Tassa di soggiorno, albergatori sul piede di guerra e pronti alla «rivolta fiscale»

Una tassa odiosa che penalizza Messina ed avvantaggia i comuni limitrofi, ad esempio Patti e Capo D’Orlando, che hanno deciso di non applicarla. A quattro mesi dalla sua introduzione, la tassa di soggiorno è ancora un boccone troppo amaro da digerire per gli albergatori messinesi, che si dicono pronti alla “rivolta fiscale”.

Questa mattina, durante un incontro con un gruppo di consiglieri comunali , (Gaetano Gennaro, Marcello Capillo, Pippo Capurro, Nicola Cucinotta, Carmelo Conti, Paolo Saglimbeni ed il presidente Pippo Previti) l’albergatore Angelo Villari, ex esperto al turismo durante l’era Buzzanca, ed il presidente della Federalberghi Giuseppe Minniti, hanno puntato il dito contro il Consiglio comunale, reo di aver approvato una delibera che di fatto ha stravolto gli accordi presi in sede di concertazione, nel corso delle varie riunioni che si sono tenute a Palazzo Zanca tra le associazioni di categoria, l’ex assessore Miloro e il dirigente dell’Acqua in tema di tassa di soggiorno e relative tariffe.

Minniti e Villari contestano, in particolare, l’aumento della tassa da 0,75 a 2 euro per la permanenza in un albergo a tre stelle e la destinazione del 50% degli introiti dell’imposta all’Atm, in virtù di un emendamento presentato dal Pd (vedi correlato).

«Riceviamo lamentele continue dai nostri clienti», ha spiegato Minniti, che ha aggiunto :«Messina ha le tariffe più alte degli altri Comuni: a Taormina per un tre stelle si paga 1,50 euro e a Catania soltanto un euro». Anche Villari non è stato tenero nei confronti del Consiglio comunale :«Ci dovete dire se la vostra è una scelta politica. La tassa di soggiorno è una tassa di scopo, che serve a finanziare esclusivamente interventi in materia di turismo, ed è assurdo pensare di fare cassa o ripianare i debiti dell’azienda trasporti, vessando albergatori e turisti». L’ex esperto al turismo ha lanciato, poi, un aut aut: «O modificate la delibera o protesteremo, dando vita ad una rivolta fiscale », che nei fatti si tradurrebbe nel non pagare le tariffe imposte dal comune.

Dopo aver ascoltato le ragioni dei due rappresentanti di categoria, il consigliere del Pd Gateano Gennaro ha fatto presente ai due ospiti di aver sbagliato interlocutore, in quanto spetta alla giunta, in questo caso al commissario Croce , e non al Consiglio comunale il compito di definire le tariffe. Ed in effetti, il 27 settembre scorso , giorno dell’approvazione della delibera sull’introduzione della tassa di soggiorno erano stati bocciati i due emendamenti , anche questi presentati dal Pd, che affidavano al Consiglio comunale la competenza a stabilire le tariffe, che è stata lasciata nelle mani dell’esecutivo.

A conclusione dell’incontro odierno è stato deciso che , dopo una formale “contestazione” scritta indirizzata al Comune, la delibera della discordia tonerà in Commissione per essere nuovamente esaminata ed eventualmente modificata o revocata su eventuale input dell’amministrazione, cioè del commissario straordinario Croce. (Danila La Torre)