Messina: il balletto dei “catalani” e una scelta in mano alla piazza

Due pareggi consecutivi e l’entusiasmo che un po’ scema. Così, non deve essere. Il Messina resta saldamente nelle posizioni di testa, a soli tre punti dalla vetta occupata dalla Gelbison, in un campionato ancora senza padroni. I lanci lunghi, la posizione in campo di Leon, lo schieramento tattico: tutti fattori importanti ma nell’unica direzione che davvero conta, vincere le partite, vincere il torneo.

Agli esteti del bel gioco un invito ad avere pazienza, specie agli “allenatori” della Gradinata oggi trasferitisi nella Sud. La squadra è ancora alla ricerca di una sua identità, va incoraggiata, così come è stato fatto negli ultimi anni di serie D con squadre nettamente inferiore a quella attuale sul piano tecnico. L’inserimento posticipato di Leon ha rimescolato le carte, facendo perdere probabilmente quell’equilibrio offensivo e di manovra che a piccoli passi si era raggiunto dopo qualche gara, con il posizionamento di un under, Parachì, in attacco.

E’ vero. Catalano, che resta (per noi ingiustificatamente) nell’occhio del ciclone, deve trovare all’honduregno la giusta collocazione anche in rapporto alle qualità delle altre punte, Corona che sembra inamovibile e Croce che domenica a Palazzolo potrebbe rifiatare. Deve trovare la formula per sfruttare al meglio il potenziale del reparto offensivo giallorosso. Perché non immaginare un 4-4-2 con Leon a destra e Quintoni a sinistra a centrocampo, in modo da avere assicurata spinta sugli esterni e copertura verso la difesa dove giocano due dei quattro under obbligatori? Certo bisognerebbe rinunciare fuori casa all’agonismo di Maiorano e lasciare al centro solo Bucolo e Cicatiello, che ricordiamolo è sempre un ’94. Patate bollenti che restano nelle mani di Catalano, che continua ad incassare la fiducia della società e del quale, in primis proprio per questo, la gente deve fidarsi.

I fischi per una partita andata male possono starci, ma tutto deve fermarsi lì. In questo momento, come altre volte in passato, occorre essere uniti. A maggior ragione perché (finalmente) in ballo non ci sono stipendi da pagare, pullman da organizzare per far arrivare la squadra alla prossima trasferta, club da salvare (per chi si fosse dimenticato o non avesse vissuto il recente passato): qui si lotta per vincere e lasciare una volta per tutte questa categoria. Dalla nostra parte, organi di informazione e tifoseria, possiamo solo fare una cosa: decidere da che parte stare. Se isolarci nelle nostre posizioni, contestare Catalano (può anche non piacere, intendiamoci) e già alla prima avvisaglia tirare fuori i quintali di insofferenza accumulata oppure dimostrarci maturi, dare fiducia alla società, continuare a sostenere il biancoscudato indipendentemente da tutto. Credo che i ragazzi della curva abbiano già una risposta. E sono convinto che a fine anno festeggeremo la Seconda Divisione. Con Catalano.