Il Comune vuole chiudere il canile di Maregrosso ma non indica un’alternativa

Colpevole indifferenza, degrado e mancato rispetto della normativa, in termini di custodia e cura degli animali randagi presenti sul territorio, sono ancora una volta i tratti distintivi di una realtà, quella messinese, incapace di rispondere ad un emergenza che si trascina da anni delineando una condizione di arretratezza culturale con la quale, ancora oggi, si guarda al fenomeno del randagismo.

L’associazione degli studenti universitari Atreju insieme all’associazione ambientalista Fare Verde onlus denuncia all’unisono l’ emergenza: “Una condizione volutamente ignorata che affligge la città in una fase certamente complessa e difficile”.
Questo è il netto giudizio espresso da Andrea Santalco e Daniele Trevisano presidente e coordinatore del movimento studentesco Atreju e da Antonio Macauda, Valeria Centorrino e Bianca Genitori responsabili dell’associazione Fare Verde.
Responsabilità che, secondo i rappresentanti delle associazioni studentesca ed ambientalista, risiedono in capo all’Ente comunale, competente per legge in materia, ed in capo all’ASP territorialmente competente: “È inconcepibile come un Comune di 250.000 abitanti, tredicesima città d’Italia – apostrofano – non esista una struttura che possa degnamente qualificarsi canile comunale”.
“La condizione nella quale continuano a vivere i randagi e le difficoltà con le quali giornalmente sono costrette ad operare le associazioni di volontari sul territorio, abbandonate dalle istituzioni, anche per via del silenzio assordante da parte di coloro che probabilmente hanno interesse affinché il problema continui ad essere taciuto ed ignorato, ha contribuito a determinare sotto il profilo sociale ed igienico-sanitario una gravissima emergenza”.

L’assenza di un canile comunale adeguato alla numerosa popolazione canina presente sul territorio continua ad essere surrogata, con enormi difficoltà logistiche ed economiche, da parte di alcune associazioni animaliste: “Volontari per i quali l’assistenza al randagio rappresenta una missione di vita”.
Non manca un riferimento al Millemusi di Castanea ed al ricovero allestito presso l’ex Facoltà di Medicina Veterinaria a Maregrosso dove, più volte, si è intimato alle associazioni che operano al suo interno di abbandonare la struttura: “Nel caso del rifugio dell’ ex Facoltà di Veterinaria poi si giunge al paradosso – spigano i responsabili di Atreju e Fare Verde – in un primo tempo le istituzioni cittadine si sono avvalse della struttura, nonostante la consapevolezza di una situazione priva dei requisiti minimi di legalità, mentre oggi si invitano le associazioni a traslocare senza indicare o fornire una sistemazione alternativa.
E’ opportuno ricordare come, durante l’amministrazione Genovese, la Giunta comunale consegnò alle associazioni le chiavi della struttura di Maregrosso: liberandosi così della scomoda questione”.
Accuse che non risparmiano neppure la locale ASP: “Se da una parte si mettono a disposizione servizi vaccinazione, sterilizzazione e microchip allo stesso tempo non esita, attraverso l’ausilio di ispettori, ad elevare salate contravvenzioni per esercizio abusivo di cure cinofile”.
Nei giorni scorsi l’ente Comune ha diramato, attraverso una nota del 13 novembre, l’ennesimo invito ad abbandonare la struttura; nota attraverso la quale si esorta l’ASP a verificare il numero dei cani da rimettere sul territorio : “Si intima lo sfratto di circa 80 cani ed altrettanti gatti raccolti, curati, nutriti e sottratti alla vergognosa piaga di un randagismo che non è possibile arginare e combattere con provvedimenti indegni di un paese civile”.

Atreju e Fare Verde si schierano dunque al fianco dei volontari e dei quattro zampe preannunciando eclatanti iniziative di protesta e chiedendo, sin da subito, un incontro con il Commissario straordinario Croce affinché possano essere adottati provvedimenti di equità sociale capaci di conciliare soluzioni adeguate a salvaguardia di un diritto costituzionalmente garantito quello alla salute e all’incolumità dei cittadini ed il rispetto della dignità dei migliori amici dell’uomo.
Emma De Maria