’altra quella dei partiti che non sono capaci di elaborare l’alternativa. Protestano a salve, senza proposta. In quel Palazzo, stando a questa tesi, ci sono due fallimenti: quello della giunta e quello della politica.

Parafrasando il famoso slogan di una campagna elettorale degli anni ’60 negli Stati Uniti “comprereste un’auto usata da quest’uomo?” il quesito è: affidereste il destino di Messina a chi oggi dice di non avere ancora la più pallida idea di cosa fare?”.

Io no.

Rosaria Brancato