Pressioni da parte dei politici per le case popolari. Zuccarello e Sindoni vanno in Procura

“Veniamo non solo aggrediti dalle persone, dagli avvocati e, scusate se ve lo dico, anche dai politici perché naturalmente ognuno trova poi la sua sponsorizzazione e viene a polemizzare contro le nostre decisioni e i nostri controlli, che con fatica immane però cerchiamo di fare”. Sono parole della dirigente del Dipartimento Politiche per la Casa, Maria Canale, pronunciate lo scorso 14 aprile nel corso di una seduta congiunta della IV e VI commissione consiliare, alla quale erano presenti anche gli assessori Sebastiano Pino e Nino Mantineo.

Parole che hanno fatto sobbalzare dalla sedia i consiglieri comunali Daniele Zuccarello e Donatella Sindoni, ma non Mantineo e Pino. Ed è proprio a loro, in particolare a Pino, in possesso della delega al risanamento, che si sono rivolti i due consiglieri, chiedendo di spronare la Canale a fare chiarezza sulla vicenda.

“A distanza di oltre un mese, invece – ha spiegato stamane Zuccarello in conferenza stampa – l’unica risposta che Pino ci ha fornito è che la Canale ha detto che l’attuale amministrazione comunale non è coinvolta. Bene, ma mica finisce qua. Chi è coinvolto allora? Vogliamo nomi e cognomi”.

L’avevano detto oltre un mese fa e ora l’hanno fatto. In mancanza di risposte chiare, Zuccarello e Sindoni si sarebbero rivolti alla Procura della Repubblica. Ed infatti l’esposto è stato depositato oggi. “L’amministrazione paladina della trasparenza e della legalità – ha affermato Zuccarello – dovrebbe scavare a fondo e far sì che la Canale dica a chi si riferisce. E invece no, è il fallimento della politica, perché manca il dialogo e siamo costretti a chiedere alla Procura di fare luce”.

Nell’esposto viene riportato anche un caso emblematico “di come l’emergenza abitativa sia un mare magnum” ed “emerge l’inerzia e la totale mancanza di controlli da parte del Comune”. In una casa di villaggio Aldisio, deceduti i legittimi assegnatari, nel settembre 2013 il Comune ha notificato lo sfratto ad una nipote che risultava residente. Ma altro che sfratto, “l’immobile risulta essere stato arbitrariamente affittato a terze persone, che col tacito consenso della signora avrebbero trasferito lì la loro residenza. I fatti sarebbero stati tutti resi prima noti alla dirigente Canale, mediante raccomandata a firma dell’avv. Pirrone, e poi, di fronte al perpetrarsi dell’inerzia da parte della dirigente, denunciati alla Procura della Repubblica”.

Ma questa – secondo Zuccarello – “è solo una di tante vicende simili, una prassi quasi abituale, quella di vendere un diritto che non è proprio. Quella signora vive e ha domicilio ad Asti, ma ha la residenza lì per mantenere il diritto. Perché l’iter di sfratto si è fermato? E’ forse uno di quei casi in cui si sono registrate pressioni? Il Dipartimento Politiche per la Casa non funziona”.

Nel corso di quella famigerata commissione, la Canale denunciava anche il fatto che qualcuno preferiva restare nella baracca. “E’ il solito sistema – aveva dichiarato – con cui con una baracca diamo tre, quattro o cinque case, perché uno se ne va e lascia gli altri. Allora bisogna dire che restituiscano la casa di 90 metri quadri, come previsto per legge, e gli si dà una casa più piccola, se sono solo due persone. La legge prevedrebbe in linea teorica l’aggiornamento del numero dei componenti dei nuclei familiari”.

Ed anche su questo attacca Zuccarello: “Ma chi è che per una baracca dà tre, quattro o cinque case? E chi è che non fa i controlli sugli immobili? La Canale si lamenta ma è lei a dirigere quell’ufficio da tanti anni. Senza dimenticare che molti non pagano i canoni d’affitto, che ammontano a circa 50 euro al mese, dunque 600 euro l’anno moltiplicati per tanti anni e tante persone”.

A dar man forte a Zuccarello la collega Sindoni. “Le dichiarazioni della dirigente sono notizie di reato e alla nostra richiesta di chiarimenti si è detta offesa ed è andata via, mentre Pino e Mantineo non battevano ciglio. L’esposto avrebbero dovuto presentarlo loro. Non avendo avuto risposta, siamo stati costretti a farlo noi”.

Ancora due casi specifici nel “mare magnum” (come lo definiscono i due consiglieri) del risanamento. “Sette delle case rosa di via Taormina – ha ripreso Zuccarello – sono state assegnate in custodia ma sono libere ed il Dipartimento ne è a conoscenza. Alcuni preferiscono restare nelle baracche e non pagare le utenze. A questo punto il Comune dovrebbe fare scorrere le graduatorie e abbattere quelle baracche. Invece si procede col fallimentare sistema della custodia, che non abbiamo inventato certo noi ma il Dipartimento”.

A Fondo Fucile, infine, ha subito uno stop la procedura di acquisto di 39 alloggi sul mercato, per i quali sono già stati firmati i preliminari e mancavano solo gli atti notarili. “Stiamo approfondendo anche questa vicenda – ha concluso Zuccarello – e, se è il caso, presenteremo un altro esposto. Ci sono certificazioni strane, non si capisce perché si volessero acquistare quegli immobili piuttosto che altri. La Regione ha rilevato irregolarità sul bando e manderà gli ispettori”.

(Marco Ipsale)